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Finanza più sostenibile, l’integrazione ESG nel settore bancario


Post di Francesco Adriano De Stefano*, Functional & Business Analysis Specialist Nexen (Gruppo Engineering) –
Negli ultimi decenni, l’attenzione verso il tema della sostenibilità e della responsabilità aziendale è aumentata significativamente. Gli obblighi normativi previsti sulla divulgazione delle informazioni relative ai criteri ESG sono diventati un punto focale per le aziende che devono dimostrare il loro impegno verso pratiche sostenibili. L’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nel panorama normativo europeo sta accelerando, con l’introduzione di obblighi normativi che stanno avendo un impatto significativo sul settore bancario.
L’Unione Europea ha tracciato una rotta chiara verso la finanza sostenibile, integrando i rischi e le opportunità legati ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nel perimetro di vigilanza prudenziale delle banche. La spinta propulsiva è arrivata dal Green Deal e dal Piano di azione per la finanza sostenibile della Commissione Ue, declinato in una serie di direttive e regolamenti che hanno ridisegnato il quadro di regole di Basilea nel contesto comunitario.
DAL CONTESTO GENERALE AL CRR FRAMEWORK
Al fine di dar seguito all’impianto del Green Deal nel contesto bancario, l’Autorità bancaria europea (EBA) ha messo a punto un pacchetto di interventi volto a integrare i fattori ESG nel regime prudenziale attraverso una serie di modifiche al regolamento sui requisiti minimi di capitale (CRR 3), che introduce obblighi di disclosure ESG nell’Informativa di Terzo Pilastro (Pillar 3) per tutte le banche, inclusi gli istituti meno significativi (LSI). A essere oggetto di modifica anche la direttiva complementare sui requisiti patrimoniali, che sostiene i principi di proporzionalità e rafforza il ruolo del consiglio di amministrazione nel presidio dei rischi di sostenibilità. Dopo aver arricchito con le informazioni ESG il fascicolo Pillar III, il legislatore punta a incorporare i fattori ESG direttamente nelle segnalazioni di vigilanza rivedendo le diverse basi segnaletiche e adottando nuovi template ad hoc per raccogliere le informazioni ESG.
PILLAR III ESG, UN CAMBIO DI PASSO RECENTE
Il fulcro dell’approccio dell’EBA è la disciplina Pillar 3, che fino al 2024 riguardava principalmente la rischiosità creditizia, di mercato e operativa. Con il Regolamento di esecuzione (UE) 2022/2453, anche il fascicolo per l’informativa al pubblico da parte degli enti è stato integrato con i template relativi alle informazioni sui rischi ambientali, sociali e di governance e le relative istruzioni per la compilazione.
Nel dettaglio, Il fascicolo Pillar III ESG è composto da tre tavole di tipo qualitativo e dieci di tipo quantitativo incentrate sull’obiettivo di fornire un quadro dell’ente sui temi della sostenibilità.
I requisiti di informativa qualitativa prevedono una descrizione da parte delle istituzioni finanziarie sulla loro governance in materia di ESG, sulle strategie di gestione dei fattori e sull’integrazione nell’attività dell’ente. Gli enti sono chiamati quindi a fornire un quadro descrittivo dei loro processi di identificazione, misurazione e monitoraggio dei rischi ambientali, sociali e di governance, nonché le loro politiche per la gestione di tali rischi.

L’Unione Europea ha tracciato una rotta chiara verso la finanza sostenibile, integrando i rischi e le opportunità legati ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nel perimetro di vigilanza prudenziale delle banche (Designed by Freepik)
I template quantitativi sono costruiti per approfondire le informazione sui rischi di transizione, rischi fisici e sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. L’elemento chiave dell’informativa ESG, che consente monitoraggio e comparazione sui tema ambientali, è il coefficiente delle attività verdi (GAR) che misura la percentuale di attività creditizie in linea con la Tassonomia UE nel portafoglio bancario di un’istituzione finanziaria.
Tale informativa consente agli istituti di divulgare le informazioni legate ai fattori ESG e di valutare i canali di trasmissione al quadro dei rischi finanziari tradizionali come ad esempio rischio di credito.
TIMELINE E ALLARGAMENTO DEL PERIMETRO
Dal 2025 tutti gli istituti europei, inclusi i circa 2.000 LSI, devono pubblicare l’informativa ESG nel fascicolo Pillar 3, usando i template dell’EBA. Mentre le banche significant hanno iniziato già dal 2023 con i primi esercizi di reportistica su base semestrale, per gli enti piccoli e non complessi (SNCI) bisognerà attendere la pubblicazione dei nuovi template dedicati, prevista per il terzo trimestre 2025. La struttura della pubblicazione per gli enti SNCI dovrebbe avere approccio proporzionale più snello ed un formato più adattabile. Una prima disclosure per questa tipologia di enti dovrebbe essere calendarizzata nel 2026 con data di riferimento 2025.
ADD-ON, GAP E POSSIBILI MODELLI
Ad oggi, anche se non vi sono modalità di calcolo univoche e il dibattito è ancora aperto, risulta evidente che l’integrazione ESG ai parametri di calcolo dei diversi rischi finanziari comporterebbe un add-on da considerare alla luce delle variabili legate alla sostenibilità. Per anticipare variazioni e per stimare le performance future, i rischi e le opportunità nel settore bancario si è spesso fatto ricorso a modelli quantitativi forward-looking. Ma la carenza di informazioni ESG e la frammentazione del patrimonio informativo su più basi segnaletiche hanno evidenziato la mancanza di uno storico e la difficoltà di fare previsioni in quest’ambito.
INFORMAZIONI ESG, LA STRADA DELLA COOPERAZIONE
La complessità, la varietà e la granularità delle informazioni ESG, richieste dalle disclosure, hanno favorito la creazione di sinergie trasversali nel panorama aziendale, alleanze interbancarie sui temi della sostenibilità e appositi canali con le realtà consulenziali.
In particolare, le attività impongono alle banche sforzi significativi su più fronti, a partire dal data management, che comprende la raccolta, l’integrazione e la validazione di dati ESG provenienti da fonti interne ed esterne. A questo si affianca l’adeguamento dei sistemi informativi, con l’aggiornamento dei processi di segnalazione e l’implementazione di soluzioni tecnologiche come l’automazione, l’intelligenza artificiale e i data lake, al fine di garantire accuratezza e granularità. Infine, un ruolo cruciale è svolto dalla formazione e dalla governance, che richiedono l’istituzione di un’apposita area aziendale dedicata e lo sviluppo di competenze interne sulla sostenibilità.
CONSULENZA E DIGITALIZZAZIONE
In questo contesto, la volontà di colmare il gap informativo e l’esigenza di tracciare in modo puntuale le informazioni lungo l’intera filiera hanno alimentato una crescente domanda di supporto da parte delle realtà consulenziali. Spesso in collaborazione con il mondo accademico, le società di consulenza si sono affermate come partner strategici, offrendo soluzioni integrate che combinano competenze normative, metodologiche e tecnologiche. Un ruolo centrale è svolto dall’utilizzo di strumenti di business intelligence e dalla creazione di piattaforme digitali per la raccolta, la gestione e l’analisi dei dati ESG, capaci di garantire trasparenza, tracciabilità e coerenza con gli ESRS e tra le diverse divulgazioni.
L’ingresso dei fattori ESG nella vigilanza prudenziale appare sempre di più come una totale revisione dei processi sulla base della roadmap obbligata dall’Ue. L’inclusione dei dati ESG nelle segnalazioni di vigilanza completerà il quadro, facendo della sostenibilità un elemento strutturale del rischio bancario.
*Co-Autore del libro “Le nuove frontiere dei fattori ESG” – Editoriale Scientifica – AA.VV