Automotive europeo, il rilancio passa dalla “coopetition”

scritto da il 21 Maggio 2025

Post di Diego Tornese, Chief Operating Officer di Teoresi Group* – 

L’industria automobilistica europea è a un bivio. Dopo anni di leadership globale, il settore si trova oggi ad affrontare sfide innovative e cambiamenti strutturali senza precedenti: vendite in calo e una transizione incerta verso la mobilità elettrica. Mentre i produttori cinesi avanzano con veicoli elettrici accessibili e gli USA investono ampiamente in innovazione e reshoring industriale, l’Europa rischia di arretrare (in termini di rinnovamento) in ambiti chiave come batterie, software e guida autonoma.

Nel 2019, prima della pandemia, in Europa venivano immatricolate poco meno di 16 milioni di nuove auto¹ e il 20% di tutte le vetture prodotte nel mondo erano Made in Europe (UE + EFTA)². A 5 anni di distanza, nel 2024, le vendite totali nell’Unione Europea hanno raggiunto i 10,6 milioni di unità, con una produzione europea in calo del 6,2% rispetto al 2023, mentre la Cina ha consolidato ulteriormente la sua posizione di maggior produttore mondiale di automobili con una quota di mercato del 35,4%³.

Preservare il valore dell’Automotive europeo. Tra europei

I numeri, però, sono tutt’altro che residuali. Come si legge nel Piano d’Azione Industriale per il Settore Automotive Europeo pubblicato dalla Commissione Europea, l’auto in Europa genera ancora 1.000 miliardi di euro di PIL, rappresenta un terzo degli investimenti privati in ricerca e sviluppo nell’UE e dà lavoro, diretto e indiretto, a 13 milioni di europei. Per quanto riguarda i veicoli commerciali, i costruttori europei di camion rappresentano oltre il 40% del mercato mondiale.

Per preservare questo valore e consentire al settore di competere su scala globale, anche nella filiera dell’auto elettrica, in cui la Cina detiene l’80% della produzione di batterie e la maggior parte dell’estrazione del litio, bisogna necessariamente pensare a nuovi modelli di business e a nuove forme di cooperazione tra partner industriali. Una strategia basata sulla “coopetition”, dove imprese europee concorrenti collaborano per realizzare congiuntamente attività nell’interesse collettivo, consente di mettere a fattor comune le competenze presenti nei diversi stadi della filiera e nei diversi paesi europei.

Elettrificazione e Guida Autonoma, la sfida si vince con la tecnologia

La filiera automotive è molto diversa rispetto a quando l’Europa era leader globale nei motori endotermici. In primo luogo, sono cambiati i veicoli. Oggi ci sono più software in un auto che in un jet o in un Boeing e le vetture sono sempre più simili a smartphone, piattaforme digitali connesse che offrono sempre maggiori funzionalità e servizi all’interno dell’abitacolo e che rendono l’esperienza della guida molto più confortevole di quanto ormai non facciano i “cavalli” e  la componente hardware del veicolo.

Inoltre, la mobilità si sta orientando verso una completa elettrificazione dei veicoli, sia dal punto di vista dell’alimentazione (nel 2024, un’auto su cinque venduta nel mondo era elettrica) sia per quanto riguarda i comandi e le componenti. Elettrificazione, connettività e software sono le condizioni fondamentali per abilitare la guida autonoma, che si prevede possa generare fino a 400 miliardi di euro di valore aggiunto a livello globale entro il 2035.

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Le aziende europee rischiano di perdere terreno in ambiti chiave di ricerca e sviluppo quali batterie, software, sistemi di infotainment e guida autonoma. Inoltre, hanno spesso meno controllo diretto sulle materie prime, a differenza delle imprese asiatiche o americane, che beneficiano di strategie industriali efficienti e sostegni statali di vario tipo. Senza dimenticare il tema delle batterie e dell’infrastruttura necessaria per accompagnare la diffusione dell’auto elettrica: basti pensare che una completa elettrificazione dell’intero parco auto europeo metterebbe sotto forte pressione l’attuale rete di ricarica, ancora lontana dall’essere capillarmente diffusa.

Le mosse della Commissione europea: sufficienti?

Proprio per questa ragione sono importanti le azioni indicate nel piano elaborato dalla Commissione Europea per promuovere la guida autonoma, la transizione verso l’auto elettrica e rafforzare il mercato unico europeo dei veicoli autonomi. Sul fronte “elettrico” il piano prevede il lancio del Battery Booster Package: fino a 3 miliardi di euro per la produzione di batterie in UE e la promozione della produzione europea di celle e componenti per batterie.

Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, la Commissione punta proprio sul rafforzamento della cooperazione a livello europeo, promuovendo un’Alleanza Europea per i veicoli connessi e autonomi: un’alleanza industriale per sviluppare una piattaforma europea open source aperta sui software-defined-vehicles, realizzare un’architettura computazionale interna ai veicoli dedicata ai SDV, creare soluzioni innovative AI-based per il settore automotive, ambienti collaborativi per gli stakeholder attivi nell’AI engineering e negli SDV e accelerare la transizione per la guida autonoma. Per quanto riguarda le “materie prime critiche”, l’UE sta cercando di diversificare le fonti di approvvigionamento, di aumentare e favorire la produzione interna, per evitare una eccessiva dipendenza da alcuni paesi e favorire una più ampia ed adeguata fornitura.

Perché la coopetition è la chiave per rilanciare l’automotive europeo

In uno scenario in rapida trasformazione è necessario sapersi connettere, diventare parte attiva di una rete in grado di apprendere, evolvere e competere insieme. Il mercato è un ecosistema flessibile ed agile e, in tale contesto, un approccio basato sulla coopetition – la collaborazione tra “concorrenti” – può essere la chiave per consentire a un’azienda italiana, a vari livelli della filiera, di competere su un campo globale e in condizioni di incertezza, integrando le proprie specializzazioni con quelle di altri partner industriali.

L’esempio più semplice, nel settore, è quello di due aziende che condividono una linea produttiva per realizzare due auto molto simili, ma ognuna con il proprio marchio; oppure può essere il caso di aziende portatrici di competenze complementari (meccaniche, elettroniche, digitali), la cui combinazione risulta foriera di un vantaggio competitivo per entrambe. Non si tratta di una strategia che nasce oggi, anzi. Già negli anni ’70 l’Europa la utilizzò nel settore della produzione degli aerei, per competere con Boeing. Nacque una joint venture europea, il consorzio Airbus, per poter sfidare la produzione americana di aeromobili. Così Airbus dopo 30 anni, nel 2019, è diventato il più grande costruttore aeromobile mondiale.

Oggi, nell’automotive, l’industria europea deve collaborare per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile e trasformare l’auto elettrica in un prodotto e in un processo scalabile. Del resto, a cambiare, sono stati anche i car maker. Fino a qualche anno fa, i produttori internalizzavano tutte le fasi della realizzazione di un veicolo, dall’hardware al software. Oggi la filiera dell’auto è molto più complessa, globale e stratificata e le aziende produttrici del settore automotive ricorrono sempre più al “buy out”, comportandosi quasi come dei “system integrator”.

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Scalabilità, efficienza, valorizzazione del know-how industriale europeo

Servono, quindi, nuove competenze, che non sempre i diversi attori della filiera hanno al loro interno: gli ingegneri meccanici saranno chiamati a svolgere percorsi di upskilling e reskilling, con un conseguente rafforzamento della presenza di ingegneri elettrici ed elettronici; al tempo stesso, si assisterà a una crescente contaminazione di competenze provenienti da settori affini, come quello dei trasporti ferroviari, dove l’elettrificazione è una realtà consolidata da anni.

Inoltre, visti i numeri che il Settore Automotive Europeo genera a livello economico, non va trascurato il passaggio dai motori endotermici a quelli elettrici, un processo che avverrà attraverso una serie di normative e strategie mirate, che terrà conto, sia degli incentivi verso l’elettrico, che delle politiche di adeguamento e rinnovamento dei vecchi motori. La sfida è dunque molto complessa: si tratta di lavorare su più livelli, perché un progetto che guarda al futuro, non può non tener conto del preesistente, ma, anche in questo caso, il sistema delle coopetition tra le aziende, può essere precursore e attivatore di nuove strategie combinate e integrate tra di loro atte a garantire una transizione più rapida ed efficace.

Scalabilità, efficienza, valorizzazione del know-how industriale europeo e agilità strategica sono i concetti che devono guidare le strategie di sviluppo del settore nei prossimi anni. Serve una visione multi industriale come approccio sistemico. Grandi produttori di autovetture, ad esempio, che collaborano con realtà molto più piccole, magari startup, ma con una precisa competenza tecnologica, brevetti innovativi, una visione comune a livello europeo. Solo in questo modo l’automotive europeo può tornare a essere competitivo a livello mondiale, come in passato, quando le auto migliori e più vendute erano tedesche, inglesi, francesi e italiane.

 

NOTE

¹ Dati Acea 2019, Associazione dei costruttori europei dell’auto

² Dati Anfia 2019, Associazione Nazionale Filiera industria automobilistica

³ Dati Acea 2024, Associazione dei costruttori europei dell’auto

*Società internazionale di ingegneria che supporta le aziende nella creazione di progetti con le tecnologie più all’avanguardia, dall’auto elettrica e a guida autonoma all’AI applicata alla diagnostica medica. Forte di una competenza globale in ambito engineering e in machine learning, si occupa di sviluppare l’intelligenza delle macchine, aggiungendo ai dispositivi il “cervello” che li rende smart.