categoria: Il denaro non dorme mai
Mercati in bolla? La storia si ripete, ma la memoria è corta


Quando ci alziamo e prendiamo il caffè, ognuno di noi ha i suoi pensieri: chi l’autobus, chi i bambini da portare a scuola, chi come impiegare la giornata. Ci sono però nel mondo alcune migliaia di persone che sicuramente al caffè del mattino pensano a una cosa sola: come investire i soldi, tanti, che sono stati affidati alla loro istituzione. Sono le loro decisioni a muovere i mercati e i valori di borsa.
Il denaro si muove, si sposta da un bacino all’altro specialmente quando c’è paura e incertezza. I valori degli asset (azioni, obbligazioni, materie prime, criptovalute ecc.) si riallineano in base ai movimenti del denaro da un asset all’altro. Lo shock tariffario di Trump nei primi mesi del 2025 non è altro che l’occasione che il mercato aspettava per riposizionarsi e ritornare a valori di borsa più vicini alla norma, dopo i picchi degli ultimi tempi. Enormi movimenti di finanza sotterranea spostano masse di denaro dal private equity al settore dei prestiti, con conseguenze non prevedibili, anche perché si tratta di mercati non pubblici, quindi opachi e ignoti al pubblico.
Però ci risiamo. In finanza, come nella storia, la memoria collettiva è corta. È bene ricordare che il crollo dei valori degli asset mondiali di questa primavera è solo uno dei tanti crolli negli ultimi 50 anni.
Secondo “Prudent Speculator”, un sito di consulenza finanziaria, dal 1977 ci sono state 39 correzioni, declini di borsa di più del 10%, con una correzione media del 18%, ma ci sono stati anche 39 fasi di risalita superiori al 10% con una media del 40,7%.

Lo shock tariffario di Trump nei primi mesi del 2025 non è altro che l’occasione che il mercato aspettava per riposizionarsi e ritornare a valori di borsa più vicini alla norma, dopo i picchi degli ultimi tempi( designed by Freepik)
Ogni volta alla disperazione del momento è seguita la ripresa: nel giro di alcuni anni i valori sono tornati ai picchi precedenti o li hanno superati. Ogni volta molti si sono illusi che questo picco potesse durare. Ogni volta la bolla è scoppiata nuovamente per motivi endogeni (mutui subprime nel 2008) o esogeni (la crisi tariffaria del 2025). Ogni volta si è cercato un colpevole, ieri internet, oggi le tariffe, per non riconoscere che il problema sta “dentro” la bolla e nell’inevitabile ritorno a valori normali (mean reversion).
Inoltre, buona parte (2/3 nel maggio 2025) degli aumenti di borsa negli USA è dovuta a poche azioni: Meta, Alphabet, Tesla, Amazon, Nvidia, Netflix, e 10 azioni (8 tech e 2 finance) coprono il 40% dell’indice S&P 500.
Tornando ai corsi e ricorsi, la Storia è maestra, come ha dimostrato Robert Shiller mettendo insieme più di 150 anni di dati per costruire la serie storica del suo CAPE (Cyclically Adjusted Price/Earning), successivamente diventato CAPEtr (CAPE total return).
Robert Shiller, premio Nobel per l’economia, ha infatti ricostruito il rapporto fra valore delle azioni negli Stati Uniti e loro rendimento complessivo nell’ultimo secolo e mezzo. Il valore di questo rapporto ha subito forti oscillazioni: a periodi in cui è stato molto alto rispetto ai dividendi sono seguiti periodi in cui tale valore è crollato, riportandosi a livelli medi congrui. Uno dei più grandi crolli è avvenuto dopo la bolla degli anni ’20, quando l’indice creato da Shiller è crollato a 5 dopo aver toccato quota 40.
Durante la bolla del 2000 il CAPE è arrivato a sfiorare 50 per poi crollare a poco più di 10. Nelle prime settimane del 2022 era a circa 47, oggi (settembre 2025) è a 38. Non c’è bisogno di molta analisi quantitativa: basta osservare i più recenti valori del CAPE per capire che siamo in un picco o molto vicini a un picco, e che i valori storicamente “normali” stanno molto più in giù.
Un altro indice, poco conosciuto dal grande pubblico, è il VIX, che non è per il raffreddore ma misura la volatilità dei valori e quindi l’incertezza. Noto come indicatore della paura dei mercati, il VIX è passato da 19 nello scorso autunno a 52 nei primi giorni di aprile; con le chiusure più recenti era intorno a 15. Sperando che non sia la quiete prima della tempesta.
Comunque, il P/E è ancora alto, attorno a 37 (agosto 2025). Messaggio agli investitori: ci sono ancora molti gradini da scendere!