categoria: Vicolo corto
Più vittime in casa che sul lavoro: la sicurezza ignorata


Scritto da Nino Frisina, founder di Zeroincendi e Stefano Zanut, Comandante dei Vigili del Fuoco in quiescenza –
Oltre 4 morti al giorno sul lavoro nell’ultimo anno ma appena si varca la soglia di casa le probabilità di perdere la vita quadriplicano: nel 2024 gli incidenti domestici sono stati più di 6.000, ovvero più di 16 al giorno. Solo che in casa ci sentiamo protetti, abbandoniamo attenzioni peccando spesso di quell’overconfidence che porta il nostro paese ad essere tra i paesi più sottoassicurati al mondo (tranne che dal rischio ladri, solo nell’ultimo anno sono stati spesi 18 miliardi in impianti antintrusione).
Certo qualcosa è stato fatto dagli anni ’90 in avanti, come la legge 46 che ha introdotto l’obbligo dell’interruttore differenziale o quella del 2013 che ha reso obbligatori i controlli sugli impianti termici ma siamo ancora molto lontani da una vera “cultura della sicurezza” in ambito domestico; cultura che si dovrebbe fondare su tre pilastri fondamentali.
Il primo è di conoscenza
Le persone devono sapere. Devono conoscere i rischi, saperli prevenire e soprattutto saper reagire. A casa manca del tutto la formazione; nei luoghi di lavoro si insegna a usare un estintore, a mettere in sicurezza un ambiente, a tagliare la corrente. A casa, no. Eppure gli incendi domestici si ripetono con dinamiche simili. Non è solo un problema di tecnologia mancante: è che non sappiamo come usarla, o come comportarci in caso di emergenza. Le informazioni che forniamo oggi alle famiglie non sono adeguate. Non basta dire “attenti al gas” o “non sovraccaricare le prese”. Serve una vera alfabetizzazione alla sicurezza. Soprattutto tra i giovani, nelle famiglie e tra chi arriva da Paesi con abitudini diverse. Serve entrare nelle scuole, nei consultori, nei centri di formazione per adulti.

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Il secondo pilastro è tecnico, ma anche sociale
Gli impianti devono essere a norma, funzionanti, e accessibili a tutti. Oggi molti incidenti non avvengono per mancanza di conoscenza, ma perché mancano i soldi. È una realtà. Lo diceva già nel 2005 il Comitato Italiano Gas: molti impianti sono fuori norma non perché le persone ignorano i rischi, ma perché non possono permettersi una manutenzione regolare. E allora il tema della sicurezza diventa anche un tema di giustizia sociale. Non possiamo chiedere a chi fatica ad arrivare a investire in protezione e sicurezza: servono incentivi, agevolazioni e politiche pubbliche mirate.
Il terzo pilastro è quello dei sistemi di protezione attivi
Tecnologie che si attivano da sole in caso di emergenza, come ad esempio gli impianti di spegnimento automatico in caso di incendio. In un mondo in cui gli incendi diventano critici in meno di tre minuti, a causa dell’ormai grande utilizzo di sostanze acriliche e altamente infiammabili nelle case, è impensabile affidarsi solo alla prontezza delle persone. Tre minuti non bastano a un anziano con deambulatore, a un bambino piccolo, a una persona disabile.
La proposta di cui ci stiamo facendo promotori, va proprio in questa direzione: promuovere cultura e tecnologia della prevenzione soprattutto dove vivono persone fragili. Non è una proposta commerciale, è una proposta sociale. È un modo concreto per difendere chi ha meno capacità di difendersi da solo.