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Difesa Ue, il nodo logistico che ostacola l’autonomia strategica


Post di Giuseppe Giordo, Ceo e Presidente di Radia Italia –
Il dibattito sulla difesa europea si concentra essenzialmente su budget, tecnologie avanzate e capacità operative, tralasciando un elemento che rischia di vanificare ogni investimento: la capacità di trasportare gli importanti e strategici asset militari dove servono, quando servono. La mobilità aerea dei grandi mezzi rappresenta oggi il vero collo di bottiglia per una reale autonomia europea nel campo della difesa.
Nonostante gli investimenti miliardari in armi sempre più sofisticate, in Europa mancano ancora gli strumenti logistici in grado di proiettare rapidamente la forza militare là dove necessario. Dal conflitto in Ucraina alle tensioni in Medio Oriente, le crisi recenti hanno evidenziato una realtà scomoda: l’Europa dispone di sistemi militari avanzati – radar di nuova generazione, moduli energetici modulari, piattaforme manned e unmanned – ma spesso non riesce a trasportarli verso le zone operative.
I nuovi sistemi non entrano nelle stive
Il problema non riguarda tanto il peso, ma il volume. I parametri tradizionali dell’airlift militare – raggio d’azione e tonnellaggio – sono ormai inadeguati di fronte alla nuova generazione di equipaggiamenti. I sistemi contemporanei, frutto dell’innovazione tecnologica in corso, non sono necessariamente più pesanti dei predecessori, ma sono decisamente più ingombranti. E questo significa, nella pratica, che semplicemente non entrano nelle stive degli aeromobili disponibili. Molti sistemi devono essere smontati, spediti con viaggi multipli o, nei casi peggiori, esclusi dalle operazioni.
L’iniziativa Readiness 2030 della Commissione Europea ha posto le basi per un cambio di paradigma: autonomia industriale nella difesa, integrazione civile-militare, resilienza logistica come pilastro strategico. Una visione necessaria, ma che richiede scelte concrete e investimenti mirati.
Flotte obsolescenti e operatori extra-europei
Oggi l’Europa dipende ancora da flotte obsolescenti e operatori extra-europei per il trasporto oversize. I grandi cargo strategici – dal C-5 Galaxy americano all’Antonov An-124 russo, ormai precluso dalle sanzioni – sono sempre meno accessibili. Gli aeromobili in uso in Europa come l’A400M o il C130, pur validi da un punto di vista logistico, non sono dimensionati per le esigenze attuali. In questo segmento critico, l’Europa non ha sviluppato una capacità autonoma, compromettendo la propria credibilità militare e politica.

Foto fornita dal ministero della Difesa spagnolo, tratta da un video registrato su Gaza e diffusa il 1° agosto 2025. Mostra un membro dell’equipaggio che gesticola dopo il successo del lancio di aiuti umanitari da un aereo Airbus A400M Atlas dell’Aeronautica Militare Spagnola su Gaza. (Foto AFP)
Per una maggiore autonomia strategica e resilienza operativa
Anche soluzioni tecnologiche pensate per rispondere a questo specifico gap nel trasporto oversize, possono non bastare. L’innovazione deve essere sostenuta da una strategia industriale coerente, dove le scelte di investimento determinano la capacità di influenza geopolitica del continente.
Se l’Europa aspira davvero a una maggiore autonomia strategica e resilienza operativa, deve colmare prioritariamente i gap meno visibili ma più strutturali. Il trasporto aereo strategico rappresenta uno dei più urgenti. E, paradossalmente, uno dei più trascurati.