Fisco e ceto medio: dalla trappola alla crescita, con l’AI

scritto da il 21 Ottobre 2025

Post di Luca Pezzoli, equity partner e coordinatore dipartimento fisco di NexumStp – 

Ogni anno, la fotografia scattata dai dati sull’Irpef conferma una distorsione ormai cronica del nostro sistema, un paradosso che vede l’Italia fiscalmente spaccata in due. I numeri del recente report Cida (Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità), in fondo, non fanno che tradurre in statistica una realtà che il mondo produttivo vive sulla propria pelle. Un nucleo sempre più ristretto di contribuenti finanzia un sistema di welfare che serve tutti, mentre una vasta area di cittadini ne beneficia senza contribuire.

I dati recenti indicano che il 14% dei contribuenti sostiene quasi il 60% del gettito totale, mentre il 43% dei cittadini non versa alcuna imposta. Ma liquidare la questione come un semplice problema di equità significa fermarsi solo alla superficie del problema. La verità è che l’attuale struttura dell’imposta sul reddito è un freno a mano tirato sulla crescita del Paese, un ostacolo silenzioso che depotenzia la competitività del nostro tessuto imprenditoriale. La riforma fiscale è di tale sistema è inevitabilmente al centro della Legge di Bilancio in discussione presso le sedi di governo.

Fisco

Il 14% dei contribuenti sostiene il 60% del gettito Irpef. Uno squilibrio insostenibile che frena PMI e ceto medio. La tecnologia può ribaltare questo sistema: algoritmi per contrastare il sommerso e premi fiscali automatici per chi investe nella crescita

Il peso del Fisco su PMI e ceto medio

Analizzando i dati, emerge come il peso del fisco si concentri su quella fascia di reddito che include figure intermedie, come quadri aziendali e tecnici specializzati, e gli stessi imprenditori. La fascia di reddito compresa tra 35.000 e 70.000 euro è quella che, in termini assoluti, garantisce il contributo fiscale più consistente. Per le Piccole e Medie Imprese, questa dinamica si traduce in un oggettivo e quotidiano ostacolo. Diventa infatti quasi impossibile strutturare percorsi di carriera e riconoscere la produttività, quando le aliquote marginali, sommate agli oneri contributivi, arrivano a divorare gran parte di ogni aumento di reddito.

Quando un’azienda decide di investire su un collaboratore meritevole con un aumento, sa che una fetta consistente di quell’investimento si disperderà in rivoli fiscali e previdenziali, lasciando al dipendente una percezione del valore del tutto inadeguata allo sforzo profuso. È un meccanismo perverso che finisce per penalizzare l’ambizione e la performance, proprio gli elementi indispensabili per la crescita di qualunque impresa. Questa “trappola del ceto medio” non solo deprime i consumi interni, ma alimenta anche la fuga di talenti verso Paesi con regimi fiscali più favorevoli, impoverendo il capitale umano su cui le nostre aziende dovrebbero contare per innovare e competere.

I fondamenti di una riforma fiscale seria

Di fronte a questo scenario, i continui ritocchi parziali, spesso dettati da logiche di consenso a breve termine, si sono dimostrati ad oggi dei semplici palliativi. Una riforma fiscale seria e lungimirante deve poggiare su due pilastri, oggi resi concretamente realizzabili dalle nuove tecnologie che stanno trasformando ogni settore, inclusa la pubblica amministrazione.

Il primo pilastro è la legalità. È una precondizione. Per un’impresa sana, l’evasione fiscale non è un’astrazione, è concorrenza sleale che inquina il mercato. Come renderne il contrasto davvero efficace, superando la logica dei controlli a campione, spesso percepiti come iniqui? La risposta è nell’uso intelligente dei dati.

Il contributo della tecnologia e dell’AI al Fisco

L’intelligenza artificiale permette di passare da un Fisco che “rincorre” a uno che “prevede”. Sfruttando l’enorme patrimonio informativo della fatturazione elettronica, delle comunicazioni Iva e delle banche dati (catasto, anagrafe, Inps), gli algoritmi possono individuare le anomalie e le incongruenze con una precisione chirurgica. Non si tratta di implementare un Grande Fratello fiscale, ma di dotare l’amministrazione di strumenti che le consentano di scoraggiare i comportamenti poco chiari e di concentrare le preziose risorse umane dei verificatori solo sui casi ad alto rischio. Questo approccio proattivo renderebbe la vita più semplice ai contribuenti onesti, riducendo i controlli sulle imprese in regola, e molto più difficile a chi opera ai margini, ristabilendo le condizioni per una competizione corretta, fondamentale per la crescita.

Quanto conta un sistema premiante

Il secondo pilastro è il premio alla crescita, una misura differente rispetto ad altre soluzioni già esistenti come i premi di produttività. Un sistema fiscale moderno non deve limitarsi a prelevare, ma deve orientare i comportamenti. L’innovazione tecnologica può diventare l’architrave di un nuovo patto tra fisco e contribuente nel disegno della riforma fiscale.

Si pensi a un meccanismo di tassazione agevolata, stabile e non episodico, sulla parte incrementale del reddito, sia d’impresa sia da lavoro dipendente. La tecnologia potrebbe renderne l’applicazione semplice e automatica, calcolando in tempo reale i benefici e riducendo al minimo gli oneri burocratici. Introdurre un’aliquota fissa e leggera su ogni euro guadagnato in più rispetto all’anno precedente innescherebbe un potente circolo virtuoso: le imprese sarebbero incentivate a investire, i lavoratori a essere più produttivi. L’aumento del reddito netto disponibile alimenterebbe i consumi, i risparmi e gli investimenti, allargando la base imponibile in modo sano e sostenibile.

Crescita economica e Fisco

In conclusione, la visione di una vera crescita economica passa necessariamente da una profonda modernizzazione del nostro sistema fiscale. Lotta al sommerso e incentivo allo sviluppo non sono più solo due principi auspicabili, ma due obiettivi resi concreti da un uso strategico della tecnologia. Abbracciare questa rivoluzione significa dotare il Paese di un fisco finalmente capace non solo di prelevare, ma di sostenere attivamente chi, ogni giorno, crea valore e occupazione.