Pixel 6a, batterie e polemiche: reputazione a rischio per Google?

scritto da il 31 Luglio 2025

Può bastare un aggiornamento per mandare in crisi un gigante della tecnologia? Beh, quando a essere messa a dura prova è la fiducia degli utenti, allora siamo davanti a qualcosa di piuttosto serio. Parliamo del caso del Pixel 6a, che ha acceso una discussione accesa nei forum su come i grandi marchi gestiscono i problemi tecnici e il rapporto con i propri clienti.

Tutto comincia qualche settimana fa, inizio luglio 2025. Google decide di rilasciare un aggiornamento per i Pixel 6a, modello commercializzato nel 2022, con l’obiettivo di prevenire i surriscaldamenti della batteria, in alcuni casi così gravi da causare piccoli incendi. La soluzione adottata, però, è controversa: una volta superati i 400 cicli di ricarica, il software riduce automaticamente la capacità e le prestazioni della batteria. In pratica, i telefoni diventano difficili da usare nel quotidiano. Ma per accedere a un eventuale rimborso, il telefono deve aver superato almeno 600 cicli: un paradosso.

Smartphone a fuoco nella notte

Nel frattempo, online si moltiplicano le segnalazioni di dispositivi danneggiati, foto di telefoni bruciati, racconti di utenti che si sono svegliati nel cuore della notte con il Pixel in fiamme (lasciati in carica). E la cosa più inquietante è che in alcuni casi i problemi si sono verificati anche dopo l’aggiornamento “risolutivo”, che peraltro non consente di tornare allo stato precedente. Non si tratta più di singoli episodi: anche i possessori del Pixel 6 “standard” segnalano spegnimenti improvvisi e temperature anomale dopo l’installazione di Android 16.

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La risposta di Google, Italia esclusa

Google ha cercato di correre ai ripari con un programma di sostituzione gratuita della batteria, disponibile però solo in alcuni Paesi: Stati Uniti, Canada, Germania, Regno Unito, Giappone, Singapore e India. L’Italia è rimasta fuori. Nessun centro autorizzato, nessuna sostituzione gratuita. E per chi prova comunque a rivolgersi all’assistenza, arrivano altre sorprese: le batterie non sono disponibili, i tempi sono indefiniti, i rimborsi sono gestiti da una società terza di cui molti utenti si sono lamentati.

Il caso italiano, comunque, è emblematico: un’esclusione inspiegabile, soprattutto considerando che Google ha attivato il programma in Germania, con cui condividiamo la stessa area economica, la stessa moneta e – in teoria – standard di assistenza simili. Una disparità che colpisce i consumatori non solo nel portafoglio, ma anche nella fiducia. E rischia di diventare un precedente pericoloso, legittimando pratiche simili da parte di altri produttori.

La beffa per i clienti, le nuove regole europee

Morale, chi ha comprato un Pixel 6a a 480 euro meno di tre anni fa, oggi si ritrova con uno smartphone che si spegne in poche ore (a volte in un’ora) e che non può nemmeno essere sistemato a proprie spese. I centri indipendenti confermano che sostituire la batteria spesso non assicura la risoluzione del problema. Prima dell’aggiornamento, il telefono funzionava bene. Dopo, è stata un’altra storia, ci ha raccontato un cliente di Big G. E questa non è la prima volta che accade: il “caso Pixel 4a” del gennaio 2025 è ancora fresco nella memoria di molti.

In questo contesto arriva, quasi provvidenziale (se solo rispondesse alle attese), l’etichettatura europea per gli smartphone, in vigore dal 20 giugno 2025. Le nuove regole prevedono standard più severi sulla durata della batteria, obbligo di trasparenza su riparabilità e resistenza, e disponibilità garantita dei ricambi per almeno sette anni. Un passo avanti importante, che potrebbe scoraggiare scelte progettuali discutibili. Peccato che si applichi solo ai dispositivi venduti dopo quella data, lasciando fuori milioni di telefoni già sul mercato, compresi i Pixel 6a.

Google

Il Pixel 6a

Lezioni per l’Industria (non solo per Google)

E ora? Google ha diverse opzioni per rimediare, ma serve un cambio di passo. Potrebbe offrire sconti concreti per l’acquisto di modelli più recenti, sviluppare aggiornamenti alternativi che lascino agli utenti la libertà di scegliere tra sicurezza e prestazioni, riconoscere un rimborso parziale a chi è stato penalizzato, e – soprattutto – estendere subito il programma di sostituzione anche all’Italia.

Il caso Pixel 6a è più di un semplice errore tecnico: è una prova di maturità per tutto il settore. In un mercato sempre più attento alla sostenibilità e alla durata reale dei prodotti, non basta promettere sette anni di aggiornamenti: bisogna anche garantire che quegli aggiornamenti non compromettano l’usabilità. Google, che ha risorse e competenze enormi, ha scelto la strada più semplice, ma non la più giusta. La vera domanda è: imparerà qualcosa da questa crisi? Oppure continuerà a mettere la rapidità tecnica davanti alla fiducia dei propri utenti?

Le ripercussioni sui prezzi dei Pixel

Infine, Google Pixel 6a non è più in vendita sullo store ufficiale di Google da maggio 2023. Tuttavia, è ancora disponibile su diversi rivenditori terzi, in versione nuova o ricondizionata. Prezzi nella fascia 120–320 euro. Chi oserà avvicinarsi allo smartphone incendiario?

Da inizio maggio a fine luglio, poi, i modelli Pixel di generazioni precedenti hanno visto un calo significativo dei prezzi medi, con variazioni fino al ‑20%. Il Pixel 9a, essendo stato lanciato ad aprile, non mostra ancora un trend rilevante entro questa finestra temporale. Le promozioni estive, però, potrebbero aver ridotto temporaneamente il prezzo effettivo sul mercato. Tengono meglio i prezzi dei modelli più costosi, come il Pixel 9 Pro e Pro XL.