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PNRR e capacità amministrativa: il moltiplicatore dei fondi pubblici


Post di Mariangela Miceli, Avvocata specializzata in appalti e contratti pubblici, PNRR e Government & Public Fund. Cultore della materia presso l’Unipa –
Nel lessico della pubblica amministrazione, il termine “capacitazione” ha guadagnato centralità, ma non sempre chiarezza. Troppo spesso assimilato a un sinonimo di formazione, viene ridotto a una voce di spesa didattica. Eppure, nel contesto delle sfide attuative del PNRR e della nuova programmazione europea 2021-2027, la capacitazione rappresenta un sistema articolato, in cui il capitale umano è un pilastro fondamentale, ma non esclusivo. Un sistema in cui la consulenza strategica e il trasferimento operativo di competenze agiscono come moltiplicatori di efficacia amministrativa e, quindi, di performance economica.
Capacità amministrativa come vera riforma del PNRR
La capacità amministrativa dovrebbe essere, quindi, la vera riforma, infatti, tra le righe del PNRR italiano, accanto ai miliardi assegnati per digitalizzazione, transizione ecologica e coesione, si nasconde una verità strutturale: senza una pubblica amministrazione capace, nessun investimento regge sul lungo periodo. La Commissione europea ha definito “capacità amministrativa adeguata” la precondizione per qualunque spesa efficace e sostenibile.
Eppure, nella mia esperienza di supporto tecnico-amministrativo a Enti Locali, Distretti sociosanitari e Regioni, ho potuto constatare quanto le amministrazioni siano spesso lasciate sole nel tradurre in atti concreti obiettivi programmatici altamente complessi. Parliamo di Enti che, nella quotidianità, devono gestire flussi di rendicontazione paralleli su ReGiS, BDAP, ANAC, MEPA, CUP, SIMOG, talvolta senza figure interne con un’adeguata conoscenza delle piattaforme. È qui che la consulenza strategica – quando ben progettata – svolge una funzione abilitante, non sostitutiva.
Nel lavoro svolto per l’attuazione del Sub-investimento 1.2.1 del PNRR “Percorsi di autonomia per persone con disabilità”, la sfida non era solo costruire una buona progettazione iniziale, ma generare un sistema stabile di gestione, monitoraggio e rendicontazione. Il rischio, altrimenti, è che l’intero investimento si risolva in un’azione isolata, incapace di produrre impatti duraturi.
Evitare che i fondi europei restino sulla carta, invece che nei territori
La formazione del personale resta un tassello imprescindibile. Ma serve affiancarla a una visione più ampia: non si tratta solo di insegnare come compilare una piattaforma o redigere un cronoprogramma. Si tratta di costruire una cultura della progettazione e della gestione per risultati, che non si improvvisa, ma si sviluppa attraverso alleanze operative tra PA e soggetti esperti.
Il vero salto di qualità si ha quando la consulenza non si limita a “fare per conto” dell’ente ma “costruisce insieme” all’Ente lasciando un’eredità positiva e misurabile in termini di efficienza, trasparenza e capacità di riprogettazione autonoma.
La Pubblica Amministrazione non è solo un attore regolativo. È il primo investitore del Paese. Se non funziona, l’intero ecosistema produttivo ne risente. Capacitare la PA, allora, non significa solo professionalizzare i dipendenti pubblici, ma mettere la macchina amministrativa nelle condizioni di operare con continuità, chiarezza e visione.
In questo senso, la consulenza non è un’esternalizzazione di responsabilità, ma un investimento sulla capacità trasformativa della macchina pubblica, è soprattutto, uno degli strumenti più efficaci per evitare che i fondi europei restino sulla carta, invece che nei territori.
Il discrimine tra successo e fallimento della spesa pubblica di investimento
Il rafforzamento della capacità amministrativa rappresenta oggi è una variabile discriminante tra successo e fallimento della spesa pubblica di investimento. Non si tratta solo di una questione organizzativa, ma di un prerequisito strutturale per qualunque strategia di sviluppo sostenibile. È per questo che occorre adottare una strategia a doppio binario, capace di coniugare il potenziamento interno delle amministrazioni con l’innesto di competenze di alto profilo.
Da un lato, è indispensabile investire in modo strutturale nel capitale umano delle Pubbliche Amministrazioni, superando la logica emergenziale dei bandi a tempo e dei progetti “a termine”. Servono percorsi continui di aggiornamento, meccanismi agili di mobilità interistituzionale, valorizzazione reale del personale attraverso nuove leve di responsabilità e riconoscimento. Solo così è possibile alimentare un tessuto amministrativo competente, capace di adattarsi a cicli di programmazione sempre più ravvicinati e complessi.
Dall’altro lato, è altrettanto essenziale che le Amministrazioni si affidino a consulenze qualificate, capaci non solo di fornire assistenza tecnica, ma di dialogare con la complessità delle normative europee, di orientare le scelte strategiche, di supportare l’adozione di tecnologie abilitanti e soprattutto di garantire quella continuità amministrativa che spesso manca nei passaggi più delicati. Il valore aggiunto della consulenza, in questo scenario, non sta nella semplice esecuzione, ma nella sua funzione abilitante e sistemica.
La capacità di attuare riforme e investimenti non risiede dunque solo nella bontà delle norme scritte, ma nella concreta possibilità per le amministrazioni di interpretarle, applicarle e trasformarle in risultati. In questo senso, la capacitazione – se intesa come ecosistema integrato di competenze, strumenti e accompagnamento strategico – non è un costo accessorio, bensì la più efficace politica industriale per una pubblica amministrazione moderna, resiliente e orientata all’impatto.
Capacitare la PA per metterla in condizione di operare con continuità
La Pubblica Amministrazione non è solo un attore regolativo. È il primo investitore del Paese. Se non funziona, l’intero ecosistema produttivo ne risente. Capacitare la PA, allora, non significa solo professionalizzare i dipendenti pubblici, ma mettere la macchina amministrativa nelle condizioni di operare con continuità, chiarezza e visione.
In questo senso, la consulenza non è un’esternalizzazione di responsabilità, ma un investimento sulla capacità trasformativa della macchina pubblica. Un moltiplicatore silenzioso, ma potentissimo. E soprattutto, uno degli strumenti più efficaci per evitare che i fondi europei restino sulla carta, invece che nei territori.