Startup e status di impresa innovativa, cambiano le regole del gioco

scritto da il 14 Ottobre 2025

Post di Lorenzo Tysserand, Tax & Tech Lawyer e co-founder di Startax, servizio in digitale per il supporto fiscale, finanziario e legale dedicato alle startup –

Il numero di imprese innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese ha raggiunto quota 12.170, confermando la tendenza di crescita del settore.Solo nel primo semestre dell’anno, le startup italiane hanno raccolto complessivamente 353,5 milioni di euro, registrando un aumento del +38,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. In parallelo, cresce in modo significativo anche il crowdfunding equity, con 7,27 milioni di euro investiti in 14 operazioni, pari a un +59% su base annua. I capitali si concentrano nei settori più strategici e ad alto potenziale: Medtech, HR Tech, Biotech, Deeptech e Fintech guidano la classifica.

Dal punto di vista territoriale, la Lombardia si conferma il principale polo nazionale, con il 45% delle operazioni, ma si rafforza anche il ruolo di regioni come Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Puglia, che registra 4 round e si posiziona tra le realtà emergenti del Sud.

Nonostante questo slancio, il confronto con altri Paesi europei evidenzia ancora un distacco: la sola Spagna ha già superato il miliardo di euro raccolto nei primi sei mesi del 2025, sottolineando il gap che l’Italia deve ancora colmare soprattutto nella fase di scale-up.

A tutto ciò si accompagna un cambio di passo normativo importante: lo Scaleup Act, in vigore da gennaio, segna una svolta nelle politiche dedicate alle startup innovative, ridefinendo requisiti, tempi e obiettivi.

Frutto di due anni di lavoro tecnico e legislativo, il provvedimento ha superato il precedente Decreto Crescita 2.0 del 2012, introducendo criteri più stringenti e trasparenti per ottenere e mantenere lo status di startup innovativa, con l’obiettivo di rafforzare la qualità, la scalabilità e l’impatto dell’innovazione imprenditoriale italiana.

Come sono cambiati i requisiti

La durata di permanenza nella sezione speciale del Registro delle Imprese è stata ridotta da 5 a 3 anni, con possibilità di estensione fino a 5 anni (3+2) se la startup soddisfa almeno uno dei seguenti criteri:

– Aumento del 25% delle spese in ricerca e sviluppo;

– Stipula di almeno un contratto di sperimentazione con una Pubblica Amministrazione;

– Incremento dei ricavi o dell’occupazione di oltre il 50% tra il secondo e il terzo anno;

– Creazione di una riserva patrimoniale di almeno 50.000 euro, derivante da finanziamenti convertibili o crowdfunding;

– Ottenimento di almeno un brevetto.

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Lo Scaleup Act, in vigore da gennaio, segna una svolta nelle politiche dedicate alle startup innovative, ridefinendo requisiti, tempi e obiettivi (immagine da Freepik)

Le nuove misure introdotte dallo Scaleup Act rappresentano un passo avanti significativo per la crescita e lo sviluppo dell’ecosistema innovativo italiano. Si tratta di un segnale positivo che testimonia la volontà del legislatore di sostenere le imprese nella fase di consolidamento, con l’obiettivo di renderle più competitive su scala nazionale e internazionale.

Allo stesso tempo, non mancano alcune criticità. Tecnici, commercialisti e avvocati che quotidianamente lavorano con queste norme segnalano infatti la presenza di lacune e numerose incertezze interpretative, che rendono più complessa l’applicazione concreta delle nuove regole. Nei prossimi mesi sarà quindi fondamentale ricevere chiarimenti e linee guida operative, così da superare l’attuale fase di incertezza e permettere alle startup di sfruttare pienamente le opportunità offerte dal nuovo quadro normativo.

Le aziende più performanti potranno beneficiare di ulteriori 2 anni di estensione nella fase di scale-up, a condizione di soddisfare uno dei seguenti requisiti, tra cui l’aumento di capitale a sovrapprezzo superiore a 1 milione di euro da un fondo di investimento e l’incremento annuale del 100% del fatturato.

Nuove regole su agevolazioni fiscali e investimenti

Le detrazioni fiscali per gli investitori vengono limitate: non saranno più accessibili a chi detiene oltre il 25% del capitale sociale della startup. Inoltre, la detrazione non si applica se l’investitore è anche fornitore di servizi alla startup per un fatturato superiore al 25% dell’investimento agevolabile.

Inoltre, negli investimenti con contratti SAFE o convertibili la detrazione sarà ammessa nell’anno del versamento a patto che questi siano effettuati in regime “de minimis” – con beneficio fiscale al 65% – e l’aumento di capitale sia stato formalmente deliberato, ancorché non sottoscritto e versato. Questo significa che, fino a quando l’aumento di capitale non viene formalmente deliberato dal notaio, l’investimento non è considerato valido per ottenere agevolazioni fiscali.

Il consiglio fiscale

Le società dovranno prestare particolare attenzione ai nuovi criteri di permanenza e alle restrizioni sulle agevolazioni fiscali, che potrebbero incidere in modo significativo sulla strategia di raccolta capitali. La nuova normativa introduce infatti alcune opportunità rilevanti: l’innalzamento della percentuale di detrazione sugli investimenti in regime de minimis, passata dal 50% al 65%, e l’estensione del termine per mantenere lo status di impresa innovativa, che da cinque arriva ora a sette anni, così da accompagnare meglio le imprese nella delicata fase di scale up.