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Decarbonizzazione: a che punto siamo? (Oltre l’ideologia)


Post di Manuel Piatti, General Manager di Enercom*-
All’inizio del XXI secolo, gli equilibri energetici globali hanno subito un’accelerazione. L’impennata dei prezzi del petrolio, trainata dalla crescita nei Paesi emergenti, ha evidenziato la fragilità dei modelli energetici dominanti e ha riacceso il dibattito sulla necessità di una profonda trasformazione del sistema energetico. Parallelamente, la crisi climatica ha assunto un ruolo centrale nelle agende politiche globali. Il cambiamento climatico non è più una questione futura, ma una realtà presente, da affrontare con urgenza.
A livello internazionale, l’Accordo di Parigi e, in Europa, il pacchetto “Fit for 55”, hanno segnato un cambio di passo. Ma mentre gli obiettivi si fanno sempre più ambiziosi, le politiche adottate faticano a stare al passo, spesso frenate da approcci ideologici e visioni dogmatiche che complicano il raggiungimento di risultati concreti. Il dibattito sull’energia è ancora troppo spesso polarizzato: tra chi invoca una transizione “a qualunque costo” e chi la ostacola in nome dell’economia, manca una via di mezzo lucida e realistica.
Oggi più che mai serve un cambio di paradigma: passare dalla politica dei simboli a quella dei risultati. La decarbonizzazione è un obiettivo condiviso, ma il percorso per raggiungerlo deve essere costruito su basi solide, scientifiche ed economicamente sostenibili: non servono proclami, bensì soluzioni.
La transizione è già iniziata, ma va guidata
Il processo di transizione energetica è in corso in molti Paesi, ma procede con velocità e approcci molto differenti. Nonostante l’emergenza climatica imponga un cambio di rotta, oggi le fonti fossili rappresentano ancora circa il 77% del consumo energetico globale (IEA, World Energy Outlook 2023). Il petrolio resta la principale fonte di energia a livello mondiale, seguito da carbone e gas naturale. Questo conferma che la transizione è ancora lontana dal compimento e che non può prescindere da una gestione oculata delle fonti esistenti.
Ciononostante, il comparto delle energie rinnovabili cresce a ritmo sostenuto. Nel 2023 sono stati installati nel mondo oltre 500 GW di nuova capacità rinnovabile, il livello più alto mai registrato, con un incremento del 50% rispetto al 2022 e un aumento del 400% rispetto al 2010. Il solare fotovoltaico da solo ha rappresentato quasi il 75% di queste nuove installazioni. (IEA, Renewable Energy Market Update 2024)
L’Italia, in questo contesto, si è distinta per un’accelerazione significativa: nel 2023 ha installato circa 6 GW di capacità solare – sei volte di più rispetto al 2021 – portando la potenza complessiva installata sopra i 30 GW. (GSE – Gestore Servizi Energetici)
Decarbonizzazione e rinnovabili, quali criticità
Tuttavia, questo boom di rinnovabili non è privo di criticità. La produzione da fonti come il sole e il vento è per natura discontinua e non programmabile: l’intermittenza rappresenta una delle principali sfide tecnologiche; per garantirne l’integrazione stabile nella rete, è necessario sviluppare in parallelo sistemi di accumulo avanzati (batterie, idrogeno, pompaggio idroelettrico) e modernizzare le infrastrutture elettriche.
Secondo ENTSO-E, l’associazione europea dei gestori di rete, le reti elettriche europee necessitano di almeno 584 miliardi di euro di investimenti entro il 2030 per essere pronte alla domanda crescente e alla decentralizzazione della produzione energetica. (ENTSO-E & E.DSO, 2023 System Needs Study). Anche l’impatto territoriale delle rinnovabili è un tema da affrontare con attenzione. Grandi impianti solari ed eolici possono generare opposizione da parte delle comunità locali, influenzare negativamente i paesaggi e incidere sulla biodiversità. È quindi necessario trovare un equilibrio tra produzione pulita e tutela del territorio, attraverso una pianificazione attenta, la partecipazione dei cittadini e l’integrazione con l’ambiente.
Sul piano strategico, l’Unione Europea ha varato un piano climatico ambizioso, allocando 578 miliardi di euro per l’azione per il clima nel bilancio 2021–2027, a cui si sono aggiunti 15 miliardi di euro supplementari nel 2023 tramite il programma REPowerEU. (Commissione Europea – European Green Deal)
Questi fondi sono destinati a supportare la transizione energetica, promuovere l’efficienza, potenziare le rinnovabili e ridurre la dipendenza dall’importazione di energia, in particolare da Paesi terzi come la Russia. Tuttavia, le forti differenze nei mix energetici nazionali, nei livelli di sviluppo tecnologico e nei vincoli normativi rendono complessa l’implementazione di una strategia comune efficace e uniforme.
Oltre i tabù: il ritorno del nucleare ?
Tra i temi più polarizzanti c’è senza dubbio quello del nucleare. Dopo Chernobyl e Fukushima, in molti Paesi europei – Italia inclusa – l’opposizione al nucleare è diventata un elemento quasi “identitario” per intere aree politiche e ambientali. Ma oggi, alla luce delle sfide attuali, il nucleare sta tornando sotto una nuova luce: non come panacea, ma come componente fondamentale di un mix energetico realistico.
Personalità come Chicco Testa, già ambientalista militante, hanno riconsiderato pubblicamente la propria posizione, riconoscendo che l’energia nucleare di nuova generazione – in particolare i reattori modulari SMR – può offrire una produzione continua, sicura e a basse emissioni.

Il nucleare sta tornando sotto una nuova luce: non come panacea, ma come componente fondamentale di un mix energetico realistico (Designed by Freepik)
Nessuna fonte, da sola, può garantire decarbonizzazione, sostenibilità e sicurezza. La vera chiave è la diversificazione: un mix bilanciato tra rinnovabili, nucleare, gas naturale di transizione e, in futuro, idrogeno. Questo approccio consente di mitigare i rischi legati all’approvvigionamento, alle fluttuazioni dei prezzi e agli eventi geopolitici, garantendo continuità e stabilità al sistema energetico.
La sicurezza energetica è diventata una priorità per governi e imprese. L’Italia ha sperimentato direttamente i rischi della dipendenza da forniture esterne: diversificare fonti e rotte di approvvigionamento è una strategia non solo economica, ma strategica.
Efficienza ed economia circolare
Oltre a produrre energia più pulita, è fondamentale consumare meno e meglio: l’efficienza energetica è la prima “fonte rinnovabile” disponibile. Secondo l’IEA, può contribuire fino al 40% delle riduzioni necessarie per gli obiettivi climatici. In Italia, il 43,9% delle grandi imprese ha adottato innovazioni per il risparmio energetico, ma tra le PMI la percentuale è molto più bassa. Serve una strategia che premi gli investimenti in efficienza, digitalizzazione e innovazione tecnologica.
Anche l’economia circolare gioca un ruolo cruciale: progettare prodotti e processi per ridurre gli sprechi, recuperare energia e materia, aumentare la resilienza delle filiere.
Le politiche di decarbonizzazione devono funzionare, non solo esistere
La quantità di politiche climatiche adottate è cresciuta ovunque. Uno studio pubblicato su Science ha analizzato 1.500 politiche implementate in 41 Paesi tra il 1998 e il 2022, rilevando solo 63 interventi realmente efficaci. Il gap tra ambizione e risultati resta significativo: si stima che entro il 2030 mancheranno all’appello circa 23 miliardi di tonnellate di CO₂ rispetto ai target.
È qui che entra in gioco il policy mix: combinare strumenti fiscali, sussidi, regolazioni intelligenti. Le politiche isolate raramente funzionano, ma pacchetti ben progettati possono produrre risultati misurabili, come mostrano i dati OCSE.
Negli ultimi anni, l’Italia ha compiuto progressi importanti nella transizione energetica, ma il ritmo di avanzamento rischia di non essere sufficiente per raggiungere gli obiettivi fissati a livello europeo e internazionale. Secondo il Rapporto sul Sistema Elettrico 2023 di Terna, la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ha raggiunto il 36,8%, con una produzione di 112 terawattora su un fabbisogno complessivo di 306 terawattora. Anche sul fronte delle emissioni si registrano segnali positivi: l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha comunicato che nel 2023 le emissioni italiane di gas serra si sono ridotte del 26% rispetto ai livelli del 1990, passando da 521 a 385 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente.
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), redatto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, fissa traguardi ancora più ambiziosi per il 2030. Tra questi, una quota del 30% di energie rinnovabili sui consumi finali lordi e una riduzione del 33% delle emissioni nei settori non soggetti al sistema ETS (Emission Trading System) rispetto al 2005.
Semplificazione amministrativa, certezza normativa, pianificazione strategica.
Nonostante queste traiettorie incoraggianti, l’attuazione concreta delle politiche è rallentata da ostacoli strutturali. Le lunghe tempistiche autorizzative, la sovrapposizione di competenze tra amministrazioni centrali e locali, nonché la complessità della normativa vigente, rappresentano i principali fattori di freno. Secondo Elettricità Futura, l’associazione che rappresenta le imprese del settore, sono attualmente bloccati oltre 2.000 progetti di impianti da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva stimata in circa 50 gigawatt.
Le potenzialità, dunque, ci sono. Ma per tradurre questi progetti in realtà è necessario un forte impegno sul piano delle semplificazioni amministrative, della certezza normativa e della pianificazione strategica.
La decarbonizzazione è una sfida cruciale per il futuro del pianeta, ma va affrontata con pragmatismo. La retorica ideologica non produce energia, non abbassa le bollette, non riduce le emissioni. Servono scelte basate su dati, innovazione e responsabilità. Servono visione industriale, alleanze pubblico-private e capacità di adattare le politiche alla realtà.
*Gruppo Enercom
Il Gruppo Enercom è una delle maggiori realtà italiane private del settore Energy & Utilities, con alle spalle una tradizione di oltre 70 anni. Le aziende del Gruppo Enercom operano in 5 principali aree di business nel mercato dell’energia: produzione, distribuzione, vendita, efficientamento energetico e servizi. Il Gruppo porta energia a più di 185.000 persone e aziende, conta 36 punti vendita a marchio sul territorio, 400 dipendenti e investe ogni anno più di 20 milioni di euro in infrastrutture, mezzi, risorse umane.