Dalle banche al tech, comunicare sul web in Italia è un’impresa

scritto da il 27 Ottobre 2025

Post di Valentina Di Michele, esperta in Content design e UX Writing e founder dell’Associazione Linguaggi Chiari ETS – 

Il secondo Osservatorio sul linguaggio chiaro evidenzia che i testi pubblicati sui siti web delle grandi aziende italiane risultano ancora complessi da leggere, soprattutto a causa della lunghezza delle frasi e della sintassi articolata.

Il valore medio di leggibilità rilevato tramite l’indice READ-IT utilizzato per l’analisi (scala 0–100%, dove percentuali più alte indicano maggiore complessità) si attesta oltre 80%, segnalando una generale difficoltà di lettura per l’utente medio.

Nonostante ciò, il livello complessivo di comunicazione digitale e la user experience restano comunque buoni. L’indagine, promossa dall’Associazione Linguaggi Chiari ETS ha analizzato 200 pagine di siti web di aziende appartenenti ai settori bancario, utilities, telecomunicazioni e tech. La valutazione è stata condotta utilizzando il software DyLan per l’analisi quantitativa della leggibilità dei testi, affiancata da un’analisi qualitativa basata sui principi della norma ISO 24495-1:2023, che comprende pertinenza, reperibilità, comprensibilità e usabilità.

Indagine quantitativa e qualitativa sui siti web aziendali

Dai risultati quantitativi emerge che i diversi settori analizzati presentano livelli di complessità testuale non omogenei. Le utilities risultano le più critiche, con un indice medio di leggibilità che si avvicina a 97%, valore che indica un’elevata difficoltà di comprensione. Le telecomunicazioni seguono con una media di circa 87,6%, mostrando testi ancora molto complessi per l’utente medio.

Più contenuta appare la complessità delle banche, che registrano un valore medio intorno a 75,8%: un risultato influenzato anche dal fatto che questo settore è soggetto a normative che richiedono maggiore trasparenza e chiarezza. Il comparto tech si distingue invece per una leggibilità relativamente migliore, con un indice medio attorno a 74,6% punti, che lo rende il più accessibile tra quelli considerati, pur mantenendo margini di miglioramento.

banche

I siti di molte grandi aziende italiane risultano ancora complessi, penalizzando l’esperienza utente (immagine da Freepik)

L’analisi qualitativa testimonia comunque un buon livello di comunicazione digitale, soprattutto grazie all’uso efficace dei microcopy, ovvero brevi testi di supporto alla navigazione, e a un’organizzazione ordinata delle informazioni. Tuttavia, si evidenziano ancora criticità nell’uso dei link, spesso generici e poco accessibili, specialmente per chi utilizza tecnologie assistive come screen reader o comandi vocali. Inoltre, risulta poco chiara la modalità con cui gli utenti possono verificare l’aggiornamento dei contenuti.

L’indagine segmentata per settori

Analizzando i vari settori, le banche risultano molto chiare e ben strutturate nelle pagine “Chi siamo”, ma meno immediate nelle sezioni di servizio. Le aziende telecom, invece, offrono una comunicazione chiara soprattutto nelle pagine di presentazione dei servizi, ma risultano carenti nella reperibilità e nella comprensibilità delle informazioni aziendali. Utilities, servizi pubblici e settore tech mostrano invece un linguaggio eccessivamente complesso nelle pagine “Chi siamo” e “Servizi”, con problemi in particolare riguardo all’aggiornamento delle informazioni e all’efficacia dei microcopy.

In generale, le imprese tendono a essere più chiare nella descrizione dei servizi rispetto alla presentazione della propria identità, spesso espressa con un linguaggio aulico, ridondante e poco funzionale alla comprensione, creando così una confusione che può influire negativamente sulla scelta degli utenti tra aziende con servizi simili. L’utente medio, purtroppo, risente maggiormente di queste difficoltà, così come le persone con disabilità, la cui esperienza d’uso è spesso sacrificata.

Come ottimizzare la comunicazione di un sito web aziendale

La chiarezza è considerata una forma di rispetto verso chi visita il sito: un sito web deve essere una conversazione aperta e non un semplice biglietto da visita digitale, poiché solo attraverso un linguaggio chiaro si costruisce fiducia. La scrittura deve rivolgersi a tutte le persone, non a un generico “target”, tenendo conto dei bisogni reali degli utenti che cercano di capire, decidere e fidarsi. Un linguaggio accessibile deve essere inclusivo, evitando termini che escludano o complichino la comprensione.

La forma del testo di ogni pagina web è parte integrante del messaggio: titoli chiari, paragrafi brevi e spazi bianchi aiutano la comprensione già prima della lettura, perché la comunicazione visiva e verbale lavorano insieme per trasmettere la stessa voce.

Le aziende devono mostrare chiaramente informazioni come i prezzi o le modalità operative, perché la fiducia nasce dalla trasparenza e non da un linguaggio astratto o evasivo. L’accessibilità rappresenta una buona educazione digitale, che si traduce nel pensare a chi naviga da piccoli schermi, con screen reader o in condizioni di difficoltà personali. Comunicazione chiara e accessibile significa anche saper rispondere in modo semplice all’insorgere di problemi tecnici, mantenendo il dialogo aperto.

Comunicare bene è un atto di ascolto continuo, che richiede di capire anticipatamente cosa serve davvero all’utente, evitando una sovrabbondanza di informazioni che confonde. Infine, bisogna ricordare che l’accessibilità non è mai un traguardo statico ma un viaggio che si costruisce nel tempo, con una cura costante che riguarda sia chi legge sia l’identità aziendale. Comunicare in modo accessibile è un segno di maturità aziendale e un impegno verso tutti i propri utenti.