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Materie prime critiche e autonomia strategica: le carte dell’Europa


Post di Matteo Beretta, Partner, Cleary Gottlieb, e Sebastien Bumbolo, Public & EU Affairs Manager –
Le materie prime critiche (Critical Raw Materials, in breve i “CRM”) sono sempre più al centro dell’agenda politica europea e internazionale. La guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti, l’accordo sui minerali firmato tra Washington e Kiev, o il crescente interesse strategico per la Groenlandia dimostrano quanto la contesa per l’accesso a queste risorse sia diventata una priorità. Il motivo è evidente: i CRM sono indispensabili per la transizione verde e digitale, oltre che per settori chiave come difesa e aerospazio. Per fare qualche esempio pratico: litio, cobalto e nichel alimentano le batterie dei veicoli elettrici, silicio metallico e gallio sono fondamentali per i semiconduttori, il tungsteno per i dispositivi elettronici, il boro per le turbine eoliche, il magnesio e lo scandio per la costruzione e funzionamento di aeroplani.
Materie prime critiche: la corsa all’oro del XXI secolo
L’interesse globale verso queste risorse ha innescato una vera e propria corsa all’oro del XXI secolo, in cui la posta in gioco è la capacità degli Stati di garantire un accesso stabile, sicuro e sostenibile a input fondamentali per le tecnologie del futuro. Gli Stati Uniti hanno puntato su catene interne e alleanze internazionali, spingendo di recente sulla produzione mineraria nazionale. La Cina ha investito massicciamente all’estero – ad esempio nel litio – sviluppando al contempo la raffinazione domestica. Il Giappone ha scelto diplomazia, innovazione e riciclo. Australia e Canada si sono ritagliati un ruolo da fornitori affidabili.

La nuova corsa all’oro: il controllo delle fonti di materie prime critiche ha assunto un ruolo cruciale per gli Stati. (Immagine generata da ChatGPT 4o)
L’Unione europea ha reagito con più lentezza, ma con l’approvazione del Critical Raw Materials Act (“CRMA”), entrato in vigore il 23 maggio 2024, ha segnato un cambio di passo. L’obiettivo è chiaro: rafforzare l’autonomia strategica in fatto di materie prime critiche estraendo, trasformando e riciclando di più sul suolo europeo, diversificando le fonti esterne, coordinando gli acquisti e creando riserve comuni. L’impegno si sta dimostrando concreto: poche settimane fa l’UE ha selezionato 47 nuovi progetti strategici, per un investimento complessivo di capitale pari a 22,5 miliardi di euro, con l’obiettivo di rafforzare tutte le fasi della filiera dei CRM.
Il regolamento UE solleva dubbi
Ma l’attuazione del CRMA apre interrogativi giuridici rilevanti che l’UE dovrà affrontare nel più recente futuro. Il regolamento prevede strumenti di emergenza che, in caso di crisi, potrebbero limitare le esportazioni verso Paesi terzi o persino all’interno dell’UE, mettendo alla prova il principio della libera circolazione delle merci (artt. 28-36 TFUE).
Sebbene il regolamento UE del 2015 sul regime comune delle esportazioni stabilisca che l’export verso Paesi terzi sia generalmente libero, consente deroghe in presenza di motivi strategici o situazioni di emergenza. È quanto già avvenuto con i divieti verso la Russia, le restrizioni sui beni a duplice uso, la disciplina sull’export dei semiconduttori e le misure adottate durante emergenze sanitarie. In caso di crisi, nulla impedisce che regole analoghe vengano estese anche ai CRM.
Per quanto riguarda il commercio intra-UE, la Corte di giustizia ammette deroghe solo in presenza di interessi pubblici imperativi, purché siano proporzionate e non discriminatorie. Durante la pandemia, alcuni Stati le hanno sfruttate per frenare l’export di dispositivi sanitari. Il Regolamento n. 2024/2747 relativo a misure in materia di emergenza e resilienza del mercato interno, pubblicato in data 9 ottobre 2024, fornisce però ora alla Commissione strumenti per gestire simili tensioni e garantire la tenuta delle catene strategiche, che di certo potranno essere utilizzate per i CRM.
La sfida (non è una novità)? Mettere d’accordo i 27
La vera sfida, tuttavia, è politica: allineare 27 strategie industriali e convincere ogni Stato che i propri investimenti nei CRM genereranno benefici collettivi. I rapporti Letta e Draghi insistono sulla necessità di un’azione condivisa per assicurare l’accesso alle risorse vitali per il futuro europeo.
Il CRMA concretizza questo approccio con due strumenti chiave: l’articolo 17, che affida alla Commissione il compito di facilitare accordi di fornitura per progetti strategici nel rispetto delle regole sulla concorrenza; e l’articolo 25, che consente di aggregare la domanda delle imprese europee per lanciare appalti congiunti. Un modo per negoziare condizioni migliori, senza violare le norme antitrust.
Come rafforzare l’autonomia europea in fatto di materie prime critiche?
Ma resta un interrogativo cruciale: come garantire ai singoli Stati che i loro investimenti in progetti inerenti le materie prime critiche avranno un ritorno tangibile, soprattutto in tempi di crisi? Una risposta arriva dall’articolo 23 del CRMA, che prevede la creazione, entro maggio 2026, di scorte strategiche a livello UE, il coordinamento di eventuali riserve nazionali, e incentivi a creare riserve anche nel settore privato. In caso di emergenza, sono previsti meccanismi di mutuo soccorso tra Stati membri, sull’esempio di quanto già accade nel settore elettrico.
Attraverso un mix di acquisti congiunti, riserve strategiche, regole comuni e cooperazione rafforzata, l’UE cerca di evitare gli errori del passato anche più recente. La sfida è attuale e decisiva: serve un’azione rapida e coordinata se si vuole rafforzare l’autonomia economica europea e il suo peso geopolitico in un contesto sempre più esposto alle vulnerabilità geopolitiche dei Paesi ricchi di materie prime critiche.