Auto cinesi: il caos apparente dei prezzi nasconde un piano

scritto da il 20 Giugno 2025

Dietro la brutale competizione sui prezzi che sembra terremotare il settore automobilistico cinese si nasconde un piano più sofisticato. Quella che appare come una corsa distruttiva verso il basso a ben vedere è più un processo di consolidamento del mercato accuratamente orchestrato, progettato per creare campioni nazionali pronti a conquistare i mercati globali.

I numeri raccontano la storia. L’indice dei prezzi automobilistici cinesi è crollato da 100 a 84 dal 2023, devastando i margini in tutto il settore. Più di un terzo dei costruttori cinesi quotati ha ora passività superiori agli asset, secondo Bloomberg. Eppure questo non è il preludio al collasso sistemico che alcuni osservatori temono: è darwinismo industriale deliberato.

L’AlixPartners Automotive Outlook 2025 rivela l’obiettivo finale di Pechino. Mentre il mercato automobilistico europeo ristagna e gli Stati Uniti affrontano venti contrari dalle tariffe, il settore automobilistico cinese, pur se in momentaneo rallentamento, continuerà a superare la crescita occidentale nei prossimi cinque anni. I brand cinesi, che attualmente detengono il 5% del mercato europeo, sono destinati a raddoppiare quella quota entro il 2030.

Perché la vicenda Evergrande c’entra poco

Il colosso BYD, che in meno di un quinquennio è diventato leader globale, esemplifica questa strategia in azione. Dopo aver già superato Tesla in diversi mercati europei, il leader cinese dei veicoli elettrici pianifica di investire 20 miliardi di dollari in Europa, ancorato da una fabbrica ungherese che servirà il continente. Questa espansione sfrutta l’infrastruttura della Belt and Road Initiative (anche tramite il porto greco del Pireo, di proprietà del colosso cinese Cosco), creando una catena di approvvigionamento integrata che i concorrenti occidentali hanno serie difficoltà a eguagliare. Con BYD in prima fila ci sono il primo esportatore cinese, Chery, che in Europa sta spingendo i suoi brand Omoda e Jaecoo, e il gruppo statale Saic Motor, con il brand MG Motor.

Auto
L’analogia con Evergrande, recentemente evocata dal presidente di Great Wall Motor, potrebbe essere fuorviante. A differenza del settore immobiliare, un mercato tutto interno, i veicoli elettrici rimangono una priorità strategica per Pechino. Quando necessario, lo stato interviene in modo deciso con le banche: recenti misure di sostegno includono l’eliminazione delle commissioni sui prestiti per i concessionari in difficoltà. Questa rete di sicurezza garantisce la sopravvivenza del sistema mentre i player più deboli escono dal mercato.

È cruciale ribadire che i margini ridotti all’osso non frenano investimenti e innovazione. Spicca ancora una volta BYD con il marchio Denza, che esprime l’ambizione nel premium. Forte di oltre 100 milioni di investimenti in R&S e di un team internazionale di 120mila ingegneri, il brand è nato da una jv con Mercedes-Benz ed oggi interamente controllato dal gruppo di Shenzhen. I produttori cinesi, del resto, mantengono il loro vantaggio competitivo attraverso l’integrazione verticale, l’efficienza produttiva e la velocità decisionale. Raggiungendo il mercato due volte più velocemente dei rivali occidentali, secondo AlixPartners.

La mano invisibile, banche in azione

I recenti appelli di Pechino alla “moderazione” e alla “concorrenza sostenibile” non dovrebbero essere interpretati come debolezza. Si tratta di una stabilizzazione ben orchestrata, che consente ai campioni nazionali di consolidare le posizioni domestiche prima dell’espansione internazionale. I ricorrenti dibattiti sulla trasparenza delle statistiche cinesi suggeriscono che le autorità hanno ogni interesse a proiettare forza settoriale, anche se questo richiede di manipolare i numeri.

La pressione competitiva ha effettivamente messo in crisi decine di piccoli operatori (in Cina nel centinaio di brand attivi, pochi hanno reale forza d’urto), ma a differenza del settore immobiliare, l’auto elettrica gode del pieno sostegno strategico del governo. Il sistema bancario, ancora fortemente influenzato dalle priorità di Pechino, fornisce il supporto finanziario necessario per sostenere questa transizione.

Intanto l’ultima mossa, ufficialmente, è una frenata sui sussidi: saranno sospesi in almeno sei province, mentre le autorità indagano sulla vendita delle cosiddette auto a km zero che non sono tali.

Il rischio sistemico rimane contenuto

E l’Europa? Il continente è alle prese con una crescita piatta e una transizione energetica costosa, incerta, mentre affronta una penetrazione cinese in accelerazione. La combinazione di prezzi aggressivi, gamma di prodotti rinnovata e qualità in rapido miglioramento minaccia di ridisegnare fondamentalmente le dinamiche competitive.

Le case automobilistiche europee devono confrontarsi con una realtà scomoda: la guerra dei prezzi cinese non è un bluff o un’aberrazione temporanea. Rappresenta un approccio sistematico alla conquista del mercato globale, eseguito con la caratteristica precisione di Pechino. La rapidità decisionale cinese — il doppio rispetto agli OEM occidentali nel time-to-market — combinata con l’efficienza produttiva e l’integrazione verticale, crea un vantaggio competitivo difficile da colmare.

Il rischio sistemico rimane contenuto grazie alla rete di protezione statale, ma gli effetti sulla competizione globale sono già visibili. La strategia cinese non mira solo alla sopravvivenza domestica, ma alla dominanza internazionale attraverso una selezione darwiniana che elimina i deboli e rafforza i forti.

La lezione per l’industria dell’auto europea

La vera questione per l’Europa non è se la guerra dei prezzi cinesi sia sostenibile nel lungo termine, ma come reagire a un processo che ha già iniziato a ridisegnare la geografia competitiva globale. Un processo che, per tempistiche e metodo, porta la firma inconfondibile della politica industriale cinese: paziente, strategica e spietatamente efficace. Il caos è davvero solo apparente. Dietro di esso tutti gli indizi sembrano condurre a un piano che porta l’inconfondibile marchio di Pechino — un’operazione di ingegneria industriale progettata per dominare il futuro dell’automotive globale.