Distretti sanitari: dal PNRR spinta decisiva al welfare di prossimità

scritto da il 18 Agosto 2025

Post di Mariangela Miceli, Avvocata specializzata in appalti e contratti pubblici, PNRR e Government & Public Fund. Cultore della materia presso l’Unipa –

I Distretti socio sanitari rappresentano un nodo cruciale nella costruzione di un welfare di prossimità. Nati per integrare servizi sanitari e sociali a livello territoriale, oggi sono protagonisti anche nell’attuazione delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il loro ruolo si è evoluto rapidamente, da contenitore amministrativo a spazio di coordinamento operativo tra enti locali, professionisti, strutture sanitarie e realtà del Terzo settore. In molti territori, stanno diventando laboratori attivi di innovazione sociale, capaci di costruire risposte complesse a bisogni sempre più interconnessi.

La gestione delle risorse PNRR, specie per quanto riguarda l’inclusione sociale e il rafforzamento dei servizi di prossimità, richiede competenze che vanno ben oltre quelle puramente amministrative. Non si tratta solo di rispettare scadenze o di compilare piattaforme, ma di progettare e realizzare interventi che abbiano un impatto reale sulla qualità della vita delle persone, in particolare delle fasce più fragili.

La trasformazione indotta dal PNRR: l’approccio multidisciplinare 

In questo contesto, il lavoro all’interno dei Distretti assume un carattere inevitabilmente multidisciplinare. Giuristi, economisti, esperti di rendicontazione e di progettazione europea si affiancano a figure con competenze sociali, educative e sanitarie. Solo attraverso questa contaminazione di sapere è possibile affrontare la complessità delle sfide sociali attuali, evitando approcci settoriali o frammentati che spesso si sono rivelati inefficaci.

L’adozione di équipe multidisciplinari composte da figure con competenze specifiche e complementari, si sta consolidando come una delle scelte più efficaci per la presa in carico integrata delle persone in condizione di fragilità.

In diversi contesti regionali, queste équipe stanno diventando la “spina dorsale” dell’intervento distrettuale, dalla progettazione dei Piani di zona alla realizzazione delle misure PNRR, fino alla gestione dei programmi per l’infanzia, la disabilità e la non autosufficienza. Non si tratta solo di gruppi di lavoro, ma di spazi metodologici condivisi dove convergono sguardi diversi sullo stesso bisogno, costruendo risposte su misura, un esempio è rappresentato dai voucher per l’assistenza domiciliare, previsti dalla M5C2 quali strumenti che consentono di sostenere concretamente anziani e persone fragili nel proprio ambiente di vita, garantendo continuità assistenziale.

Esperienze virtuose in primo piano: il DSS50

Le esperienze virtuose ci sono ma vanno messe a sistema, ad esempio, il Distretto Socio Sanitario 50 insegna che la vera sfida non è solo attrarre risorse, ma creare le condizioni perché tali risorse si traducano in cambiamenti concreti. Come sottolinea la direttrice del Distretto 50, Marilena Cricchio, “la forza di un processo di buona governance sta nella capacità di dare continuità e concretezza agli interventi. Il DSS50 ha tracciato una strada che può diventare modello di riferimento, trasformando le risorse in buone pratiche e le buone pratiche in standard operativi”.

In questo percorso, la contaminazione positiva tra competenze rappresenta un fattore abilitante decisivo, poiché, costruire competenze, generare impatto e il Sub-Investimento 1.1.1 del PNRR, dedicato proprio al rafforzamento dei servizi sociali e alla prevenzione della vulnerabilità, ha permesso al DSS50 di implementare figure professionali specialistiche, strumenti tecnologici e percorsi formativi.

Fragilità sociali e trasformazioni economiche, il ruolo dei Distretti

Il Progetto P.I.P.P.I., ad esempio, in questo contesto si configura come uno degli interventi cardine, capace di mettere a sistema risorse, competenze e metodologie innovative. In altre parole, in un contesto in cui le fragilità sociali si intrecciano con trasformazioni economiche, culturali e demografiche, il Distretto può diventare un punto di sintesi e un acceleratore di innovazione sociale, a patto che si investa in formazione, collaborazione e apertura al confronto tra discipline. Il PNRR offre l’occasione, ma è la qualità delle competenze e delle relazioni a determinarne l’effettivo impatto.

Distretti

I Distretti socio sanitari rappresentano un nodo cruciale nella costruzione di un welfare di prossimità L’adozione di équipe multidisciplinari composte da figure con competenze specifiche e complementari, si sta consolidando come una delle scelte più efficaci (designed by Freepik)

Sebbene il quadro non sia omogeneo, sono molti i distretti che stanno sperimentando forme avanzate di coordinamento, dialogo con il territorio, uso intelligente dei fondi. Laddove si è investito su competenze, strutture e relazioni, i risultati cominciano a vedersi, progetti realmente inclusivi, servizi più accessibili, maggiore fiducia da parte della cittadinanza. Queste buone pratiche dimostrano che il distretto può essere molto più di una struttura tecnica, può diventare un vero attore di governance locale, una piattaforma operativa che connette bisogni e risposte, norme e persone, prossimità e visione strategica.

Distretti e personalità giuridica pubblica: il senso del Ddl in Sicilia

In questo senso, il disegno di legge attualmente in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana, proveniente da una parte dell’opposizione parlamentare, apre un confronto sulla proposta di dotare i distretti socio-sanitari di personalità giuridica pubblica. È una proposta che va accolta positivamente e sostenuta, l’autonomia giuridica è infatti la condizione abilitante per rendere stabili ed efficaci i percorsi già in corso, senza limitarli alla buona volontà o alla forza organizzativa del solo Comune capofila.

Autonomia non significa frammentazione, significa responsabilità, gestione diretta delle risorse, pianificazione integrata, semplificazione operativa. Significa dare continuità istituzionale a un lavoro che troppo spesso è esposto a interruzioni, turn-over e dipendenze esterne.

Alcune criticità permangono, ma la strada è tracciata

È evidente che, nel quadro generale, permangono alcune criticità fisiologiche, tuttavia, si tratta di criticità superabili, a patto di affiancare alla riforma normativa un piano regionale di accompagnamento, formazione continua, semplificazione amministrativa e rafforzamento del ruolo tecnico dell’Ufficio di Piano. La strada è tracciata. Servono strumenti per percorrerla insieme.

I distretti socio sanitari sono, e possono sempre più diventare, il presidio stabile della prossimità istituzionale. Un luogo di accesso, ascolto, presa in carico e progettazione condivisa. Il PNRR ha offerto una finestra storica per innovare, in questa prospettiva, il vero lascito non dovrebbe misurarsi soltanto in termini di opere e servizi realizzati, ma nella capacità di radicare processi stabili di innovazione sociale, affinché ogni intervento diventi parte di un disegno organico e non un episodio isolato. Solo così ciò che oggi nasce come progetto potrà domani essere patrimonio permanente delle comunità.