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Coltivare il Capitale Semantico: la nuova ricchezza nell’era dell’AI


Post di Manuela Ronchi, Ceo di Action Holding –
Per secoli la ricchezza di una nazione si è misurata in risorse materiali, in industrie, in capitale finanziario. Oggi, nell’epoca dei dati e dell’Intelligenza Artificiale, stiamo assistendo alla nascita di un nuovo capitale, meno visibile ma infinitamente più strategico: il Capitale Semantico. Questa tematica, diventata urgente e contemporanea grazie alla visione di Luciano Floridi, direttore del Digital Ethics Center all’Università di Yale, filosofo ed esperto di etica del digitale, non è certo un bene economico tradizionale, ma rappresenta la capacità collettiva di dare senso all’informazione, di interpretare i linguaggi che plasmano il nostro presente e orientano le nostre decisioni future.
L’intelligenza delle parole nell’era dell’AI
L’AI generativa produce testi, immagini, voci. La quantità è potenzialmente infinita. Ma cosa accade se questo flusso non trova ancoraggio in una cultura del significato? Accade che i dati si moltiplicano senza diventare conoscenza, che le immagini affascinano senza chiarire, che i linguaggi accelerano senza comunicare davvero.
Ecco perché il Capitale Semantico è destinato a diventare la nuova infrastruttura economica: perché in un mondo dove le macchine sanno già “scrivere” e “parlare”, la vera differenza competitiva sta nel comprendere, nel selezionare, nel restituire senso. È questa la frontiera che Luciano Floridi ha scelto per Orbits – Dialogues with Intelligence: spostare il dibattito dall’AI come tecnologia all’AI come linguaggio, e quindi come responsabilità semantica.

In un mondo in cui le macchine sanno già “scrivere” e “parlare”, la vera differenza competitiva sta nel comprendere (immagine da Freepik)
Comunicazione: da costo a capitale
Secondo la mia prospettiva, la comunicazione è il terreno dove questa sfida si manifesta con maggiore evidenza. Per troppo tempo è stata considerata un accessorio, un costo da comprimere, un reparto di servizio. Ma se la vera ricchezza oggi risiede nel Capitale Semantico, allora la comunicazione diventa una leva economica a tutti gli effetti. Ascoltando da anni Luciano Floridi questo è quello che credo sia importante trasferire a chi ha la responsabilità di fare comunicazione: perché è attraverso essa che le imprese possono coltivare semantica: non solo trasmettendo messaggi, ma interpretando e restituendo significato. È nella scelta delle parole, nella costruzione delle narrazioni, nella capacità di connettere linguaggi diversi (tecnici, sociali, culturali) che un’azienda costruisce valore duraturo.
In un’epoca di mercati globali e algoritmi che generano contenuti, a vincere non sarà chi produce di più, ma chi saprà dare senso a ciò che produce. È questa la nuova economia del significato, in cui la comunicazione passa da essere un “megafono” a diventare una infrastruttura semantica.
Una leva per l’economia digitale
Pensiamo a cosa accade quando il Capitale Semantico viene trascurato. Le fake news destabilizzano i mercati. I deepfake minano la fiducia nelle istituzioni. Le aziende perdono reputazione perché non riescono a governare i linguaggi che circolano attorno a loro. In tutti questi casi, il costo non è solo culturale o sociale: è un costo economico. Al contrario, quando il Capitale Semantico viene coltivato, diventa un fattore di crescita. Le imprese che sanno costruire narrazioni autentiche attraggono talenti, fidelizzano clienti, rafforzano le comunità di stakeholder. I Paesi che investono in educazione al pensiero critico diventano più competitivi, perché generano cittadini e lavoratori capaci di governare, e non subire, la complessità digitale.
Verso una nuova economia del senso
Il Capitale Semantico non sostituisce quello finanziario o tecnologico, ma li integra e li rende fertili. Senza semantica, la tecnologia resta sterile; senza linguaggio, l’innovazione non diventa mai società. È questa la grande sfida dell’era digitale: trasformare l’abbondanza di dati in un ecosistema di significati condivisi, che alimenti progresso, fiducia e competitività.
Perché, come insegna Orbits, la vera rivoluzione non è quella che produce più informazione, ma quella che ci permette di capirla meglio. E solo chi saprà investire nel proprio Capitale Semantico sarà in grado di guidare l’economia del futuro.