categoria: Vicolo corto
Dall’archivio al racconto: il patrimonio digitale come bene comune


Post di Giovanni Verreschi, amministratore delegato di ETT S.p.A.*, industria digitale creativa e parte di Dedagroup –
Ci troviamo di fronte a una questione di fondo che caratterizza lo scenario attuale del mondo data-driven. Mi riferisco al superamento della frammentazione dei dati per costruire un ecosistema digitale coerente e accessibile.
Per affrontare questa sfida, ETT – grazie all’expertise documentato dal vasto patrimonio di progetti realizzati con successo e dalle ricerche condotte con prestigiosi team internazionali nei venticinque anni dalla sua fondazione e, oggi, dagli obiettivi condivisi in Dedagroup – ha messo a tema il rapporto digitalizzazione/conoscenza. Tale riflessione è avvenuto in un contesto, come quello di Forum PA, dove sono messe a fuoco le grandi politiche pubbliche, in una logica di progettazione diffusa dell’innovazione.
Archivio digitale bene comune, fruibile via web, app, scuole e comunità
Credo che alla business community e al mondo della ricerca sia chiesto di premiare la trasversalità del patrimonio informativo, lasciando alle spalle silos verticali e settoriali: occorre, invece, mettere a punto formule organizzative ibride che oltrepassano un sapere a compartimenti stagni, per promuovere l’interoperabilità dei sistemi, la condivisione dei metadati e un patrimonio digitale sicuro, codificato e fruibile.
Questo nell’ottica di una visione che intende l’archivio pubblico un luogo non solo di conservazione, ma di attivazione della memoria: l’archivio digitale diventa un bene comune, aperto a tutti, fruibile via web, app, scuole e comunità, materia viva per una narrazione sempre più accessibile.
In un contesto così delineato entrano in gioco Intelligenza Artificiale e tecnologie immersive, alla base dell’organizzazione e dell’arricchimento dei dati archivistici.
Questioni come quelle della conservazione dei dati, della sicurezza e accessibilità a lungo termine, dei principi di integrità e dell’autenticità dei documenti risultano sempre più all’ordine del giorno per istituzioni, ricercatori e pubblico. Nello stesso tempo, possono essere valorizzate e rese accessibili sia la didattica che la divulgazione, a partire dalle soluzioni digitali applicate alle risorse culturali. In questi settori, più che in altri, il digitale e l’AI generativa trasformano la fruizione culturale in un’esperienza immersiva, memorabile e duratura.
L’obiettivo è lasciare un’impronta nella memoria del visitatore
L’efficacia della digital experience può essere valutata e misurata attraverso una serie di parametri: in particolare, in merito alla percentuale di contenuti accessibili per target (disabilità, lingue, età…), rispetto alla quota di visite/percorsi completata all’interno della singola app, all’engagement, cioè il tempo medio di permanenza nelle applicazioni digitali, fino ai feedback qualitativi e all’impatto culturale/emozionale. Che si tratti di un museo, di un sito archeologico, di un archivio o di un territorio, ogni progetto deve essere pensato per generare conoscenza, ma anche un contenuto spettacolare e una possibilità di fruizione completa, condivisa e partecipata, dal punto di vista del maggior numero di angolazioni possibili. L’obiettivo, dunque, non è solo informare, ma lasciare un’impronta nella memoria del visitatore.
Il ruolo fondamentale dei modelli predittivi
Grazie alle tecnologie abilitanti è possibile, inoltre, monitorare in tempo reale gli effetti a valle delle esperienze immersive proposte: attraverso la raccolta di dati si arriva a eseguire un’analisi sui comportamenti di visita e a prevedere l’efficacia dei contenuti. In questo senso, possono essere suggerite ottimizzazioni dei percorsi (per es. il grado di accessibilità degli stessi). I cosiddetti modelli predittivi, utilizzati per intervenire sulle esperienze digitali in base ai comportamenti reali, costituiscono una leva indispensabile all’interno di una prospettiva data-driven, umana e partecipata.
Attualmente, è possibile mettere a punto ecosistemi di strumenti valutativi non solo quantitativi, ma anche qualitativi, nell’ottica di integrare dati rilevati presso pubblici diversi, per potere ascoltare le impressioni, le emozioni e il reale impatto dell’esperienza proposta. In sintesi, occorre avere come scopo la generazione di un valore e di una cultura viva e partecipata.
*ETT S.p.A. è un’Industria Digitale e Creativa internazionale, specializzata in innovazione tecnologica. Nata nel 2000, ETT oggi conta circa 300 persone distribuite tra la sede principale di Genova e le diverse sedi nelle maggiori città italiane. ETT S.p.A. è un’azienda di Dedagroup