Green bond alla svolta: contano i dati, non solo le buone intenzioni

scritto da il 05 Agosto 2025

Post di Jaime Diaz-Rio Varez, Research Associate in MainStreet Partners

Mentre il tempo per salvaguardare il pianeta si assottiglia, i green bond, da tempo considerati lo strumento di punta della finanza sostenibile, potrebbero essere a un punto di svolta.

Nel 2025, il mercato delle obbligazioni verdi, sociali e di sostenibilità (GSS) ha superato l’importante traguardo di 5.500 miliardi di dollari di emissioni totali, con i green bond a rappresentare circa il 55% del totale.

Considerando che si prevede che quest’anno verranno riemesse oltre 1.000 miliardi di dollari di obbligazioni GSS, per mantenere lo slancio del mercato non basterà una semplice crescita in termini di volume ma occorrerà innovare in termini di qualità e trasparenza. Come? La soluzione potrebbe arrivare dai dati sul carbonio.

Le evoluzioni del reporting sui Green Bond

La traiettoria della disclosure nella finanza verde ha compiuto progressi significativi. Dal primo Climate Awareness Bond, emesso dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) nel 2007, fino ai framework attuali, l’informativa sui green bond ha davvero fatto molta strada.

I Green Bond Principles (GBP) dell’International Capital Market Association (ICMA) e le sue linee guida per la rendicontazione dell’impatto, in costante evoluzione e aggiornate proprio nel 2024, sono stati fondamentali per creare trasparenza e fiducia sul mercato.

Parallelamente, il nuovo standard per i green bond dell’UE (EUGBS), in vigore dal dicembre 2024, si sta affermando: da inizio anno cinque emittenti hanno adottato questa etichetta, con almeno l’85% dei proventi allineati alla tassonomia UE.

Il nuovo focus sull’impronta di carbonio

Con l’aggravarsi della crisi climatica, anche le attese degli investitori aumentano e l’attenzione si sta spostando: non basta più misurare se un impatto c’è stato, ma quanto è efficiente quell’impatto.

Finora la rendicontazione si è concentrata su parametri come i megawatt di energia rinnovabile generati o i metri cubi di acqua risparmiati. Questi indicatori evidenziano i risultati positivi di un progetto ma non sono comparabili tra diversi emittenti o settori.

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(designed by Freepik)

L’impronta di carbonio offre invece una metrica più precisa, quantificando la riduzione di CO₂ per euro investito. Una lente quantitativa che consente confronti più robusti tra strumenti, settori e aree geografiche, abilitando scelte di portafoglio realmente allineate agli obiettivi climatici. Si tratta di un passaggio significativo dalla mera rendicontazione descrittiva a dati concreti, direttamente utilizzabili per misurare le decisioni di investimento allineate al clima.

Impatto vs efficienza: due approcci complementari

È fondamentale comprendere la distinzione tra impatto ed efficienza delle emissioni di carbonio:

  • – La rendicontazione dell’impatto definisce il beneficio assoluto di un progetto. Ad esempio, un parco eolico in Germania potrebbe dichiarare di aver evitato 100.000 tonnellate di CO₂ all’anno sostituendo la produzione di energia da fonti fossili.
  • – L’impronta di carbonio, invece, misura l’efficienza climatica. Consente agli investitori di determinare quale obbligazione offra la maggiore riduzione di CO₂ per milione di euro investito, o quale progetto abbia il ritorno ambientale sul capitale più favorevole. In questo modo l’efficienza climatica diventa un fattore centrale nelle scelte di investimento.

Un esempio: il green bond di EnBW 

Prendiamo in considerazione l’utility tedesca EnBW. L’azienda ha impegnato ingenti capitali per decarbonizzare la propria attività, in gran parte finanziandosi attraverso green bond. L’obbligazione mostrata nel grafico sottostante, ad esempio, finanzia esclusivamente la produzione di energia eolica. Se valutato in base al parametro di tCO₂e (tonnellate di CO2 evitata) per 1 milione di euro investito, questo green bond mostra un profilo significativamente diverso rispetto ai bond classici di EnBW.

Questo esempio rivela come le metriche di carbonio possano aiutare gli investitori a individuare non solo ciò che è verde, ma anche quanto è verde e quanto sia efficiente l’impiego del capitale.

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Verso la standardizzazione delle metriche sul carbonio

Per rendere l’impronta di carbonio una metrica di riferimento, è essenziale avere metodologie standardizzate. L’ICMA e altri organismi mondiali stanno già lavorando per armonizzare i calcoli e le analisi del ciclo di vita.

Obiettivo: aiutare gli investitori a valutare l’efficienza delle emissioni dei loro investimenti con dati concreti, superando le narrative qualitative e passando a dati quantitativi utili a prendere decisioni, che supportino l’allineamento del portafoglio con gli obiettivi di neutralità carbonica.

Green bond, i dati possono consolidarne la maturità

L’impronta di carbonio apre la via ad una maggiore responsabilità e comparabilità, aiutando il mercato a garantire non solo la trasparenza ma anche la misurabilità dei progressi nella lotta al cambiamento climatico.

La disponibilità diffusa dell’uso dei proventi delle emissioni di CO2 può consentire agli investitori non solo di confrontare i green bond con le obbligazioni convenzionali ma anche di valutare sistematicamente i green bond tra loro per identificare quelli che offrono il miglior valore ambientale.

Se i green bond hanno avuto il merito di lanciare la finanza climatica, ora tocca ai dati sulle emissioni consolidarne la maturità.