Tecnologia, ricerca e AI: l’Italia può correre (senza freni a mano)

scritto da il 06 Giugno 2025

Post di Emmanuel Becker, Ceo di Mediterra DataCenters – 

Dal “Beyond Reality”, al Web 3.0 e all’utilizzo efficiente dell’intelligenza artificiale, fino al quantum computing e all’impatto dell’IA e della robotica nell’industria (Human Augmentation): a qualche settimana dalla conclusione del Technology Forum 2025 organizzato da TEHA Group sono più che mai attuali gli spunti di confronto emersi dalla 14^ edizione. Condividerò a seguire alcuni dei “Key Take Aways” di questa appassionante due-giorni, evidenziando alcuni dati e analisi che interessano più da vicino il settore dei Data Center e dell’AI, ma anche il nostro Sistema Paese.

Una Ferrari, ma per ora ha il freno a mano tirato

Il nostro Belpaese può contare su alcuni degli scienziati più brillanti, eppure i nostri investimenti annui in ricerca e sviluppo sono fra i più bassi in Europa con un Gdp (Tasso di crescita) che fra il 2000 ed il 2023 si attesta allo 0,7%. Ci superano Romania, Bulgaria, Estonia, Polonia e Ungheria. Non bisogna stupirsi se l’Italia è ancora un mercato poco attrattivo per gli investitori: nel ranking TEHA-Global Innosystem Index 2025 il nostro Paese si colloca al 30° posto per qualità dell’innovazione, con un punteggio di 2.83 che lo colloca persino al di sotto della media di 3.21, perdendo così ben 16 punti rispetto ai 2.99 del 2022 (pari a meno 2 posizioni in classifica). In testa alla classifica Israele, Singapore e il Regno Unito.

La situazione non migliora nemmeno se consideriamo il piazzamento ottenuto dall’Italia in base al ranking che combina le cinque “variabili chiave” – risorse umane, investimenti per la ricerca, ecosistema innovazione, attrattività, efficacia. Anche in questo caso, l’Italia scala la parte medio-bassa della classifica, conquistando – se così si può dire – il 36° posto. Medaglia d’oro per Svezia, Israele e Singapore, seguite da Danimarca, Sud Korea ed Estonia, “premiate” con la medaglia d’argento.

Interessanti anche le “soluzioni” che emergono dalla “What if Analysis” di TEHA: per entrare nella Top 5 dei migliori Paesi europei, l’Italia dovrebbe aumentare gli investimenti annui per l’educazione scolastica del 5,75% e portare al 53% della popolazione anche il numero di persone con una formazione universitaria. Questo cambio di marcia porterebbe il Sistema Italia a guadagnare ben 11 posizioni, passando dal 36° al 25° posto nella classifica “Human Capital”.

Nella ricerca il più potente booster di ROI e produttività

Oggi più che mai senza ricerca non può esserci scienza, senza scienza non c’è visione e quindi, non può esserci futuro. E’ questo il mantra che ha caratterizzato il Technology Forum e che ha evidenziato, dati alla mano, come la ricerca sia davvero un potente booster per ROI, produttività, crescita, e di conseguenza, il vero motore per la creazione di posti di lavoro. Un aumento medio del 22% nella produttività dei dipendenti, accompagnato da una capitalizzazione di mercato del 71%: sono solo alcuni dei dati che esprimono l’impatto medio degli investimenti in ricerca e sviluppo sulle aziende del panel TEHA nel 2023.

Data Center: in Italia 23 miliardi di investimenti entro il 2030

L’Italia ha il potenziale per diventare un hub tecnologico di riferimento, grazie a un mix energetico unico in Europa. Entro il 2029, il 60% delle infrastrutture tecnologiche per la gestione dei dati saranno “Hyperscale”: di grandi dimensioni, centralizzate e scalabili. In Italia è presente il 7,6% dei data center in UE, siamo al 5° posto in Europa e al 12° a livello globale. Sono alcuni dei risultati della prima analisi della Community Data Center Italia di TEHA Group presentata al Technology Forum 2025.

Con un volume d’affari stimato in 12-30 miliardi di euro entro il 2030, la capacità dell’Italia di attrarre investimenti in questo settore dipenderà soprattutto dalla sua visione strategica e dalla sua capacità di esecuzione. Ma in questo scenario è fondamentale che la crescita esponenziale nella domanda di energia non si trasformi in un enorme collo di bottiglia sulla spinta dei carichi di lavoro richiesti dall’AI, che potrebbero triplicare nei prossimi cinque anni. E l’efficienza dovrà essere olistica e sempre più sostenibile.

Oltre le (solite) FLAP Cities per la svolta green

E proprio in linea con questo approccio, Mediterra attraverso la creazione di Data Center Premium regionali nelle città digitalmente strategiche – sostiene lo sviluppo di Hub digitali green. Un’alternativa alla logica dei mega service provider one-fits-all delle Flap Cities (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi), che ha come principale obiettivo l’efficientamento del settore attraverso il consolidamento dei CED (Centri Elaborazione Dati) aziendali in ecosistemi di Data Center locali più sicuri e resilienti, con una considerevole diversificazione del rischio energetico. Un trend – quello dei NetZero Digital Hub – che è stato ampiamente sostenuto nel corso del Technology Forum: l’ubicazione intelligente, il riuso adattivo e la costruzione a basse emissioni di carbonio definiranno la prossima ondata di infrastrutture tecnologiche per i dati, che si inseriranno sempre più all’interno di ecosistemi locali.

Innovazione: l’AI accelera, non crea

In primo piano durante il Forum anche un importante messaggio chiave: l’AI accelera l’innovazione, ma non è un fattore di innovazione. L’AI si basa, infatti, e attinge a un infinito “serbatoio” di dati del passato, ma non ha una reale capacità predittiva del futuro. L’intelligenza artificiale accelera il lavoro, ma non potrà mai sostituire ruoli ad elevato valore aggiunto. Casomai, liberando tempo e risorse, favorirà il reskilling e la riqualificazione professionale. La vera chiave è ridisegnare i processi per integrare al meglio l’AI generativa in nuovi paradigmi, ripensando ruoli e decisioni. Responsabilità, consapevolezza e super visione saranno le parole chiave per mantenere al centro la componente umana.

Secondo… oggi oltre il 60% delle grandi aziende italiane utilizza l’AI (Fonte: elaborazione TEHA Group su dati proprietari 2025), con casi d’uso che raggiungono la maggior diffusione per la gestione dei dati (35,4%), il supporto tramite Chatbot (23,2%) e analisi predittive (22,2%) e con ritorni visibili sia in termini di produttività (+3,2%) che di miglior produttività nella gestione dei task, delle ricerche, dell’accelerazione dei tempi operativi. Tuttavia, per oltre il 70% delle imprese, l’AI rischia di essere una rivoluzione senza governance, perché mancano ancora una strategia dedicata ed un budget. Inoltre, in base al Digital Intensity Index che esprime il tasso di innovazione medio d’impresa per Paese – elaborato da TEHA su dati ISTAT 2025 – l’Italia si colloca al 24° posto nella parte bassa del ranking su un totale di 28 Paesi considerati.

Titoli di coda

Mi piace concludere questo riepilogo con una considerazione personale rivolta al settore della Digital Economy e alla sua evoluzione. Uno sguardo attento alla platea del Technology Forum mi ha restituito questa “fotografia”: una percentuale molto bassa di “quote rosa” in sala – a occhio direi meno del 5% – ed una stragrande maggioranza di Senior Manager over 60. Esigua anche la rappresentanza dei nuovi talenti. Dobbiamo davvero pensare che assistere alle dinamiche in atto per l’innovazione sia diventato un “premio” alla Seniority e alla classe dirigenziale accreditata? Infine, quanto è spesso ancora il soffitto di cristallo da infrangere per garantire alle donne le pari opportunità che meritano (se e quando le meritano)? Si tratta, ovviamente, di considerazioni che esulano dal Forum organizzato da THEA, che ha offerto come sempre un palcoscenico privilegiato di osservazione e dibattito sui macro trend in atto in tema di innovazione digitale.