categoria: Distruzione creativa
Bioeconomia circolare: l’Italia può guidare la svolta nel tessile


Post di Riccardo Varotto, innovation broker di NSBproject società di trasferimento tecnologico e ente di ricerca riconosciuto ISTAT –
Ogni anno tonnellate di scarti derivati dalla produzione di consrve di pomodoro e olio d’oliva finiscono per essere rifiuti non valorizzati. Ma oggi ciò che era considerato rifiuto sta cambiando status: diventa materia prima per produrre tessuti biodegradabili ad alte prestazioni, capaci di sostituire quelli derivati dal petrolio. È la bioeconomia circolare che si fa strada nell’industria della moda, non solo per ridurre l’impatto ambientale, ma anche per generare nuova competitività industriale.
Industria della moda tra i settori più impattanti
Nel solo 2020, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, il consumo di prodotti tessili nell’UE ha generato 121 milioni di tonnellate di CO₂. L’industria della moda si conferma dunque tra i settori più impattanti in termini ambientali, e al tempo stesso tra i più urgenti da trasformare verso un modello più sostenibile e circolare. È in questo contesto che si inserisce POLYMERS-5B, un progetto europeo da 5,6 milioni di euro, finanziato dal Circular Bio-based Europe Joint Undertaking (CBE JU), pensato per sviluppare materiali bio-based e biodegradabili per il settore tessile.
Il progetto ha come obiettivo la creazione di nuovi polimeri ottenuti tramite biocatalisi e green chemistry, partendo da scarti alimentari e biomasse secondarie: dalle bucce di pomodoro ai residui dell’olio d’oliva, ma anche scarti della lavorazione del legno. I materiali risultanti imitano le proprietà delle plastiche tradizionali, ma con una ridotta impronta ambientale. E non si tratta solo di teoria: i primi filati sono già stati realizzati e testati in collaborazione con il brand spagnolo BOBO CHOSES, noto per l’impegno nella moda sostenibile per bambini.
Filiere industriali pensate per la circolarità
Questi filati si prestano alla realizzazione di capi come costumi da bagno, abbigliamento tecnico e indumenti per l’infanzia, combinando alte prestazioni con compostabilità e assenza di microplastiche. Le fibre prodotte sono biodegradabili, performanti e pensate per la scalabilità industriale. Il progetto adotta un approccio “Safe and Sustainable by Design”, integrando la valutazione della sostenibilità ambientale e della sicurezza sin dalle prime fasi di sviluppo. Questo consente di costruire fin da subito filiere industriali pensate per la circolarità, basate su risorse rinnovabili e processi a basso impatto.
La sostenibilità è integrata già nella fase di laboratorio: grazie al supporto del centro tecnologico catalano EURECAT, i polimeri vengono sviluppati valutando sin da subito la sicurezza per l’ambiente e la salute umana. L’approccio include analisi del ciclo di vita, test di biodegradabilità e monitoraggio delle emissioni lungo tutta la catena del valore. Processi brevettati dall’Università di Lisbona, ottimizzati grazie all’intelligenza artificiale, permettono una produzione a basso impatto, basata su reazioni chemo-enzimatiche in acqua o senza solventi.
NSBProject, partner industriale del progetto, ha un ruolo cruciale: promuovere il trasferimento tecnologico verso le imprese italiane del comparto moda e tessile. Come innovation broker, NSB individua le sfide industriali, ad esempio, il recupero e la rifilatura degli sfridi di poliestere, e accompagna le aziende nella sperimentazione di nuovi materiali e nella candidatura a bandi pubblici europei.
Bandi europei, l’opportunità per le aziende italiane
A settembre 2025 scadranno nuovi bandi europei che prevedono contributi a fondo perduto per progetti collaborativi nell’ambito dell’economia circolare e della bioeconomia applicata. Per le aziende italiane si tratta di un’opportunità strategica per riposizionarsi su mercati sempre più sensibili alla sostenibilità, ma anche sempre più esigenti in termini di tracciabilità, sicurezza e impatto ambientale. Accedere a queste opportunità significa iniziare a lavorare oggi su prodotti più sostenibili, tecnologie già disponibili e mercati che stanno rapidamente cambiando.
Il futuro della moda potrebbe davvero nascere dallo scarto inutilizzabile di un pomodoro o di un’oliva che diventa la base di un tessuto performante, sicuro e biodegradabile.