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Aiuti di Stato cinesi: così è nata la forza dell’auto elettrica

Post di Lorenzo Bertolone
Introduzione: oltre la volontà dello Stato
La Cina ha costruito un sistema economico dove l’intervento statale non è semplice correttivo di mercato, ma ossatura strutturale del modello di sviluppo. Per comprendere la natura e la portata degli aiuti di Stato cinesi occorre andare oltre il tradizionale quadro dell’economia di mercato occidentale, e riconoscere una realtà complessa dove economia, politica e potere si intrecciano in modo sistemico.
In Cina, gli “aiuti di Stato” (sussidi diretti, agevolazioni fiscali, prestiti a tassi agevolati e supporto fondiario) non rispondono unicamente a scelte del governo centrale. Al contrario, emergono dall’interazione di molteplici livelli decisionali (centrale, provinciale, locale) ciascuno con incentivi propri, spesso divergenti. Comprendere questa dinamica multilivello è essenziale per evitare interpretazioni riduttive della “volontà dello Stato centrale”.
Tre fattori chiave strutturano gli aiuti di Stato: la dipendenza economica dei governi locali dalle grandi aziende, il sistema di valutazione dei dirigenti di partito locali, e la competizione provinciale per settori strategici designati dal centro.
Governi locali e dipendenza dalle grandi aziende
I governi provinciali (o delle quattro “Municipalità direttamente controllate” 直辖市, zhíxiáshì: Pechino, Shanghai, Tianjin, Chongqing) pur all’interno di uno Stato unitario, godono di autonomia economica considerevole, e rimangono in forte competizione per attrarre investimenti e generare crescita.
Nel 2021, oltre la metà delle imposte sui redditi societari della Cina è stata versata a sole cinque province/grandi municipalità: Shanghai, Pechino, Jiangsu, Zhejiang e Guangdong (circa il 23% della popolazione totale).
Inoltre, la stabilità fiscale ed economica dei governi provinciali dipende da pochi “campioni” industriali. Le province più ricche (Guangdong, Jiangsu, Zhejiang, Shandong) devono gran parte delle loro entrate fiscali a poche grandi aziende. Quando queste aziende affrontano difficoltà, i governi locali, oltre al governo centale, possono scegliere di intervenire con salvataggi, prestiti agevolati, sussidi, riduzioni fiscali locali.
Nel 2007, la China Airborne Missile Academy (parte del conglomerato statale AVIC) fondò la CALB (China Aviation Lithium Battery) per commercializzare le proprie competenze in tecnologie ad alta densità energetica. Nel 2017, CALB accumulò perdite significative a seguito della cancellazione di contratti per veicoli commerciali elettrici. Il governo municipale di Changzhou (provincia di Jiangsu) decise di acquisire CALB e trasferirne la sede nella propria giurisdizione.
Il 13° Piano Quinquennale (2016-2020) aveva designato i veicoli a nuova energia (NEV) come priorità nazionale. Il governo di Changzhou scommetteva che il supporto centrale al settore NEV avrebbe eventualmente beneficiato anche CALB. CALB si ristrutturò, si concentrò sul mercato delle auto passeggeri e tornò in profitto, fino a diventare il terzo produttore di batterie in Cina nel 2022.
Il sistema di valutazione dei quadri del partito e la corsa agli investimenti
Il sistema di valutazione dei quadri dirigenziali del PCC, collega le carriere dei funzionari del partito a precisi risultati misurabili. Questo sistema trasforma obiettivi governativi in competizione interna per promozioni, privilegiando target “duri” (misurabili) a breve termine. Centrale, nella moltitudine di target utilizzati, è la crescita del Pil.
Quando il governo centrale identifica un settore strategico (semiconduttori, veicoli elettrici, energie rinnovabili…) e lo inserisce nei propri piani quinquennali, si innesca una corsa tra governi locali per attrarre e sostenere aziende in quel settore. Non perché la propria provincia sia ben posizionata per lo sviluppo di un settore particolare, ma perché seguire la linea centrale diventa il modo più veloce e sicuro per garantire crescita economica locale, e supportare la propria carriera.
Il centro tenta di contenere gli eccessi, ma rimane in parte vittima del proprio successo politico: più forte è la spinta centrale alla crescita settoriale, più intensa è la competizione fra province per dimostrare risultati tangibili.
Gli interessi locali moltiplicano gli effetti delle direttive centrali
In un sistema che ottimizza per risultati tangibili nel breve termine in contesti locali, la distribuzione del supporto finanziario può anche divergere sensibilmente dagli obiettivi strategici del governo centrale.
Il settore dei semiconduttori è paradigmatico: la Cina ha designato i semiconduttori come “massima priorità industriale” nel 2013, e da allora ha investito centinaia di miliardi di dollari attraverso degli specifici “Big Fund”. Ma gran parte di questi fondi è stato utilizzato per espandere la capacità produttiva in tecnologie mature, non in ricerca e innovazione. Nel 2022, l’industria di semiconduttori in Cina investiva in R&D il 7,6% dei ricavi, contro il 18,8% delle aziende americane.
Questa divergenza emerge da una logica precisa: il denaro allocato dalle direttive centrali, viene interpretato dalle province come opportunità per sostenere impiego e sviluppo locale; non necessariamente per perseguire innovazione radicale. Le dinamiche locali trasformano così tutti gli obiettivi centrali, anche quelli di innovazione e ricerca, in gare di “capacity building”.

(immagine da Freepik)
Anche il governo centrale critica questa logica antimercato, ma con scarsi risultati. Nel 2020, il Ministero dell’Industria esortò pubblicamente al consolidamento dell’industria automobilistica elettrica, per ridurre “duplicazioni locali” e “sovrainvestimenti”. Tuttavia, diverse imprese continuarono a operare grazie a forme di sostegno da parte dei governi locali. Una simile dinamica si osservò già nel 2016 con le grandi acciaierie.
Il paradosso è evidente: Pechino riconosce e critica pubblicamente gli eccessi di investimento locale, ma la dipendenza dai proventi di poche aziende, e il sistema di valutazione per dirigenti rendono difficile per i governi locali comportarsi diversamente. Tuttavia, il centro non può punire troppo severamente le province senza compromettere la stabilità economico-territoriale del paese.
In sintesi, in un sistema in cui i governi provinciali dipendono economicamente da grandi player industriali, e in cui la valutazione dei quadri dirigenziali privilegia crescita a breve termine; la sovvracapacità distribuisce maggiori dividendi politici rispetto alla differenziazione economica o alla ricerca pura.
Questa complessità rende indispensabile superare le interpretazioni tradizionali basate sull’economia di mercato, per comprendere le logiche profonde che guidano la crescita cinese, tra sfide di sovraccapacità e spinte centrali per l’innovazione a lungo termine.