La formazione del futuro? Non solo soft skills 

scritto da il 28 Luglio 2025

Post di Cinzia Pollio, Direttrice di Fondazione AIB e ISFOR

Oggi la formazione è sempre più importante per sostenere lo sviluppo delle aziende. Lo è perché, come noto, i contesti competitivi sono sempre più mutevoli, incerti, complessi, ambigui. Le aziende hanno bisogno di riposizionarsi costantemente, individuando nuove opportunità, lanciando nuove iniziative e, al loro interno, le persone devono fare altrettanto, adeguando le loro competenze alle richieste professionali emergenti. Ciò è vero sia per le aziende in sviluppo, chiamate a reggere l’espansione di mercati, attività, dimensioni aziendali, sia per quelle in settori in crisi, come l’automotive, la siderurgia e metallurgia, le costruzioni e materiali da costruzione, con la necessità di fronteggiare strategie di rilancio e riconversione.

Ma quali sono le competenze chiave che è necessario sviluppare nelle aziende e quale formazione è realmente efficace per sostenere la loro crescita?

Una formazione cucita su misura

Parto rispondendo alla seconda domanda e concludo rispondendo alla prima. Innanzi tutto, è fondamentale che la formazione sia disegnata e cucita sulle reali esigenze aziendali — in gergo si dice “tailor made” — e progettata e gestita in modo professionale. Il momento dell’erogazione è solo una fase del processo formativo, un processo che, per essere efficace, deve comprendere anche fasi di gap analysis delle competenze, progettazione, monitoraggio, valutazione, individuazione e certificazione delle competenze, anche a vantaggio dei lavoratori.

Inoltre, serve una formazione coinvolgente, innovativa e attiva. È noto che è molto più semplice ricordare ciò che si è appreso in situazioni piacevoli e stimolanti. In aggiunta, oggi le persone sono sommerse di messaggi e di informazioni: giovani e adulti faticano a mantenere l’attenzione per un tempo prolungato.

Più case studies meno aula

La formazione non può più essere fatta di lunghe sessioni d’aula: deve essere modulare, articolata in percorsi che alternino sessioni teoriche a case studies, esercitazioni pratiche, giochi di gruppo e role playing, simulazioni. Più in generale, le persone in formazione devono essere al centro dei processi di apprendimento, non destinatari passivi ma protagonisti di processi di co-creazione delle competenze, attraverso il confronto, la ricerca di soluzioni creative, la sperimentazione pratica e la riflessione.

formazione

 La formazione dovrebbe essere disegnata e cucita sulle reali esigenze aziendali e progettata e gestita in modo professionale (designed by Freepik)

Infine, oggi la formazione deve sempre più attingere a metodologie e linguaggi creativi, come il teatro, la musica, le arti figurative, e ricorrere all’utilizzo di nuove tecnologie: realtà virtuale, realtà aumentata, gaming e simulazioni digitali. I primi consentono un processo di traduzione simbolica di fenomeni complessi e di elaborazione creativa di strategie e soluzioni evolutive; le seconde rendono l’apprendimento più immersivo, personalizzato e flessibile, possono riprodurre ambienti e situazioni operative complesse e consentono di allenare le competenze in modo sicuro e coinvolgente.

Quali sono le competenze chiave?

Vengo ora alla seconda domanda anticipata sopra: quali sono le competenze chiave che è necessario sviluppare nelle aziende e, aggiungo, quali sono le competenze necessarie alle persone per affrontare il futuro?

È forse questo il tema più importante, e certamente è il punto di partenza per progettare percorsi formativi davvero efficaci. Come scriveva Seneca: “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Lettere a Lucilio).

Da tempo si parla dell’importanza delle soft skills, oltre alle competenze tecniche e digitali: comunicazione, collaborazione, leadership, problem solving, adattabilità. Sono competenze trasversali che aiutano le persone ad affrontare il cambiamento, a innovare, a contribuire attivamente alla trasformazione delle organizzazioni. Ma non si apprendono in modo teorico o trasmissivo: si sviluppano attraverso percorsi su misura, sperimentali, attivi, innovativi, anche attraverso momenti di coaching individuale o di gruppo.

Perché le soft skills non sono tutto

Tuttavia, io credo che oggi le soft skills, per come sono comunemente intese, non siano più sufficienti. Le persone hanno bisogno di crescere in modo integrale, di sentirsi parte di un processo che coinvolga l’intera persona. Oggi più che mai, è necessario riconoscere che ogni individuo possiede una dimensione corporea, una dimensione energetica, una dimensione emotivo-psicologica e una dimensione spirituale, e che tutte queste parti vanno considerate e integrate nei percorsi di sviluppo.

La competenza chiave per il futuro — e non è un caso che la troviamo scolpita nel tempio di Delfi — è il “conosci te stesso”, che lo storico Yuval Noah Harari ripropone come bussola fondamentale per orientarsi in un mondo dominato dall’incertezza e dalla velocità. Si potrebbe dire: conosci, fai riferimento, centrati su te stesso. La conoscenza di sé, la capacità di centratura, di concentrazione, di visualizzazione, di volontà: queste sono competenze decisive per abitare il cambiamento, restando saldi e autentici.

Per una fioritura delle persone

Forse non sarà la formazione aziendale il luogo esclusivo dove far crescere e fiorire le persone in tutte le loro dimensioni. Ma è importante che anche la formazione aziendale si ispiri a questa visione dell’umano: più completa, più profonda, più integrata. Una visione che include strumenti come la visualizzazione, la mindfulness, la meditazione, che possono entrare, con delicatezza e intelligenza, nei processi formativi. Perché aiutare le persone a conoscersi, centrarsi, fiorire, è oggi una delle forme più alte di sviluppo professionale — e umano.