Europa, regole e aziende: così la geopolitica detta le strategie

scritto da il 24 Giugno 2025

Post di Federico Sion (Studente di Finanza a ESCP) e Carlo Giannone (Ricercatore e Studente ad Harvard, ex Consulente BCG e Fondatore del podcast Finanza, Pizza e Mandolino) – 

In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica, protezionismo e tensioni economiche, le operazioni di fusione e acquisizione (M&A) non sono più semplici strumenti di crescita finanziaria. Le multinazionali europee, in particolare, si trovano oggi a operare in un ambiente dove il successo di un deal dipende sempre più dalla capacità di gestire il rischio politico e regolatorio. Le M&A sono diventate scelte strategiche con impatti profondi su supply chain, sicurezza tecnologica e resilienza industriale.

I Tre Driver Geopolitici

Dopo la pandemia di COVID-19, tre forze geopolitiche hanno ridefinito le strategie europee di M&A:

  1. 1. Il crescente protezionismo per la tutela della sicurezza nazionale

Nel 2023, ben 46 Paesi (di cui 31 membri OCSE) hanno attivato meccanismi di screening degli investimenti esteri (ISM), contro i 12 del 2007. L’obiettivo: tutelare settori strategici come infrastrutture critiche, difesa, tecnologie avanzate, media e finanza.

L’effetto più visibile è la riorganizzazione geopolitica dei flussi di M&A. Dal 2016 al 2021, la quota di operazioni statunitensi dirette verso paesi alleati come il Giappone (dal 7% al 23%) e la Germania (dal 13% al 22%) è aumentata in modo netto, mentre verso la Cina è crollata al 0%. I capitali non si muovono più solo per logiche di mercato: seguono alleanze geopolitiche, criteri di “friend-shoring” e garanzie di stabilità politica.

  1. 2. L’invasione russa dell’Ucraina

A questo primo elemento — il ritorno della politica industriale negli investimenti — si è aggiunto lo shock geopolitico rappresentato dall’invasione russa dell’Ucraina. Il conflitto ha evidenziato in maniera drammatica la vulnerabilità energetica dell’Europa, innescando una corsa al rafforzamento delle infrastrutture critiche e alla diversificazione delle fonti. Diverse operazioni di M&A, anche di grandi dimensioni, sono state finalizzate proprio con l’obiettivo di acquisire capacità energetiche strategiche, ridurre la dipendenza da Mosca e garantire continuità nelle forniture.

  1. 3. Guerra commerciale USA-Cina

Anche la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha contribuito a modificare radicalmente le dinamiche delle acquisizioni internazionali. L’escalation tariffaria iniziata con la prima amministrazione Trump e acuitasi sempre più ha aumentato l’incertezza e reso meno attrattivi i mercati soggetti a tensioni bilaterali. Molte aziende europee hanno congelato le operazioni in attesa di maggiore chiarezza oppure hanno spostato gli investimenti verso aree meno politicizzate, come l’India o il Sud-Est asiatico. Altre ancora hanno scelto di rafforzare la propria presenza negli Stati Uniti per ottenere lo status “Made in America” e aggirare barriere protezionistiche.

Geopolitica

 Cresce nelle aziende la consapevolezza della necessità di un dialogo più stretto con le istituzioni europee. L’obiettivo è affinare i meccanismi di regolazione e controllo (Designed by Freepik)

Strategie di Protezione per le Imprese Europee

Per fronteggiare l’incertezza geopolitica, molte imprese europee stanno rivedendo le proprie strategie di espansione. Una delle tendenze più evidenti è la regionalizzazione delle operazioni: numerose aziende scelgono di concentrarsi su operazioni all’interno dell’Unione Europea, dove il contesto normativo è più prevedibile e il rischio di interferenze politiche o blocchi regolatori è più contenuto. In parallelo, si assiste a un rafforzamento dei mercati domestici attraverso acquisizioni mirate, con l’obiettivo di tutelare il know-how strategico, consolidare le filiere produttive e rafforzare la resilienza industriale. Le imprese con maggiore disponibilità di capitale approfittano della volatilità per acquisire asset sottovalutati, startup con tecnologie avanzate o componenti chiave da integrare.

Un’altra evoluzione ormai strutturale è l’integrazione del rischio geopolitico nei processi di due diligence. Già dalle fasi iniziali delle trattative, le imprese analizzano in dettaglio la tenuta delle supply chain, la stabilità delle normative nazionali, i possibili scenari di stress e le implicazioni post-closing, soprattutto nei settori tecnologici e nelle operazioni con controparti extra-UE.

Infine, cresce la consapevolezza della necessità di un dialogo più stretto con le istituzioni europee. L’obiettivo è affinare i meccanismi di regolazione e controllo, bilanciando la protezione degli asset strategici con la salvaguardia della competitività industriale.

L’opportunità e la sfida europea

La geopolitica non è più un elemento di contesto: è diventata una variabile strutturale nei processi di fusione e acquisizione. Le imprese europee non possono più valutare un’operazione solo in termini di sinergie finanziarie o crescita di mercato, ma devono integrarne l’esposizione politica, il posizionamento strategico e l’impatto sul lungo periodo. In questo scenario, le M&A smettono di essere transazioni puramente economiche e si trasformano in scelte di posizionamento geopolitico. Comprendere e governare questa trasformazione è cruciale non solo per la competitività delle singole aziende, ma per la capacità dell’Europa di agire come attore coeso in un sistema globale sempre più frammentato.

Per farlo, l’Unione europea deve dotarsi di una visione industriale condivisa, di regole più flessibili e di strumenti capaci di trasformare l’M&A in leva al servizio della sua autonomia strategica.