Il paradosso dei dazi: tra spinta inflattiva e rischio deflazione

scritto da il 01 Agosto 2025

Post di David Pascucci, analista dei mercati per XTB

Il primo giorno di agosto si apre con uno scossone per i mercati globali, colpiti da una duplice notizia: la firma dell’ordine esecutivo sui nuovi dazi commerciali da parte degli Stati Uniti e la pubblicazione dei dati sul tasso di disoccupazione. Due eventi che, combinati, hanno generato una forte reazione da parte degli investitori, riportando la volatilità dopo settimane di apparente stabilità sui massimi.

Secondo quanto annunciato, a partire dal 7 agosto entreranno in vigore nuovi dazi sulle importazioni verso gli Stati Uniti. Confermati al 15% per l’Unione Europea e il Giappone, mentre per il Canada si registra un incremento significativo dal 25% al 35%. La Svizzera subisce il colpo più duro, con un’imposizione al 39%, mentre Taiwan beneficia di una riduzione al 20%.

Inflazione o deflazione? Cosa osservare ora

L’effetto dei dazi sul quadro economico globale è tutt’altro che scontato. Due sono gli scenari principali in gioco: da un lato, un potenziale impulso inflattivo dovuto all’aumento dei prezzi dei beni importati, che potrebbe stabilire un nuovo livello di riferimento per i consumi. Dall’altro, l’ipotesi di una spirale deflazionistica, in cui l’aumento iniziale dei prezzi riduce la propensione alla spesa da parte dei consumatori, portando nel medio-lungo periodo a una contrazione della domanda e quindi dei prezzi.

In questo contesto, sarà fondamentale monitorare l’evoluzione delle dinamiche occupazionali. Inflazione e disoccupazione sono variabili interconnesse, specialmente in economie come quelle di Regno Unito e Stati Uniti, dove i tassi di interesse restano su livelli storicamente elevati. Una contrazione dei consumi potrebbe avere ripercussioni anche sull’occupazione.

 I principali listini europei hanno aperto agosto con pesanti ribassi  (designed by Freepik)

La reazione dei mercati

La reazione degli investitori non si è fatta attendere. I principali listini europei hanno aperto agosto con pesanti ribassi compresi tra il -1,5% e il -2%, nonostante i segnali positivi arrivati dalle ultime trimestrali societarie. La paura prevale sul sentiment, e lo scenario si fa marcatamente “risk-off”.

Bitcoin torna sotto pressione, scivolando nuovamente in area 115.000 dollari. Anche il mercato obbligazionario registra tensioni, con vendite diffuse e conseguente rialzo dei rendimenti. Sul fronte valutario, il dollaro si rafforza nei confronti di franco svizzero e sterlina, mentre resta stabile contro yen ed euro.

Il mercato azionario potrebbe utilizzare la scusa dei dazi per ritracciare e portare così di nuovo le quotazioni su livelli accettabili visti i fortissimi rendimenti delle ultime settimane che hanno portato alcuni indici a performance comprese tra il 35-40% da aprile, performance statisticamente anomale in così poco tempo.