Yacht nell’era Trump: solo status symbol o investimento?

scritto da il 15 Maggio 2025

I recenti eventi geopolitici, a partire dall’irrruzione sulla scena del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno scosso il mondo degli investimenti. Molte posizioni, date per sicure, sono divenute insicure, fragili. Egualmente il mondo degli investitori istituzionali, dei family office e dei risparmiatori, hanno compreso che diversificare il proprio portafoglio non è più una semplice opzione, ma una scelta obbligata.

Resta ovviamente la domanda “dove investire”. Senza ambizione di promuovere uno o l’altro settore vi sono aree di investimento che spesso vengono trascurate perché considerate “esotiche”: caviale, aceto balsamico, vini pregiati e altri alcolici (whisky e bourbon), opere d’arte e, ultimo ma non meno importante degli altri, gli yacht.

Gli asset marini mobili privati, quali yatch di varia stazza che possono solcare mari e oceani, sono un investimento per family office e fondi che ha di recente attratto interesse. Comprendere come entrare in questo settore e comprenderne le dinamiche può essere utile per valutarne le opportunità ed evitare i rischi che ogni investimento ha sempre (ovviamente, investimenti sicuri al 100% = meglio non fidarsi).

L’Italia è una delle principali nazioni attive nel settore della cantieristica (e relativa filiera). L’opportunità di comprendere l’evoluzione di questa industria è davanti a noi.

Cantieri e yacht italiani

“Il settore della cantieristica privata italiana sta vivendo un’importante fase di trasformazione, caratterizzata da crescita, innovazione tecnologica e sostenibilità”, spiega l’avvocato Stefano Notarantonio, founder di Notarantonio Consulting, operante da 12 anni nel settore. “Come italiani siamo leader globali nella produzione di yacht di lusso, grazie alla qualità artigianale, al design esclusivo e all’elevato livello di personalizzazione richiesto da una clientela internazionale sempre più esigente​​”.

Ovviamente si deve considerare che l’industria, per quanto abbia una presenza storica in Italia, ha differenti sfide da affrontare, specie oggi, con le turbolenze geopolitiche in atto. In termini di domanda internazionale e personalizzazione “la crescente domanda di yacht custom-made da parte di armatori di fascia alta – prosegue Notarantonio – sta trainando il settore. I clienti cercano imbarcazioni che riflettano la loro identità e il loro stile di vita, spingendo i cantieri a offrire soluzioni sempre più personalizzate​”.

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Il tema supply chain è un argomento che spesso viene ignorato in molte industrie italiane di nicchia, come quella degli yatch. Per quanto possa apparire di nicchia, rispetto ad altre grandi filiere, quella del lusso, e nello specifico quello dei natanti privati, è un segmento che implica il dispiegamento di numerose risorse umane, maestranze altamente specializzate. Le famose “competenze specialistiche” che all’estero spesso ci invidiano. “Sempre più cantieri puntano a un modello integrato, gestendo l’intero ciclo di vita dell’imbarcazione, dal progetto alla manutenzione post-vendita. Il segmento del refit sta diventando strategico, consentendo di allungare il ciclo di vita degli yacht e di mantenere elevato il loro valore​”, conferma Notarantonio.

Yacht, investimenti alternativi da maneggiare con cura

Nell’adagio comune, diciamo popolare, una persona che compra una barca, ancor di più uno yatch di lusso,, lo fa per il suo piacere personale. Non mancano ovviamente esempi di questo genere. Lo yatch che Jeff Bezos, fondatore di Amazon e terza persona più ricca del mondo secondo Forbes, ha commissionato ai cantieri olandesi ha richiesto lo smantellamento di un antico ponte per far passare in natante e portarlo in acque aperte. Fa la sua figura anche la “barca” di Zuckerberg, secondo uomo più ricco del modo e ceo di Meta. Questi e altri casi simili sono evidenti manifestazioni di ricchezza e potere.

Tuttavia gli yatch possono essere anche degli investimenti, se opportunamente valorizzati, al pari di appartamenti o immobili commerciali detenuti da family office e società di gestione del risparmio. Ovviamente si deve comprendere che la loro valorizzazione non passa per un semplice affitto 4+4. “Negli ultimi anni, i superyacht sono diventati una forma di investimento sempre più considerata da family office e investitori istituzionali”, afferma Paolo Olivieri, founder di Oliver Yachts. “Oltre a essere simboli di lusso e prestigio, questi asset possono generare redditività attraverso un’attenta gestione operativa e fiscale. Tuttavia, la loro valorizzazione e ottimizzazione economica richiedono una profonda conoscenza delle dinamiche regolatorie, finanziarie e strategiche del settore”.

L’importanza delle nuove normative ambientali

L’investimento in superyacht da parte di un family office è una potenziale opportunità per diversificare il portafoglio con un asset concreto e strategico. L’industria dello yachting di lusso è in costante evoluzione, con una crescente domanda di charter (noleggio) di alta gamma e un’attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e l’efficienza operativa. Guardando al futuro, la digitalizzazione della gestione e l’integrazione di soluzioni tecnologiche avanzate per il monitoraggio e la manutenzione potrebbero aumentare ulteriormente la redditività di questo investimento.

L’adozione di carburanti alternativi e l’adeguamento alle nuove normative ambientali saranno fattori chiave per mantenere il valore dell’asset e garantire il suo appeal nel lungo periodo. Per i family office, l’acquisizione di un superyacht rappresenta anche un impegno strategico che richiede una visione chiara e una gestione altamente specializzata. La corretta strutturazione legale, fiscale e operativa consente di ottimizzare la redditività, minimizzare i rischi e massimizzare le opportunità di valorizzazione. Tuttavia, la crescente attenzione normativa impone un approccio professionale e compliance-driven (strategia di investimento orientata al rispetto delle normative e dei requisiti regolamentari).

Refitting e valore protetto nel tempo

“Rivalutazione del capitale e strategie di resale possono esser una prima voce di rilievo per un investitore quale un family office – illustra  Notarantonio -. Gli yacht di marchi prestigiosi (ad esempio Benetti, Cantieri delle Marche, Sanlorenzo oppure l’olandese Feadship) tendono a mantenere il valore nel tempo, specialmente se sottoposti a refitting strategico. Un refit (processo di rinnovamento, riparazione e ammodernamento di un’imbarcazione) programmato ogni 5-7 anni può incrementare significativamente il valore dell’imbarcazione, consentendo un’uscita redditizia dall’investimento​.

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Una seconda soluzione per entrare nel mercato, aggiunge Notarantonio,  è la partecipazione nella filiera della cantieristica e del refit. Alcuni family office stanno diversificando gli investimenti acquisendo partecipazioni in cantieri navali, società di refit e fornitori di componentistica avanzata per yacht. Questa strategia consente di beneficiare della crescita strutturale del settore, oltre che della singola imbarcazione​”.

Caso storico di un super yatch

Poniamo che l’investitore risulti interessato, su cosa potrebbe mettere le mani per avere un reddito? Ipotizziamo quindi l’analisi di un piccolo caso storico basato su un asset come un superyacht di 55 metri, operante sia nei Caraibi che nel Mediterraneo. Vediamo in breve quali sono le implicazioni legali e fiscali, le strategie di gestione per massimizzare il rendimento e i modelli di governance per ottimizzare la proprietà e l’operatività di questa particolare asset class.

“L’investimento in un superyacht destinato al charter richiede conformità a normative marittime internazionali su sicurezza, equipaggio e gestione operativa”, spiegano Bill Thiem e Harry Peralta, founders di Globe Regal Yachting. “La gestione operativa implica contratti che garantiscano compliance e tutela legale, inclusi accordi standardizzati per il noleggio. Un corretto inquadramento giuridico consente di minimizzare i rischi e ottimizzare la redditività dell’asset. La conformità al Maritime Labour Convention (MLC 2006), all’International Safety Management Code (ISM) e alle regolamentazioni della bandiera scelta è essenziale per operare legalmente.

Dal punto di vista legale, il superyacht deve essere registrato in una giurisdizione adatta, come per esempio, ma non solo, Malta, Isole Marshall o Cayman Islands, per ottimizzare la fiscalità e rispettare le direttive sull’Anti-Money Laundering (AML) e la trasparenza sulla proprietà effettiva (Beneficial Ownership Transparency)”, chiariscono Thiem e Peralta.

Attenzione maniacale agli standard per non sbagliare

“L’impiego di uno Yacht Management Agreement con una società specializzata garantisce il rispetto degli obblighi normativi relativi alla sicurezza, alla gestione dell’equipaggio e alla conformità fiscale”, avverte Notarantonio. “Inoltre, i contratti di noleggio devono essere redatti secondo gli standard MYBA Charter Agreement, per tutelare sia il proprietario che i clienti, minimizzando i rischi legali derivanti dall’attività commerciale. Affinché lo yacht possa operare nel settore del charter di lusso, è essenziale che sia conforme alle normative della Maritime and Coastguard Agency (MCA) Code of Practice o dell’International Safety Management (ISM) Code, che stabiliscono standard di sicurezza, equipaggio e gestione operativa”, conclude l’avvocato.

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“Una pianificazione efficace prevede la collaborazione con società di yacht management specializzate, che si occupano dell’operatività quotidiana, del coordinamento dell’equipaggio e della gestione delle prenotazioni di charter. L’obiettivo è garantire una massimizzazione dell’utilizzo dell’asset durante le stagioni di alta domanda e un’efficiente gestione dei periodi di manutenzione per preservarne il valore nel tempo”, spiegano ancora Thiem e Peralta.

Cifre alla mano per massimizzare il rendimento

I conti li fa Olivieri: “Un family office che gestisce un superyacht di 55 metri su doppia stagione (Mediterraneo in estate, Caraibi in inverno) deve adottare un approccio altamente professionale per massimizzare il rendimento dell’investimento. Un esempio concreto è quello di una società di gestione che coordina tutte le attività operative: dalla selezione dell’equipaggio alla gestione delle prenotazioni di charter, passando per la manutenzione periodica e la logistica degli spostamenti”. Ed ecco le cifre.

  • – Revenue Model: Il chartering su base settimanale per un superyacht di queste dimensioni si attesta mediamente tra 250.000 e 400.000 euro a settimana, con una stagione attiva di circa 12-14 settimane. L’uso combinato delle due stagioni permette di ridurre i periodi di inattività e massimizzare i profitti.
  • – Cost Structure: Il costo operativo annuo oscilla tra 2,5 e 4 milioni, includendo equipaggio altamente specializzato e selezionato (stipendi e oneri sociali), carburante, manutenzione, assicurazione e costi portuali. Una gestione ottimizzata permette di ridurre le spese non necessarie e migliorare il margine operativo netto.
  • – Valorizzazione ed Exit Strategy: L’implementazione di aggiornamenti tecnologici, la manutenzione costante e un brand consolidato nel mercato del charter aumentano la rivendibilità dell’asset. Molti family office pianificano una strategia di uscita a medio termine vendendo l’unità a un altro investitore istituzionale o a un privato.

Un mondo di nuovi super ricchi e futuri noleggiatori

Per quanto le sfide per assicurare una continuità di crescita economica, e preservazione di ricchezza, appaiano sempre più complesse, è anche vero che l’emersione di nuovi centri di potere, in un mondo multipolare, porterà all’emersione di nuovi super ricchi e futuri noleggiatori di yacht che, nella necessità di affittarne uno importante, senza volerlo per forza acquistare, si riveleranno ottimi clienti per coloro che hanno investito in questo settore.

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