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Dai crolli storici ai megatrend: investire tra lezioni del passato e opportunità future

Post di Aleksandra Milan Cortegiano, Director di Valeur Group.
Le crisi finanziarie hanno sempre lasciato cicatrici profonde e insegnamenti duraturi. Ma se la storia invita alla cautela, il futuro offre nuove direttrici di crescita capaci di ridisegnare l’economia globale. Dalla cybersecurity alla sanità digitale basata sull’intelligenza artificiale, dalla robotica ai veicoli autonomi fino al Bitcoin, si delineano megatrend destinati a incidere sui mercati e sui portafogli dei prossimi decenni.
Lezioni dal passato e vulnerabilità attuali
Individuare con precisione la scintilla di un crollo è impossibile. La storia dimostra che le fragilità sistemiche si accumulano nel tempo, ignorate finché una scintilla spesso imprevedibile le fa esplodere. Così fu per la bolla dotcom, per la crisi del 2008 e, più di recente, per la correzione del 2022, innescata dalla guerra in Ucraina ma alimentata da squilibri preesistenti: inflazione elevata, mercato del lavoro surriscaldato e tassi d’interesse destinati a risalire. Oggi, nonostante i progressi dei mercati, permangono segnali di vulnerabilità. Negli Stati Uniti, la creazione di posti di lavoro rallenta, il settore immobiliare mostra debolezza e le valutazioni azionarie restano su livelli storicamente elevati. In un contesto di incertezza, prudenza e selettività restano d’obbligo. Ma il medio-lungo termine offre un’altra prospettiva: concentrarsi sui trend strutturali che stanno plasmando la nuova economia.
Cybersecurity: la difesa digitale come priorità globale
La sicurezza informatica è ormai una componente essenziale della trasformazione digitale. La crescita della connettività, l’aumento delle minacce e regole più severe hanno reso la cybersecurity una priorità strategica per imprese e governi. Il settore è in forte espansione: la spesa globale in prodotti e servizi di sicurezza informatica è attesa a 215 miliardi di dollari l’anno. Allo stesso tempo, il costo medio di una violazione dei dati ha raggiunto i 4,5 milioni di dollari per azienda, un incentivo potente a rafforzare le difese. Anche la normativa contribuisce: la direttiva europea NIS2 impone nuovi standard a oltre 160 mila imprese, ampliando la domanda di soluzioni avanzate. Il risultato è un settore dalla forte potenzialità di crescita, sostenuta dall’urgenza di soluzioni affidabili e innovative. Tuttavia, il settore non è privo di sfide, con valutazioni azionarie elevate e volatilità tipiche dei titoli high growth: molte società trattano a multipli superiori alla media tech (rapporto EV/Vendite spesso sopra 10x) sostenuti più dalla narrativa di crescita che da utili attuali. Spese consistenti in R&D e acquisizioni frenano la redditività nel breve, causando margini compressi e ritardi nel raggiungimento del break-even; il settore risulta così sensibile ai tassi d’interesse e al costo del capitale.
Intelligenza artificiale e sanità: verso la diagnosi predittiva
L’intelligenza artificiale sta trasformando in profondità il settore sanitario, abilitando nuovi modelli di diagnosi, cura e gestione dei pazienti. Dalle piattaforme di supporto clinico alle soluzioni predittive basate su big data, l’IA consente di migliorare l’accuratezza diagnostica, ottimizzare i processi ospedalieri e ridurre i costi operativi. Si parla sempre più di sanità 4.0: algoritmi avanzati analizzano immagini mediche in pochi secondi, monitorano da remoto parametri vitali tramite dispositivi wearable, e favoriscono lo sviluppo di terapie personalizzate. I benefici potenziali sono rilevanti: secondo le stime, l’adozione dell’IA in sanità potrebbe generare valore per 868 miliardi di dollari entro il 2030, tra risparmi e nuove entrate. L’impatto riguarda anche la ricerca farmacologica: sono già in sperimentazione clinica i primi farmaci progettati con algoritmi di intelligenza artificiale, con un mercato stimato in 169 miliardi di dollari entro il 2030. Non mancano tuttavia gli ostacoli: quadro regolatorio frammentato, scarsità di competenze multidisciplinari e accesso limitato a dati clinici standardizzati rallentano la diffusione delle soluzioni. Molti progetti restano confinati in fase pilota e i modelli di business devono ancora consolidarsi.
Robotica e veicoli autonomi: l’automazione alla prova del mercato
Dalla fabbrica al servizio al consumatore, la robotica sta entrando in una fase di accelerazione. La Cina guida la corsa: installa più robot industriali di tutto il resto del mondo e, solo nella prima metà del 2025, ha siglato oltre 80 contratti per lo sviluppo di robot umanoidi, per un valore di circa 465 milioni di dollari. Le applicazioni si moltiplicano, dai magazzini di Amazon (dove operano circa 750 mila robot) fino all’assistenza sanitaria e alla logistica. La spinta tecnologica, combinata alla carenza di manodopera e all’invecchiamento della popolazione, rende l’automazione un megatrend secolare. Tuttavia, la redditività resta inferiore alla media di mercato: l’intensità di capitale e le spese per la ricerca riducono i margini e le valutazioni risultano elevate, con multipli fino al 40-45% superiori all’S&P 500. Un fronte in rapida evoluzione è quello dei veicoli autonomi, in particolare i Robotaxi. In Cina, dove il modello è già operativo in alcune metropoli, la flotta potrebbe arrivare a 1,9 milioni di veicoli entro il 2035, generando un mercato da 47 miliardi di dollari l’anno. Il sostegno istituzionale, l’accettazione dei consumatori e la riduzione dei costi hardware spingono la crescita, ma restano incertezze normative e valutazioni elevate. L’automazione rappresenta indubbiamente una delle trasformazioni industriali più rilevanti dei prossimi decenni, ma richiede visione e orizzonte lungo.
Bitcoin: l’oro digitale tra opportunità e volatilità
Considerato da molti il nuovo “oro digitale”, il Bitcoin resta uno degli asset più discussi. Limitato a 21 milioni di unità e sostenuto da un protocollo decentralizzato, ha attirato una parte crescente di investitori alla ricerca di diversificazione. Pur potendo essere usato per transazioni, nei fatti Bitcoin viene principalmente acquistato e detenuto come riserva di valore alternativa (una sorta di oro 2.0) mentre l’uso nei pagamenti quotidiani rimane marginale. La sua scarsità e la bassa correlazione fino a qualche anno fa con le asset class tradizionali ne fanno un possibile strumento di copertura da rischi macroeconomici e monetari. Tuttavia, la volatilità estrema resta il principale deterrente: dal lancio, il Bitcoin ha più volte perso oltre la metà del proprio valore in pochi mesi. Proprio il 2022 ha messo in luce un altro aspetto: la narrativa del Bitcoin come copertura dall’inflazione non ha retto alla prova dei fatti in quel contesto. Di fronte a una stretta monetaria globale aggressiva, Bitcoin si è comportato come un asset rischioso qualsiasi, crollando di pari passo con i titoli tecnologici e non offrendo alcuna protezione dall’aumento dei prezzi. Inoltre, in assenza di flussi di cassa o metriche fondamentali, il suo prezzo rimane fortemente legato al sentiment di mercato. Bitcoin rimane un esperimento finanziario di frontiera, il cui ruolo strutturale nei portafogli è ancora in evoluzione.
Tra cautela e visione
Le lezioni dei grandi crolli invitano alla prudenza, ma il futuro appartiene a chi sa guardare oltre la volatilità di breve termine. Cybersecurity, intelligenza artificiale, robotica e asset digitali delineano traiettorie di lungo periodo che stanno ridefinendo industria, sanità e finanza. Per l’investitore, la sfida è trovare equilibrio tra difesa e crescita: preservare il capitale dai rischi ciclici e, al tempo stesso, posizionarsi sulle direttrici che guideranno la prossima ondata di innovazione. Con disciplina, diversificazione e consapevolezza del rischio, i megatrend di oggi potrebbero diventare le fondamenta dei rendimenti di domani.