Commercio, come sopravvivere al nuovo disordine globale

scritto da il 26 Maggio 2025

Post di Michele Sansone, Country Manager iBanFirst Italia – 

Il commercio internazionale è entrato in una fase di profonda instabilità. Le imprese che operano oltre confine, in particolare le PMI e le aziende di media dimensione con esposizione globale, si trovano oggi a dover riscrivere le proprie strategie per affrontare le nuove sfide: guerre commerciali, tensioni geopolitiche e la volatilità dei mercati valutari hanno trasformato il contesto competitivo. In questo scenario, la capacità di adattamento diventa una condizione essenziale per la sopravvivenza.

Nel 2025 i mercati valutari sono tornati a una volatilità strutturale. Il rafforzamento dell’euro di oltre il 10% sul dollaro da inizio anno ha già inciso duramente sui margini di molte imprese esportatrici. Non è più possibile relegare la gestione del rischio di cambio a una funzione operativa. Oggi rappresenta una leva strategica per proteggere la redditività.

Gli strumenti per le piccole e medie aziende

Gli strumenti a disposizione, contratti di copertura, fissi, flessibili o dinamici devono entrare nella pianificazione finanziaria, tenendo conto di esposizione, liquidità e propensione al rischio. Le aziende più evolute stanno adottando modelli di gestione proattiva: apertura di conti in valuta locale, accesso diretto ai mercati valutari, piani su misura per stabilizzare i flussi di cassa internazionali.

D’altro canto, i fornitori cinesi, indeboliti dalla guerra commerciale, sono sempre più esposti a shock economici e finanziari.

Le aziende devono interrogarsi sulla solidità dei propri partner: richiedere bilanci aggiornati, utilizzare ratings finanziari indipendenti e adottare misure preventive è oggi imprescindibile. Accordi a breve termine, con clausole di rinnovo flessibili, possono mitigare il rischio di dipendenze rigide. In parallelo, mantenere stock di sicurezza e definire piani di continuità con fornitori alternativi o carrier logistici di riserva può fare la differenza in caso di interruzioni improvvise.

Non è solo una questione di approvvigionamento: anche i flussi in entrata vanno tutelati. In un contesto di stress finanziario diffuso, i clienti potrebbero dilazionare i pagamenti o ritardarli. Le PMI possono reagire con strumenti di factoring, che anticipano i flussi di cassa, e richieste di acconti parziali, utili per ridurre il rischio di insolvenza.

La via d’uscita alternativa: i mercati asiatici?

Vietnam, Indonesia e altri mercati asiatici meno colpiti dai dazi possono sembrare una soluzione facile. Ma la realtà è più complessa. L’amministrazione statunitense ha già dimostrato di essere pronta a estendere i controlli sull’origine effettiva dei beni, rendendo vulnerabile l’intero blocco asiatico a futuri regimi tariffari. Inoltre, i nuovi player digitali cinesi come Temu e Shein stanno scardinando le filiere tradizionali del commercio, bypassando gli importatori e vendendo direttamente al consumatore finale in Europa. Con logistica ottimizzata e prezzi ultra-aggressivi, mettono sotto pressione le PMI europee in termini di margini e velocità di risposta. Serve dunque un duplice approccio: da un lato, monitorare attivamente i competitor sui marketplace digitali; dall’altro, sviluppare una visione strategica di lungo periodo che vada oltre il semplice spostamento geografico della produzione.

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Il logo dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico davanti alle Petronas Twin Towers della Malesia a Kuala Lumpur . I leader del SudEst asiatico hanno espresso profonda preoccupazione per la guerra commerciale del presidente statunitense Donald Trump. (Foto di Mohd RASFAN / AFP)

Se gli Stati Uniti si stanno rivelando un mercato più fragile e incerto, l’Europa può offrire stabilità e opportunità. Nonostante una crescita modesta (0,8% nel 2024, 1,3% stimato nel 2025), la zona euro presenta fondamentali solidi: potere d’acquisto elevato, struttura demografica favorevole e un’alta incidenza di consumi da parte del 20% più benestante della popolazione. Ancora più rilevante è il potenziale inespresso legato ai programmi di investimento dell’Unione Europea. Il Green Deal Industrial Plan mobiliterà oltre 1 trilione di euro entro il 2030 per supportare la transizione verso un’economia sostenibile e digitale. Le aziende attive in settori come energie rinnovabili, smart manufacturing, mobilità elettrica e servizi digitali hanno oggi un vantaggio competitivo potenziale, se sapranno cogliere queste opportunità.

Europa, come attivare i canali giusti 

Per espandersi con successo in Europa, è fondamentale attivare i giusti canali: la rete Enterprise Europe Network, le camere di commercio bilaterali e le agenzie nazionali per l’export (come ICE, Business France o GTAI) sono strumenti operativi già pronti all’uso.

Per le aziende che vogliono restare competitive negli Stati Uniti, una strategia efficace nel commercio è trasferire l’assemblaggio finale oltreoceano. In questo modo è possibile ottenere lo status di “Made in USA”, evitando parte dei dazi e beneficiando di un trattamento più favorevole da parte della dogana americana. Ma l’operazione richiede attenzione: è necessario importare solo le componenti essenziali, documentare accuratamente ogni passaggio produttivo e selezionare un partner di assemblaggio in grado di garantire conformità normativa e tracciabilità.

La contrazione del potere d’acquisto negli USA, unita all’inflazione, sta cambiando i comportamenti di consumo. I clienti americani privilegiano ormai il prezzo rispetto alla qualità percepita, spostando la domanda verso prodotti essenziali e convenienti. Per le imprese europee che puntano su valori premium, questo impone un ripensamento: offerte semplificate, formati ridotti, prezzi più flessibili e versioni “entry-level” possono aiutare a mantenere quote di mercato in un ambiente altamente competitivo.