Data center in Italia: sfida strategica per la sovranità digitale

scritto da il 23 Luglio 2025

La crescente domanda di capacità di calcolo implica una crescita di data center: lo sviluppo di queste strutture è prioritario per le nazioni che hanno necessità di servizi digitali sempre più veloci. Ovviamente sono strutture con una filiera complessa, che richiedono grandi superfici e risorse locali fondamentali come l’elettricità a buon prezzo. La sfida che si pone per l’Italia è vitale: la posizione della nostra nazione, quasi un ponte naturale che collega Africa e Europa, la rende un’area di passaggio strategica importante e potrebbe trasformare l’Italia in un hub di calcolo per le nazioni del Mediterraneo.

Facciamo il punto.

I data center e l’Italia

“Esiste un potenziale inespresso in Italia”, mi spiega Giulia Pastorella, deputata operativa sul settore dei data center. “Siamo una nazione che sta attirando investimenti sia da realtà europee che internazionali. Tuttavia la normativa che definisce i margini di questa industria è ancora in via di sviluppo.”

La visione d’insieme offerta da IDA (Italian Datacenter Association) è fondamentale per comprendere a fondo il ruolo strategico che il settore dei data center sta assumendo nel contesto italiano. IDA è la piattaforma di riferimento per l’intera filiera, aggregando costruttori, system integrator, fornitori di energia, operatori di raffreddamento e climatizzazione, cloud provider, proprietari immobiliari, affittuari e operatori infrastrutturali.

“A livello nazionale, stimiamo una capacità installata complessiva di circa 300 MW nel segmento della colocation, a cui si affiancano altri 300 MW distribuiti tra data center enterprise e della pubblica amministrazione”, mi spiega Luca Beltramino, Vice Presidente di IDA e CDO di Raiway Data center.

“Complessivamente, questa capacità si concentra in larga parte tra Milano e Roma, che si configurano come i due principali poli nazionali del calcolo. Roma sta crescendo rapidamente come secondo hub, sostenuta da una crescente attenzione da parte di investitori e istituzioni, che riconoscono nei data center un’infrastruttura chiave per la digitalizzazione del Paese nei prossimi anni. Milano continua a giocare un ruolo centrale, in virtù della densità economica della Lombardia e della prossimità a distretti industriali altamente digitalizzati in regioni come il Piemonte, il Veneto e l’Emilia-Romagna. Tuttavia, è importante sottolineare che il settore dei data center sta crescendo anche in altri territori, dal Nord-Est al Centro e fino al Sud Italia”.

“Diverse realtà nazionali stanno sviluppando nuove infrastrutture per offrire servizi di colocation, cloud e disaster recovery, spesso in prossimità delle filiere produttive locali o di grandi enti pubblici. Questo processo di espansione territoriale rappresenta un’opportunità strategica per garantire resilienza, prossimità e sovranità digitale a livello nazionale. Il ruolo di IDA è anche quello di facilitare il dialogo con le istituzioni, promuovendo un ecosistema che favorisca gli investimenti e la sostenibilità, in linea con le direttive europee e gli obiettivi nazionali di digitalizzazione e transizione energetica. Il settore dei data center non è più un tema solo per addetti ai lavori: è un’infrastruttura critica per l’intera economia digitale italiana. Serve una visione strategica di lungo termine, e IDA lavora ogni giorno per costruirla”, chiarisce Beltramino.

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Se ci spostiamo dalle istituzioni verso i costruttori e utilizzatori di data center, Mediterra e AWS possono offrire una visione operativa molto chiara sullo scenario attuale dei data center in Italia.

“L’Italia riproduce uno scenario che abbiamo già osservato in altre nazioni”, apre Emmanuel Becker, CEO di Mediterra. “In Europa prima hanno iniziato le città, spesso le capitali, che avevano la maggior domanda di calcolo, poi il primo hub è diventato la rete che distribuisce potere di calcolo a tutta la nazione. Lentamente si è verificata l’espansione della domanda e sono nati hub regionali per rispondere alla domanda crescente dei nuovi distretti, spesso filiere di produzione. La domanda di potenza di calcolo è in continuo aumento, trainata sia dai grandi cloud & content provider che erogano i propri servizi (Google, Meet, Meta = Facebook & WhatsApp, AWS, Netflix etc) sia dai service provider come cloud, content, AI, Application, Network, Security Service Provider, che comprano potenza di calcolo all’ingrosso e la rivendono al dettaglio a imprese e privati. Il mercato italiano si presenta particolarmente interessante per diverse ragioni. Vanta una popolazione significativa, con una domanda crescente di consumi digitali e ospita numerose imprese flagship, sia nazionali che internazionali. Catene di valore così estese richiedono una connettività sempre più efficiente per sostenere e far espandere l’Industria 4.0, che sta penetrando in modo crescente, partendo dalle aziende primarie fino alle loro intere filiere. A mio avviso, assisteremo a una crescita delle singole regioni, dove i capoluoghi svilupperanno la sindrome del PIMBY (Please In My Backyard), accogliendo favorevolmente queste infrastrutture. Penso a realtà come la Liguria, la Puglia o la Sicilia, la cui posizione geografica le rende non solo aree di transito per merci, ma anche per servizi digitali. Per questo motivo, il nostro primo investimento strategico è stato a Roma in Cloud Europe, data center Tier 4 dove operiamo da quindici anni. Stiamo puntando alla creazione di hub digitali in quelle che potremmo definire città Tier 2, ovvero digitalmente strategiche, ma carenti in termini di copertura digitale. Ecco perché l’espansione futura, che ho menzionato in precedenza, interesserà i capoluoghi di regione, come Torino, Bologna e Padova per il Veneto, solo per citarne alcuni.”

Per chiudere lo scenario attuale non si poteva altro che chiedere un’opinione all’utilizzatore, per eccellenza, di infrastrutture digitali: Amazon Web Services.

“Lo scenario dei data center in Italia è in piena evoluzione”, mi spiega Franco Spicciariello, Director Public Policy EU MED di AWS. “Le richieste che arrivano al MIMIT e alle Regioni da operatori nazionali e internazionali dimostrano un cambio di passo nell’attenzione al tema. Secondo l’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, nel 2024 la potenza IT installata ha raggiunto i 513 megawatt, con un incremento del 17% rispetto al 2023. Gli investimenti nel biennio 2023-2024 hanno superato i 5 miliardi di euro, con previsioni di oltre 10 miliardi entro il 2026 e rafforzano il ruolo dell’Italia come hub digitale nel Mediterraneo, grazie alla posizione geografica e allo sviluppo di nuove dorsali e cavi sottomarini che la collegano ai mercati europei, al Medio Oriente e al Nord Africa. È un’evoluzione in linea con il Piano Mattei, che mira a rafforzare il ruolo del nostro Paese come ponte strategico anche nella connettività e più in generale nel contesto internazionale. Un sguardo verso l’Africa che AWS è orgogliosa di supportare attraverso l’adesione al G7 AI Hub for Sustainable Development.”

Rischi e opportunità dati dai data center

Restano da comprendere quali siano i rischi e le opportunità dati da queste nuove soluzioni. Sui rischi più manifesti possiamo ricordare, anche considerando un mercato più maturo come quello americano, la domanda energetica e idrica. Ma anche i rischi di una legislazione non aggiornata. Sulle opportunità ovviamente non si deve dimenticare la capacità di trasformare una nazione di processatori di materia, come l’Italia, in una nazione la cui velocità di gestione dati possa magnificare il processo produttivo, a vantaggio della nostra preesistente industria manifatturiera e di servizi.

“La domanda energetica dei data center non è un tema da sottovalutare”, mi conferma Pastorella. “Il caso irlandese, con blackout frequenti, è indicativo di una discutibile pianificazione energetica a fronte di una domanda crescente. Una soluzione interessante che sta prendendo piede in USA è l’accoppiamento di data center con centrali nucleari, con una produzione energetica senza emissioni e stabile nel tempo. Sulla domanda idrica invece la UE sta vagliando una normativa che definirà con precisione i consumi permessi, spingendo i data center a migliorare le loro performance in termini di raffreddamento. Se parliamo di opportunità dobbiamo fare una distinzione quando si parla di gestione dei dati. Da un lato abbiamo il GDPR che ha tracciato una linea rossa per la gestione di dati creati dai singoli individui. Dall’altra abbiamo una crescente mole di dati generati dalle macchine: produzione industriale, manutenzione, analisi predittive e altri flussi di dati non personali, che tuttavia possono aiutare una realtà italiana, fortemente concentrata su processazione di materie prime e produzione di oggetti semilavorati, a migliorare le proprie performance e, per estensione, la propria competitività uomo-ora-lavoro. I data center sono fondamentali al pari della connettività, per le caratteristiche geografiche e orografiche del nostro paese. Nella catena del valore legata ai dati c’è connettività e domanda”, conclude Pastorella.

Dal punto di vista istituzionale, IDA, tessuto connettivo tra politica e mercato, ci offre una visione più dettagliata.

“L’acqua non rappresenta più un fattore critico per i nuovi data center”, conferma Luca Beltramino, Vicepresidente di IDA. “In Europa, i moderni impianti adottano sistemi di raffreddamento a circuito chiuso altamente efficienti, che riducono drasticamente l’impatto idrico rispetto al passato. Anche sotto il profilo energetico, ritengo che il nostro Paese non sia esposto a un rischio di carenza strutturale, contrariamente a quanto si potrebbe pensare osservando casi isolati come quello dell’Irlanda. Nel contesto irlandese, infatti, la pressione sulla rete elettrica è il risultato di una concentrazione particolarmente elevata di data center in rapporto a un tessuto industriale relativamente meno energivoro. In Italia, al contrario, il consumo elettrico attribuibile ai data center si attesta oggi attorno al 2% della domanda complessiva, un valore contenuto e ben gestibile. È vero che la capacità installata finora è limitata rispetto ad altri Paesi europei, ma proprio per questo stiamo lavorando in modo proattivo. IDA è impegnata in un dialogo costante con le istituzioni per sviluppare un quadro normativo e infrastrutturale che accompagni in modo ordinato e sostenibile la futura crescita del settore, con particolare attenzione al potenziamento delle reti di distribuzione elettrica. Se guardiamo al futuro, è evidente che la società nel suo complesso — in Europa come in Asia — si sta muovendo verso una crescente centralità del dato. Il dato digitale sta assumendo un ruolo fondante nei processi industriali, scientifici, economici e civili. L’analisi, la gestione e la valorizzazione dei dati richiedono una capacità di calcolo sempre più sofisticata e distribuita. L’Italia, forte di una solida tradizione manifatturiera e di filiere produttive complesse, necessita di infrastrutture digitali adeguate a sostenere questa trasformazione. In questo contesto, la diffusione e lo sviluppo dei data center diventano un elemento abilitante per l’efficienza, la competitività e l’innovazione del sistema Paese. Oggi, se confrontiamo la presenza di data center in Italia con quella di altri mercati maturi come Francia, Paesi Bassi o Regno Unito, emerge chiaramente un divario da colmare. La capacità attualmente installata non è ancora proporzionata al peso economico e industriale del nostro Paese. C’è, quindi, un ampio margine di sviluppo per rafforzare la resilienza digitale nazionale e posizionare l’Italia come attore rilevante nello scenario europeo della nuova economia dei dati”, commenta Beltramino.

Sui rischi, specialmente energetici, anche Becker ha le idee chiare.

“L’eccessiva concentrazione di data center nell’area metropolitana di Milano rappresenta un rischio significativo. Terna, infatti, investe nella capacità di accesso all’energia, ma ha difficoltà a investire direttamente nella produzione, e la realizzazione di nuovi impianti energetici, siano essi a gas o rinnovabili, può richiedere anni. In quest’ottica, diventa cruciale pianificare la dislocazione dei data center in base alle risorse energetiche disponibili a livello regionale. Il mondo digitale offre il vantaggio di prevedere il consumo futuro con precisione, grazie alla domanda di calcolo in costante crescita. Al contrario, un provider energetico non dispone di questa capacità previsionale dettagliata. Sfortunatamente, in Italia manca un coordinamento efficace tra la domanda delle utenze, siano esse aziendali o dei singoli cittadini, e i poteri politici, che potrebbero tradurre questi scenari di domanda in piani concreti. Le strutture dei data center, e l’infrastruttura di cui fanno parte, offrono ampi benefici. Sullo scenario geopolitico, è evidente come la disponibilità di potenza di calcolo e banda sia ormai alla base anche di eventi bellici. Basti pensare al caso di Starlink che non ha concesso la banda all’esercito ucraino. Per ogni nazione, quindi, poter contare su una propria sovranità digitale, garantita dalla disponibilità di data center, diventa un fattore vitale e attrattivo per future industrie. E ancora: le filiere produttive italiane, prevalentemente composte da PMI, necessitano sempre più di capacità di calcolo veloce per mantenere efficienza e competitività. Stiamo inoltre sviluppando e valorizzando i sottoprodotti generati dalla presenza dei data center. Il calore rilasciato dagli impianti, ad esempio, può essere recuperato e adattato per il riscaldamento di edifici, integrandosi in sistemi di teleriscaldamento già impiegati in altri settori industriali. Pur non essendo il nostro scopo primario, vogliamo contribuire a questa soluzione a vantaggio delle comunità prossime agli impianti. A ciò si aggiungono vantaggi come il filtraggio dei dati, una sorta di barriera protettiva contro le minacce informatiche che, tramite i data center, potrebbero raggiungere i singoli cittadini. Se sommiamo questi benefici collaterali a quelli primari legati alla maggiore efficienza della filiera produttiva, si può osservare come la crescita dei data center in Italia rappresenti un valore inestimabile”, commenta Becker.

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Come utilizzatore finale di data center, la visione di AWS ci aiuta a comprendere i prossimi passi. “L’ampliamento dei data center in Italia rappresenta un’opportunità straordinaria, ma comporta anche sfide che richiedono una gestione attenta e un dialogo continuo tra istituzioni e imprese”, conferma Spicciariello.

“Quando parliamo di sfide pensiamo alla complessità e frammentazione dei processi autorizzativi: iter lunghi e non sempre coordinati tra enti locali, regionali e nazionali possono rallentare progetti cruciali per la transizione digitale. Il governo ha introdotto procedure semplificate e un interlocutore unico per i grandi investimenti strategici, per garantire tempi certi e maggiore attrattività. Un secondo aspetto riguarda la capacità della rete elettrica: la domanda energetica cresce in modo significativo, spinta soprattutto dai carichi computazionali legati all’AI, che richiedono un piano condiviso con i gestori di rete e nuovi investimenti per rafforzare resilienza ed efficienza. Le opportunità sono differenti: abilitano la digitalizzazione, l’adozione del cloud e dell’AI, e creano un tessuto infrastrutturale capace di supportare l’innovazione. E non va sottovalutato il contributo strategico alla competitività del Paese: i data center moderni sono progettati per supportare carichi AI sempre più sofisticati, riducendo costi e latenza grazie all’uso di chip proprietari come Trainium2 e architetture ad alta densità GPU, fondamentali per gestire inferenze e applicazioni AI che diventeranno presto un building block essenziale al pari di storage e database. Sul piano occupazionale, i data center e le tecnologie che abilitano generano posti di lavoro e stimolano nuove competenze. La domanda di skill legate all’AI è in forte crescita, con le aziende pronte a riconoscere premi salariali importanti a chi possiede queste competenze”, conclude Spicciariello.

La sfida dei data center è globale: ogni nazione occidentale, ogni nazione asiatica sta affrontando questo nuovo futuro. Chi riuscirà a meglio definire le proprie reti di data center avrà la possibilità di creare una sovranità digitale fondamentale per la proiezione delle proprie aziende, sistema produttivo e per conseguenza crescita economica.

Mappa dei data center operativi in Italia a inizio 2025

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Il mio nuovo libro: Geopolitica e Finanza Globale: Sogni Soldi e Sangue.