Risparmio sì, investimenti no: il paradosso (ancora) tutto italiano

scritto da il 18 Settembre 2025

Post di Alessandro Saldutti, Country Manager Italia di Scalable Capital

In Italia si parla da anni di educazione finanziaria, cultura del risparmio, consapevolezza del denaro. Ma mentre il dibattito resta impantanato in un eterno rinvio, l’ecosistema finanziario è già radicalmente cambiato. Oggi gli strumenti ci sono, la tecnologia è matura, e l’accesso ai mercati è stato definitivamente democratizzato.

Costruire un portafoglio globale, diversificato, trasparente ed efficiente è tecnicamente possibile per chiunque, in pochi minuti, con costi marginali e soglie d’ingresso quasi simboliche. La sfida reale non è più nell’infrastruttura, ma nella comprensione e nell’attitudine individuale al rischio consapevole.

Il paradosso italiano è sotto gli occhi di tutti: oltre 1.800 miliardi di euro giacciono inutilizzati in liquidità sui conti correnti, erosi dall’inflazione e privi di rendimento. Una forma di autodifesa finanziaria figlia di cicatrici storiche e di una narrazione sbilanciata, che ha spesso dipinto l’investimento come una pratica speculativa, riservata a pochi. Una narrazione distante dalla realtà di oggi.

L’esempio tedesco, la trasformazione in atto

In Germania, Paese benchmark per l’evoluzione del risparmio retail, l’approccio è diametralmente opposto: l’investimento regolare, anche con importi contenuti, è prassi consolidata, sostenuta da una cultura che privilegia l’allocazione dinamica del capitale rispetto alla mera conservazione. La logica “investo poco, ma con costanza” è la regola, non l’eccezione. L’Italia, invece, continua a vivere una frattura culturale tra risparmio e investimento, come se fossero due concetti antagonisti anziché sinergici.

Eppure, una trasformazione silenziosa è in atto. La crescente diffusione delle piattaforme fintech ha iniziato a ridefinire le abitudini di investimento, soprattutto tra le nuove generazioni. Strumenti come gli ETF (Exchange Traded Fund) e i PAC (Piani di Accumulo del Capitale) stanno emergendo come i pilastri di un nuovo paradigma, basato su gestione passiva, orizzonte di lungo termine, diversificazione globale e controllo dei costi.

Il ruolo cruciale dell’educazione finanziaria

Gli ETF non sono più nicchia per investitori evoluti, ma architravi di una finanza moderna, disintermediata e orientata alla costruzione patrimoniale. Replicano in modo trasparente e liquido indici, settori, trend strutturali dell’economia globale, consentendo anche ai piccoli risparmiatori di accedere a strategie di asset allocation sofisticate, una volta appannaggio esclusivo dei wealth manager.

In mercati maturi come quello tedesco, gli ETF sono da anni il veicolo principale del risparmio individuale. In Italia, rappresentano ancora una novità, ma crescono a doppia cifra grazie al lavoro pionieristico di piattaforme che li hanno resi economicamente accessibili, integrandoli in modelli di investimento automatizzati, intelligibili e scalabili.

La Germania, fino a pochi anni fa, non era molto diversa dall’Italia di oggi: un Paese di risparmiatori prudenti, con portafogli dominati da conti correnti, polizze vita e titoli di Stato. Poi, una combinazione di fattori ha ribaltato lo scenario. Da un lato, l’educazione finanziaria diffusa tramite blog, podcast e community digitali ha reso accessibili concetti come diversificazione e gestione passiva. Dall’altro, l’ascesa delle piattaforme fintech ha abbattuto barriere economiche e operative, trasformando l’investimento in un’esperienza semplice, trasparente e a costi minimi.

 Risparmio e investimenti facce complementari della stessa responsabilità

I risultati parlano da soli: secondo studi recenti di BlackRock ed ExtraETF, i piani di accumulo in ETF attivi ogni mese in Germania hanno sfiorato i 10 milioni nel 2024, rispetto ai soli 600.000 del 2017. Una crescita che dimostra come un cambiamento culturale, se accompagnato dagli strumenti giusti, possa trasformare in pochi anni le abitudini di un intero Paese.

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Una forma di autodifesa finanziaria figlia di cicatrici storiche e di una narrazione sbilanciata ha spesso dipinto l’investimento come una pratica speculativa, riservata a pochi. Una narrazione distante dalla realtà di oggi (designed by Freepik)

Il punto non è più “cosa” offriamo, ma “come” lo rendiamo comprensibile, utile e sostenibile nel tempo. L’obiettivo non può limitarsi all’innovazione tecnologica: serve accompagnare l’investitore verso un cambio di paradigma culturale. Risparmiare e investire non sono più due approcci alternativi, ma facce complementari della stessa responsabilità: prendersi cura del proprio futuro economico, della propria famiglia, della propria pensione.

I fattori capaci di abbattere le barriere tra risparmio e investimenti

L’evoluzione è già sotto i nostri occhi. L’intelligenza artificiale inizia a supportare l’analisi e le decisioni di investimento, rendendo l’informazione più fruibile. Asset class un tempo riservate agli istituzionali, come private equity e real estate frazionato, stanno diventando accessibili anche ai piccoli investitori. I prodotti di investimento incorporano obiettivi concreti, come sostenibilità o previdenza, invece di limitarsi a replicare indici. La digitalizzazione dei processi KYC e la firma elettronica hanno reso l’apertura di un conto questione di minuti. I costi di transazione sono scesi a livelli impensabili solo dieci anni fa.

Innovazioni diverse, ma unite da un filo comune: abbattere barriere che per decenni hanno separato i risparmiatori dall’investimento.

Trasformare il capitale dormiente in capitale produttivo

Ma nessuna innovazione sarà mai inclusiva senza una consapevolezza diffusa. Ecco perché oggi serve un cambio di passo sistemico: un’alleanza tra operatori finanziari, istituzioni pubbliche, media e mondo accademico per costruire una cultura finanziaria che non spaventi, non complichi, non escluda. Una cultura che restituisca centralità all’investitore retail come soggetto attivo e informato.

L’Italia può recuperare terreno, ma non può più permettersi di restare immobile. Le condizioni strutturali ci sono: risparmio privato abbondante, tecnologia pronta, strumenti efficienti e regolamentati. È il momento di agire, di trasformare il capitale dormiente in capitale produttivo. Di passare dalla liquidità improduttiva a una progettualità patrimoniale solida.

Perché oggi la tecnologia c’è. E con essa, la possibilità concreta di trasformare il risparmio in un vero progetto di vita finanziaria.