Elettricità, prezzi alle stelle con il boom dei data center?

scritto da il 24 Ottobre 2025

Post di Luca Lo Schiavo, ERRA (Energy Regulators Regional Association) –

Nell’estate 2025, il mercato elettrico dell’area statunitense “Mid-Atlantic” ha vissuto uno shock senza precedenti. PJM Interconnection, il più grande operatore di sistema regionale degli Stati Uniti che coordina la rete elettrica di 13 stati (inclusi Pennsylvania, New Jersey e Maryland, da cui l’acronimo PJM) per un’area di oltre 65 milioni di abitanti, con un consumo elettrico che quest’anno a giugno ha toccato la punta record di 160 GW a giugno alle sei del pomeriggio, ha registrato un’esplosione dei costi attesi per le aste del capacity market necessarie ad assicurare la capacità di generazione a medio/lungo termine: da 2,2 miliardi di dollari nell’asta del 2024 a 14,7 miliardi di dollari nell’asta del 2025.

La causa principale, secondo l’Independent Market Monitor di PJM, è inequivocabile: “Le condizioni di tensione del mercato della capacità sono quasi interamente il risultato delle aggiunte di carico dei data center”. I numeri sono impressionanti. Le previsioni di crescita del carico elaborate da PJM indicano 32 GW di aumento del picco di domanda tra il 2024 e il 2030, di cui 30 GW—il 94% del totale—attribuiti ai nuovi data center dedicati all’intelligenza artificiale (AI). Per dare un’idea della scala coinvolta, 30 GW equivalgono alla metà del carico di punta dell’intera Italia.

data center

E l’esplosione dei costi si verifica, oltretutto, a seguito di un forte dibattito tra PJM e l’unità di Market Monitor indipendente, che già a settembre 2024 aveva sollevato critiche sostanziali sul disegno del mercato della capacità, accusando decisioni regolatorie—in particolare il nuovo metodo di calcolo ELCC e le esenzioni concesse a rinnovabili e storage—di aver amplificato artificialmente i costi. PJM si era difeso confutando le critiche, sostenendo tra l’altro che le alternative proposte avrebbero compromesso l’affidabilità del sistema.

Nel febbraio 2025, l’autorità di regolazione di livello federale, FERC, che controlla gli RTO (Regional Transmission Organizations) come PJM, ha approvato alcune modifiche alle regole delle aste del mercato della capacità, proposte da PJM dopo questo dibattito tecnico, in particolare per eliminare esenzioni improprie che permettevano il trattenimento di capacità dal mercato e per garantire il corretto trattamento di due unità essenziali (“reliability must-run”) a carbone nel Maryland.

Nonostante tutte queste correzioni, nell’agosto 2025—di fronte alla prospettiva di 30 GW di nuova domanda dai data center entro il 2030— il Board di PJM ha attivato una procedura di urgenza per individuare una soluzione. Dieci giorni dopo, il 18 agosto, PJM ha presentato una proposta articolata su tre “pilastri”: il servizio Non-Capacity Backed Load (NBCL), l’interconnessione prioritaria per data center capaci di Bring Your Own Generation (BYOG), e il potenziamento della demand response. Questa proposta rappresenta potenzialmente il più significativo tentativo statunitense di riformare le regole di accesso alla rete elettrica per rispondere alla sfida dei data center per la sfida dell’AI.

I meccanismi proposti dall’operatore di sistema per ridurre i costi indotti dai data center

La proposta NBCL introduce un framework radicalmente innovativo per il contesto statunitense, quello dell’interrompibilità. E’ una rottura del principio dell’obbligo delle utilities di fornire servizio elettrico a tutti i clienti che lo richiedono (“duty to serve”), che ha tradizionalmente caratterizzato il settore. Al centro della proposta c’è l’idea che carichi superiori a 50 MW, tipicamente data center dedicati al training e inference di modelli AI, possano essere classificati come “non supportati da capacità” e quindi soggetti a interruzione forzata del servizio (curtailment) quando il sistema elettrico si trova in condizioni di stress operativo.

Il primo pilastro della proposta prevede che i carichi classificati come NBCL non partecipino all’asta di capacità di PJM e conseguentemente non contribuiscano ai costi del capacity market, che vengono invece socializzati tra tutti gli altri consumatori. In cambio di questa esenzione economica, i data center NBCL accettano di essere interrotti quando PJM lo ritiene necessario per garantire l’affidabilità del sistema durante eventi critici. La proposta stabilisce una soglia di 50 MW per l’applicazione del regime e delinea un processo di assegnazione articolato in cinque fasi che coinvolge gli stati, le utilities di distribuzione (Electric Distribution Companies) e le entità che servono il carico (Load-Serving Entities). Questo processo multi-step riflette la complessità giurisdizionale del sistema elettrico statunitense, dove autorità federale e statale si intrecciano in modo talvolta conflittuale.

Il secondo pilastro—quello che crea il parallelo più interessante con gli approcci europei trattati in un altro post su Econopoly—riguarda la priorità di interconnessione per i data center con generazione propria (Bring Your Own Generation). I data center che scelgono di installare propria generazione elettrica dispacciabile, sia in sito che in prossimità rispetto alle loro strutture, ricevono corsie preferenziali nel processo di interconnessione alla rete, tradizionalmente caratterizzato da lunghi tempi di attesa e code crescenti. Questo meccanismo incentiva investimenti privati in nuova generazione senza ricorrere a mandati cogenti, mantenendo una logica market-based pur introducendo criteri di prioritizzazione che rompono con la tradizionale sequenza temporale “primo arrivato primo servito” (first-come-first-served).

Il terzo pilastro della proposta prevede il potenziamento dei programmi di risposta alla domanda esistenti, con incentivi economici maggiori per carichi che possono modulare rapidamente il proprio consumo elettrico in risposta a segnali dell’operatore di sistema, contribuendo così alla flessibilità operativa del sistema senza necessità di nuova generazione. Per i data center che fanno AI training, questa flessibilità è molto complicata perché vuol dire intervenire negli algoritmi che alternano i cicli di computazione e di comunicazione, creando continue variazioni di potenza che sono allo studio del NERC (organismo deputato all’affidabilità in US e Canada).

La versione rivista della proposta, presentata da PJM il 15 settembre 2025, ha introdotto modifiche significative in risposta alle acute preoccupazioni sollevate dagli stakeholder durante la consultazione. In particolare, è stato aggiunto un quarto obiettivo esplicito—”rispettare i confini giurisdizionali” tra autorità federale (FERC) e statale—che riconosce implicitamente le tensioni costituzionali create dalla proposta originale. Inoltre, PJM ha esentato i carichi esistenti già in servizio dall’assegnazione obbligatoria a NBCL, limitando l’applicazione del regime ai nuovi progetti. La proposta rivista include anche un approccio più sofisticato rispetto alla versione iniziale.

Il paragone con alcune iniziative in Europa

La proposta NBCL per i data center acquisisce particolare rilevanza nel confronto con l’Europa perché sembra allineata a quanto sta avvenendo da questa sponda dell’Atlantico in alcuni Paesi. Il parallelo più evidente emerge con la proposta elaborata dal regolatore irlandese CRU (Commission for Regulation of Utilities), pubblicata il 18 febbraio 2025 dopo anni di dibattito sul boom dei data center che ha portato il settore a consumare il 21% dell’elettricità nazionale e che ha anche costretto a una moratoria delle connessioni nell’area di Dublino, del tutto congestionata.

Il nuovo framework irlandese – non ancora diventato provvedimento esecutivo – richiede che i nuovi data center forniscano capacità di generazione o storage equivalente alla domanda richiesta – generazione dispacciabile installata on-site o in prossimità dei data center, con flessibilità geografica che riconosce i vincoli nell’area metropolitana di Dublino dove si concentra la maggior parte dello sviluppo.

Le analogie tra l’approccio BYOG di PJM e i requisiti di autosufficienza irlandesi sono molto forti. Entrambi richiedono che i data center “portino propria generazione” come condizione per ricevere pieno accesso alla rete, rompendo con il paradigma tradizionale secondo cui la rete pubblica deve servire qualsiasi carico che richieda connessione senza imporre obblighi di investimento in generazione.

Sia PJM che la via irlandese mantengono flessibilità geografica, permettendo generazione “proximate” invece di imporre rigidamente installazioni on-site, riconoscendo così le difficoltà pratiche di siting in aree urbane o industriali già densamente sviluppate. Entrambi prevedono meccanismi di “ramping up” graduale, consentendo che la capacità di autoproduzione cresca in parallelo con l’effettivo utilizzo del data center piuttosto che richiedere capacità completa fin dalla prima interconnessione. E in entrambi i casi, la generazione privata può partecipare al mercato all’ingrosso dell’elettricità durante i periodi in cui non serve integralmente al data center, creando potenziali ricavi che possono parzialmente compensare i costi di investimento.

Le differenze metodologiche, tuttavia, riflettono contesti istituzionali e giuridici profondamente diversi. L’Irlanda propone di adottare un obbligo fissato ex ante—una forma di input-based regulation che prescrive cosa i data center devono fare prima di ottenere connessione. PJM, invece, mantiene un approccio di incentivo market-based, dove il BYOG non è obbligatorio ma viene premiato con priorità di connessione. Questa differenza non è meramente tecnica ma riflette filosofie regolatorie contrastanti: più command-and-control in Irlanda, più incentive-based regulation in US.

data center

Secondo l’Independent Market Monitor di PJM “le condizioni di tensione del mercato della capacità sono quasi interamente il risultato delle aggiunte di carico dei data center” (immagine da Freepik)

Un secondo parallelo, meno immediato ma ugualmente significativo dal punto di vista concettuale, emerge con la Spagna. Una serie di provvedimenti, culminati con la Risoluzione 11 luglio 2025 del Ministero della transizione ecologica, ha introdotto il “concurso de demanda“—un sistema di allocazione competitiva delle connessioni alla rete basato su scoring ambientale. I progetti che dimostrano maggiori “emissioni di gas serra evitate” attraverso ricorso a energia rinnovabile ricevono priorità nell’allocazione delle limitate capacità di rete disponibili in zone congestionate; il punteggio è incrementato in caso di elettrificazione addizionale di processi industriali e di sviluppo di vettori energetici “green”.

Il parallelo con PJM è principalmente concettuale piuttosto che meccanico. Entrambi abbandonano il principio sacro del “first come, first served” che per decenni ha governato l’allocazione delle connessioni alle reti elettriche in sistemi di mercato liberalizzato. Entrambi introducono criteri di prioritizzazione espliciti e predefiniti che valutano le richieste di connessione non sulla base della mera cronologia temporale ma secondo parametri sostantivi. La differenza sta nei criteri utilizzati: la Spagna privilegia la performance ambientale (output-based regulation basata su emissioni evitate), mentre PJM privilegia l’autosufficienza energetica (input-based regulation basata su capacità apportata). Ma la logica sottostante è analoga: quando la capacità di rete è scarsa e le richieste eccedono l’offerta, l’allocazione deve seguire criteri di interesse pubblico piuttosto che mera sequenza temporale.

La proposta PJM introduce inequivocabili elementi di regolazione ex ante, con elementi incentivanti come partecipazione volontaria, segnali di prezzo performance based regulation, in un contesto come quello americano molto caratterizzato dalla valutazione caso per caso, che espone a incertezza. Specularmente, i framework europei di Irlanda e Spagna incorporano flessibilità che tradizionalmente si associano all’approccio statunitense. La convergenza non è dunque verso un modello uniforme ma verso architetture ibride che combinano elementi di entrambi gli approcci tradizionali.

Le resistenze dei soggetti interessati

Se c’è convergenza nei meccanismi regolatori proposti, c’è altrettanta convergenza nella massiccia resistenza degli stakeholder. La consultazione PJM ha prodotto circa 200 pagine di commenti scritti provenienti da utilities, tech companies, generatori, rappresentanti dei consumatori e persino governatori degli Stati interessati, con una caratteristica notevole: l’opposizione è quasi unanime, anche se le ragioni variano drammaticamente tra i diversi gruppi.

Le grandi tech companies—Amazon Data Services, Data Center Coalition (che rappresenta Google, Meta e Microsoft)—hanno assunto la posizione più radicale, chiedendo a PJM di far cadere completamente la proposta (“drop the proposal entirely”). Il loro argomento centrale è che il problema non risiede nel design del capacity market ma nell’inadeguatezza dei metodi di load forecasting utilizzati da PJM. Secondo queste aziende, PJM dovrebbe concentrarsi su miglioramenti della capacità predittiva e dell’espansione della trasmissione piuttosto che introdurre meccanismi di curtailment che, a loro avviso, creerebbero incertezza regolatoria scoraggiando investimenti proprio nel momento in cui gli Stati Uniti competono globalmente per attrarre sviluppo di infrastruttura AI.

Le utilities elettriche hanno sollevato obiezioni di natura costituzionale e giuridica ancora più fondamentale. Exelon, uno dei maggiori operatori della regione PJM, ha argomentato che “i proprietari della trasmissione hanno la responsabilità di servire tutti i clienti—grandi, piccoli e intermedi. Siamo obbligati a fornire servizio elettrico retail e wholesale in modo sicuro e affidabile“. Talen Energy ha espresso la critica più diretta: “la proposta NBCL eccede l’autorità di PJM stabilendo un regime in cui PJM detiene il potere di negare illegalmente servizio elettrico a certe categorie di carichi“. Queste utilities invocano il tradizionale “duty to serve” che caratterizza il diritto statunitense dell’elettricità, secondo cui le compagnie elettriche (utilities) hanno l’obbligo di fornire servizio a chiunque lo richieda alle tariffe approvate, senza discriminazioni basate sul tipo di consumo o sulla natura del cliente. La proposta NBCL, permettendo a PJM di ridurre selettivamente certi carichi, minerebbe questo principio fondamentale.

L’Independent Market Monitor di PJM—Monitoring Analytics LLC, un’entità indipendente che vigila sull’integrità del mercato—ha pubblicato il 9 ottobre 2025 un’analisi critica di 30 pagine che, pur riconoscendo la gravità del problema, boccia la soluzione proposta. Il Monitor argomenta che la proposta NBCL è insufficiente e che sarebbe preferibile un obbligo categorico e mandatorio di BYOG per tutti i nuovi data center. La critica del Monitor è particolarmente significativa perché proviene da un soggetto indipendente senza interessi economici diretti, e perché suggerisce che anche l’approccio BYOG—che sembrerebbe il più consensuale—dovrebbe essere obbligatorio (come ha suggerito CRU in Irlanda) piuttosto che volontario, per essere efficace.

I governatori degli stati di Illinois, Maryland, New Jersey e Pennsylvania hanno espresso preoccupazioni profonde sui “confini giurisdizionali” tra autorità federale e statale. Citando il Federal Power Act (Sections 201 e 205), che distingue rigorosamente tra giurisdizione federale (wholesale markets, interstate transmission) e giurisdizione statale (retail service, resource planning, siting), i governatori hanno segnalato che la proposta PJM entra in territorio costituzionalmente contestato. La decisione di “chi riceve servizio elettrico” e a quali condizioni è tradizionalmente prerogativa statale, esercitata attraverso le autorità statali di regolazione (PUC: Public Utility Commissions), che hanno poteri sul livello retail. Quando PJM propone di poter ridurre certi carichi basandosi su decisioni dell’operatore di sistema, rischia di invadere questa sfera di competenza statale, creando potenziale per conflitti giurisdizionali e lunghi contenziosi.

Il paradosso politico più acuto emerge dall’azione del Governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, che il 13 settembre 2025 ha convocato un summit straordinario con rappresentanti di 13 stati per fare pressione su PJM. Shapiro ha dichiarato che PJM deve “agire più rapidamente e ridurre i costi”, minacciando esplicitamente che la Pennsylvania—lo stato più popoloso nel territorio PJM—potrebbe uscire dal raggruppamento regionale (RTO, Regional Transmission Organizations) se non vengono implementati cambiamenti sostanziali. La minaccia non è diretta tanto contro la proposta NBCL in sé, quanto contro quella che Shapiro percepisce come inerzia di PJM nel risolvere la crisi esplosiva dei prezzi della capacità che sta colpendo i clienti della Pennsylvania che pagano le bollette a tariffe aumentate per effetto delle aste del capacity market.

data center

Le previsioni di crescita del carico elaborate da PJM indicano 32 GW di aumento del picco di domanda tra il 2024 e il 2030 (immagine da Freepik)

Il paradosso è evidente: gli stati vogliono azione urgente ed esercitano una pressione politica, ma quando PJM propone un’azione specifica, i diversi soggetti interessati la respingono massicciamente, per motivi anche opposti. Si crea così una situazione di stallo dove tutti riconoscono il problema ma nessuno accetta la soluzione proposta. Questa dinamica ricorda fortemente l’esperienza irlandese, dove la proposta CRU del febbraio 2025 ha incontrato divisioni profonde che hanno ritardato la pubblicazione della decisione finale ben oltre i tempi inizialmente previsti.

In Irlanda (paese in cui i data center rappresentano già il 21% della domanda nazionale di elettricità, contro il 3% della Germania o il 2,2 della Francia), le associazioni industriali chiedono flessibilità e certezza di investimento; gli ambientalisti insistono su standard ambientali stringenti (non vogliono che all’aumento della domanda indotta dai data center corrisponda la realizzazione di nuove centrali a combustibile fossile), i rappresentanti dei consumatori temono trasferimenti di costi verso le famiglie, e gli operatori di rete richiedono framework regolatori che garantiscano gli investimenti necessari ad assicurare l’affidabilità del servizio.

Riconciliare queste posizioni è risultato eccezionalmente difficile, come documenta il prolungato processo decisionale della CRU. La Pennsylvania e l’Irlanda—due giurisdizioni molto diverse per dimensione, struttura di mercato e contesto istituzionale—stanno scoprendo che riformare le regole fondamentali di accesso alla rete elettrica può generare conflitti politici profondi, anche in contesti relativamente diversi dal punto di vista regolatorio come l’Europa e gli Stati Uniti.

E la Casa Bianca?

Un aspetto sorprendente della vicenda PJM è l’assenza pressoché totale di coordinamento federale esplicito, nonostante il timing apparentemente coincidente con iniziative dell’amministrazione Trump. Il 23 luglio 2025, la Casa Bianca ha pubblicato “Winning the Race: America’s AI Action Plan“, una strategia nazionale articolata su 90+ azioni di policy per accelerare lo sviluppo dell’infrastruttura AI. Il documento include una sezione intitolata “Develop a Grid to Match the Pace of AI Innovation” che raccomanda di stabilizzare il sistema elettrico, impedendo premature decommissioning di generazione, ottimizzare risorse esistenti, dare priorità alla connessione di generazione dispacciabile, e non ultimo di riformare i mercati dell’elettricità per allineare incentivi finanziari con obiettivi di stabilità.

La proposta PJM NBCL è stata annunciata solo 16 giorni dopo la pubblicazione della strategia Trump (8 agosto) e presentata in dettaglio 26 giorni dopo (18 agosto). Le coincidenze temporali, apparentemente suggestive, potrebbero far pensare a coordinamento o influenza diretta dell’amministrazione federale su PJM.

Tuttavia, una ricerca sistematica attraverso i documenti ufficiali rivela un quadro completamente diverso. Zero riferimenti alla strategia Trump appaiono nei documenti ufficiali PJM—né nella Board letter dell’8 agosto, né nella proposta concettuale del 18 agosto, né nella proposta rivista del 15 settembre. No citazioni dirette agli RTOs compaiono nel AI Action Plan.

E ugualmente zero menzioni della strategia federale emergono nelle oltre 200 pagine di commenti, nonostante gli stakeholder avrebbero avuto ovvio interesse a invocare o criticare policy federale se esistesse coordinamento. Nessuna evidenza documenta pressione federale diretta su PJM—non si riscontrata traccia di interventi della Casa Bianca con i famigerati executive orders presidenziali o del potente Ministero dell’Energia (DOE), che comunque può certamente agire “dietro le quinte”.

I Regional Transmission Organizations come PJM operano con modelli di stakeholder governance dove le proposte devono passare attraverso processi multi-stage con ampia consultazione dei soggetti interessati, review del Board, e infine invio a FERC – autorità federale competente per gli RTO – per approvazione. Il Presidente non dovrebbe avere autorità costituzionale per cortocircuitare questo processo o per imporre esiti specifici.

Quello che i documenti rivelano è invece una notevole pressione a livello dei singoli Stati coinvolti—il “summit” convocato da Shapiro, le minacce di uscita della Pennsylvania dal PJM, le preoccupazioni espresse dai governatori di altri stati nei loro commenti—motivata dagli aumenti delle bollette elettriche per residenti e imprese. La pressione sembra quindi venire dal basso (Stati e consumatori) e incontra resistenza anch’esse “bottom-up” (tech companies, utilities), mentre il livello federale resta sostanzialmente finora estraneo almeno formalmente dalla dinamica decisionale, nonostante la strategia AI sia nazionale e provenga dalla Casa Bianca.

Come se ne esce?

Da una parte, si registra convergenza tra approcci regolatori innovativi EU e US e affrontare la sfida dell’aspettativa di forti aumenti della domanda indotta dai data center (con il rischio, segnalato dall’Economist, che si possa anche trattare di una “bolla”). Dall’altra, convergenza metodologica non significa affatto consenso. L’opposizione massiccia in particolare delle tech companies che chiedono di “drop the proposal“, delle utilities che invocano limiti costituzionali, stati che minacciano di uscire da PJM, anche l’Independent Market Monitor che propone soluzioni alternative—tutto dimostra quanto sia difficile riformare principi fondamentali del diritto dell’elettricità anche quando le pressioni del mercato sembrano rendere tali riforme necessarie.

L’esperienza irlandese—con ritardi nella decisione finale CRU, stakeholder profondamente divisi e rischi di contenzioso sui nuovi progetti—suggerisce che queste difficoltà non sono specificamente americane ma riflettono tensioni strutturali nella governance dell’energia in sistemi democratici di mercato. Se PJM raggiungerà una Board resolution formale e procederà con l’invio a FERC entro dicembre 2025 di una proposta resta profondamente incerto al momento.

L’opposizione sembra molto forte e le questioni giurisdizionali troppo complesse per predire l’esito della vicenda. Ma indipendentemente dal destino specifico della doppia proposta NBCL/BYOG, l’iniziativa documenta un punto di svolta nel pensiero regolatorio: il riconoscimento che i data centers per l’intelligenza artificiale sono qualitativamente diversi dai carichi industriali tradizionali e richiedono frameworks regolatori innovativi, che trascendono categorie consolidate.

La convergenza tra approcci case-by-case (tipicamente statunitensi) ed ex ante (più tipicamente europei), tra obblighi e incentivi, tra regolazione “di dettaglio” e principi generali che poi il mercato interpreta, segnala una ricerca pragmatica di soluzioni che funzionino empiricamente piuttosto che conformarsi a ortodossie regolatorie predefinite.