Materie prime, mutui e fiducia: il peso dei dazi sul mattone italiano

scritto da il 08 Agosto 2025

Post di Daniele Scatassi, Presidente di Building Production Holding  – 

Le dichiarazioni di Donald Trump hanno riacceso la tensione tra Stati Uniti ed Europa. Con l’annuncio di nuovi dazi su numerose categorie di importazioni europee il presidente ha rilanciato una visione fortemente protezionista, dichiarando che “l’America è stata derubata per decenni”. Non si tratta solo di misure economiche, ma di una presa di posizione che intacca profondamente gli equilibri geopolitici ed economici globali.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito la mossa “sconvolgente”, e Bruxelles ha annunciato contromisure. Il rischio resta quello di una spirale di escalation commerciale che potrebbe avere conseguenze significative per tutti i settori produttivi, compreso il mercato immobiliare europeo.

Pressione sull’Italia: export, fiducia e capacità di spesa

L’export italiano verso gli USA vale oltre 70 miliardi di euro e coinvolge settori strategici, tra cui la meccanica, l’arredo, l’alimentare e anche i materiali per l’edilizia. Una contrazione dei flussi commerciali si rifletterebbe direttamente su occupazione, redditi e fiducia dei consumatori: tre variabili fondamentali per sostenere la domanda immobiliare.

In un contesto di incertezza generalizzata, famiglie e imprese potrebbero decidere di posticipare investimenti importanti come l’acquisto di una casa o la ristrutturazione di un immobile. E questo andrebbe a frenare un mercato che, seppur con disomogeneità territoriali, è ancora in fase di ripresa.

Materie prime sotto pressione: i costi della costruzione rischiano di esplodere

Tra gli effetti più tangibili dei nuovi dazi, c’è il possibile aumento dei prezzi delle materie prime fondamentali per il settore edilizio: acciaio, legname, alluminio. Si tratta di materiali già soggetti a forti oscillazioni negli ultimi anni, che rischiano ora un’ulteriore impennata.

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Anche i materiali per l’edilizia nel mirino dei dazi Usa (designed by Freepik)

Il rincaro di queste componenti impatterà direttamente sui margini delle imprese, già messi alla prova da inflazione energetica e costi logistici. Inoltre, aumenterà inevitabilmente il costo finale per l’acquirente, rendendo meno accessibile sia la casa nuova che gli interventi di riqualificazione. In un momento in cui l’Europa punta tutto sull’efficienza energetica e la rigenerazione urbana, questo rappresenta un ostacolo serio alla sostenibilità degli investimenti.

Politica monetaria in bilico: tassi, inflazione e mutui

L’inflazione, alimentata dall’aumento dei prezzi internazionali, sta spingendo la Banca Centrale Europea a riconsiderare i tempi e le modalità del taglio dei tassi previsto per la seconda metà dell’anno. Se da un lato c’è l’esigenza di stimolare la domanda interna, dall’altro si teme che una politica troppo espansiva possa generare ulteriori pressioni sui prezzi.

Per le famiglie italiane, questo significa un’incertezza crescente sui mutui: le condizioni di finanziamento potrebbero non migliorare come previsto, o addirittura tornare a peggiorare. Anche questo elemento incide sulla capacità di pianificare un acquisto immobiliare, soprattutto per i nuclei più vulnerabili.

Un mercato immobiliare a due velocità

Già oggi il mercato immobiliare italiano si muove su traiettorie differenziate. Le grandi città, i centri ben serviti e le zone turistiche continuano ad attrarre investimenti e mantengono valori stabili o in crescita. Al contrario, le aree più periferiche, meno dinamiche e meno collegate, rischiano di rallentare ulteriormente.

L’instabilità globale potrebbe accentuare questa divergenza, trasformando la ripresa in un processo selettivo e non più diffuso. Il rischio è quello di consolidare un divario strutturale, con aree in crescita e altre sempre più marginalizzate.

Per le imprese del settore: non basta più “resistere”

In questo contesto, le imprese del comparto edilizio non possono più limitarsi ad “assorbire” l’instabilità. Serve un cambio di approccio: ripensare i modelli produttivi, diversificare le fonti di approvvigionamento, investire in efficienza e digitalizzazione.

Chi costruisce oggi deve farlo tenendo conto non solo dei costi immediati, ma dei rischi di filiera, delle tempistiche allungate, delle aspettative di un cliente sempre più attento. Solo chi saprà strutturarsi in modo agile, industriale e resiliente sarà in grado di mantenere competitività e solidità nei prossimi anni.

La vera sfida: anticipare i segnali

Il vero impatto dei dazi non si misurerà solo sui grandi equilibri geopolitici, ma su aspetti molto concreti, come l’aumento dei costi delle materie prime. Il concetto è che se i prezzi di acciaio, alluminio, legno e vetro continueranno a salire, molte operazioni di nuova costruzione potrebbero diventare meno sostenibili, soprattutto nei contesti dove i margini sono già ridotti al minimo.

Per chi opera nel real estate, oggi il vero vantaggio competitivo è saper leggere questi segnali in anticipo, preparandosi con lucidità e metodo. Questo scenario rischia di frenare le vendite dei cantieri e spostare il baricentro del mercato immobiliare verso l’usato. Gli immobili esistenti, soprattutto se oggetto di riqualificazione, potrebbero tornare centrali, sia per motivi economici che ambientali.

Le imprese che sapranno combinare visione economica, controllo operativo e capacità di adattamento saranno quelle in grado di non solo superare l’onda d’urto, ma anche di intercettare nuove opportunità in un mercato che, pur instabile, continua a evolvere.

La domanda da porsi è: siamo pronti a gestire questo cambiamento di equilibrio tra nuovo e ristrutturato?

E abbiamo strumenti adeguati per valorizzare davvero il patrimonio immobiliare esistente?