Cyber security: il fattore umano è la chiave per difendere l’azienda

scritto da il 24 Giugno 2025

Post di Lorenzo Beliusse, Marketing Director di Reti S.p.A.

Negli ultimi anni, la cybersecurity è passata dall’essere un tema riservato a pochi esperti del settore a una questione centrale per la sopravvivenza e la competitività di qualsiasi organizzazione, pubblica o privata. I dati più recenti, presentati nel Rapporto Clusit, parlano chiaro: l’Italia è nel mirino degli attacchi informatici più di quanto si possa immaginare. Con il 10% degli attacchi cyber mondiali registrati nel nostro Paese, l’Italia figura tra le nazioni più colpite al mondo, una posizione che mette in evidenza la nostra vulnerabilità strutturale e la necessità di una risposta sistemica.

Il panorama delle minacce, infatti, è diventato estremamente sofisticato. Gli attacchi non sono più semplici virus o tentativi di phishing rudimentali, ma vere e proprie operazioni di cyber warfare, spesso alimentate da intelligenze artificiali, sviluppate su larga scala e offerte come “servizi” nel dark web. A peggiorare la situazione contribuisce la pervasività della digitalizzazione: più un’organizzazione è interconnessa, più superfici esposte presenta e più difficile risulta mantenere un livello di sicurezza adeguato.

In questo contesto, appare chiaro che nessuna tecnologia, per quanto avanzata, può garantire una difesa efficace senza il coinvolgimento attivo delle persone. La sicurezza informatica, oggi più che mai, infatti, parte dalle persone. In particolare, dai dipendenti, che rappresentano – consapevolmente o meno – il primo e più importante punto d’accesso per i cyber criminali.

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Il fattore umano: l’anello debole (ma potenzialmente il più forte)

Nonostante l’introduzione di strumenti avanzati di protezione – dai firewall di nuova generazione ai sistemi di endpoint detection and response (EDR) – il fattore umano resta, in moltissimi casi, l’anello più debole della catena. Secondo diversi studi, la stragrande maggioranza degli attacchi va a segno proprio sfruttando errori o disattenzioni da parte dei dipendenti: email di phishing aperte con leggerezza, link cliccati senza verificarne l’origine, dispositivi personali collegati a reti aziendali senza adeguate precauzioni, ecc.

Ma è proprio in questo anello debole che si cela anche una delle più grandi opportunità di difesa. Un collaboratore formato, attento e consapevole può trasformarsi da potenziale rischio a prima linea di protezione. L’aumento delle competenze in materia di cybersecurity a tutti i livelli aziendali – non solo tra i tecnici – è oggi una delle leve strategiche fondamentali per ridurre la superficie d’attacco e migliorare la resilienza dell’organizzazione.

Cyber security: una competenza trasversale

Oggi non è più pensabile che le competenze digitali e di sicurezza informatica siano ad appannaggio esclusivo del dipartimento IT. In un’organizzazione moderna, ogni funzione – dalla segreteria all’area commerciale, dal marketing alle risorse umane – gestisce quotidianamente dati sensibili o accede a sistemi critici. Non è, dunque, sufficiente che il reparto tecnico installi antivirus e monitori i log. È indispensabile che ciascun dipendente sia messo nelle condizioni di riconoscere un comportamento sospetto, valutare correttamente una richiesta anomala, sapere a chi rivolgersi in caso di dubbio.

La cyber security oramai è diventata una competenza trasversale. Serve un impegno strutturato nella formazione continua, tarata sui diversi livelli di responsabilità e sulle specifiche mansioni. Non si tratta di trasformare ogni dipendente in un “esperto” cyber, ma di costruire un mindset condiviso in cui la sicurezza non è vista come un ostacolo, ma come parte integrante del lavoro quotidiano.

Formazione e consapevolezza

Per essere davvero efficace, la formazione in materia di cybersecurity deve essere continua, pratica e coinvolgente. Non bastano i classici corsi frontali una tantum o i manuali distribuiti via email. Le organizzazioni che stanno ottenendo i risultati migliori sono quelle che adottano approcci innovativi: simulazioni di attacco in tempo reale, gaming e quiz, aggiornamenti periodici sulle nuove minacce emergenti, esercitazioni interne con la partecipazione trasversale dei vari team.

Oggi più che mai, ci sono alcune competenze fondamentali che ogni lavoratore dovrebbe possedere per garantire la sicurezza delle informazioni, sia personali che aziendali. Una tra le più importanti è sicuramente la gestione sicura delle password. Spesso sono proprio le password la prima barriera contro accessi non autorizzati, ma allo stesso tempo rappresentano anche uno dei punti più vulnerabili. È quindi essenziale che tutti imparino a crearne di robuste, utilizzando combinazioni complesse di almeno dodici caratteri, includendo lettere, numeri e simboli. Oltre a questo, è utile conoscere e utilizzare strumenti come i gestori di password, che aiutano a mantenerle al sicuro, e familiarizzare con l’autenticazione multifattoriale (MFA), che aggiunge un ulteriore livello di protezione agli account.

La capacità di riconoscere tentativi di phishing e truffe online è un’altra competenza fondamentale. Questi attacchi sono sempre più sofisticati e spesso riescono a camuffarsi da comunicazioni affidabili. Saper individuare email sospette, non cliccare su link o allegati provenienti da mittenti sconosciuti e verificare sempre l’identità di chi richiede informazioni riservate o urgenti è fondamentale per proteggere sé stessi e l’azienda.

Cyber security alla prova di BYOD e VPN: cosa sono?

Con l’uso crescente di smartphone, tablet e della pratica del BYOD (Bring Your Own Device), aumentano anche i rischi legati alla sicurezza dei dispositivi mobili. Per questo è importante che i dipendenti siano consapevoli delle buone pratiche da seguire: installare antivirus anche su questi dispositivi, accedere ai sistemi aziendali solo tramite connessioni sicure e utilizzare strumenti come il blocco automatico e la cifratura dei dati.

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In un mondo del lavoro sempre più orientato verso lo smart working e la flessibilità, l’uso della VPN (Virtual Private Network) è diventato indispensabile. Comprendere cos’è una VPN, come funziona e perché è fondamentale per proteggere la trasmissione di dati è qualcosa che ogni lavoratore dovrebbe sapere. È utile, inoltre, ricevere indicazioni pratiche su come utilizzarla correttamente, specialmente quando si lavora da ambienti pubblici come hotel, aeroporti, ecc.

Infine, ogni dipendente ha la responsabilità di proteggere e gestire correttamente i dati sensibili. Ogni azienda, infatti, tratta informazioni riservate, dai dati personali ai documenti riservati, ed è importante trattarle nel rispetto delle policy aziendali e delle normative vigenti, come il GDPR. Anche il modo in cui questi dati vengono conservati – ad esempio, su servizi cloud sicuri – e successivamente eliminati, quando non più necessari, è parte integrante di una corretta gestione della sicurezza.

Un approccio integrato e dinamico

La protezione del patrimonio digitale di un’organizzazione è sicuramente una sfida complessa, che non può essere vinta con soluzioni semplici. Ma è una sfida che si può affrontare con successo se si parte dalle fondamenta: la costruzione di una cultura della sicurezza condivisa, consapevole e viva. In un mondo in cui i confini tra digitale e reale sono sempre più sfumati, formare i propri dipendenti non è solo una buona pratica: è un investimento strategico, necessario e urgente.

La sicurezza, dunque, richiede un approccio integrato e dinamico, che tenga insieme tecnologia, governance, processi e soprattutto persone.