Africa, da stereotipo a partner: le nuove sfide per le PMI

scritto da il 24 Settembre 2025

Post di Martino Ghielmi, fondatore di Vadoinafrica.com

Quando si parla di Africa in Italia, il pensiero corre ancora troppo spesso verso un continente povero, fragile e bisognoso di aiuti. Un immaginario distorto che affonda le sue radici nella narrazione mediatica tradizionale, focalizzata su crisi umanitarie, conflitti e difficoltà economiche.

Questa rappresentazione rischia però di far perdere l’opportunità storica di intercettare costruttivamente le profonde trasformazioni che questo continente sta attraversando.

Un continente dinamico, in rapida crescita demografica, interconnesso con i mercati globali e ricco di risorse naturali, purtroppo spesso saccheggiate o esportate grezze.

La trasformazione geopolitica e socio-economica in atto lo rende uno dei continenti a più alto potenziale per il tessuto produttivo italiano.

Oltre gli stereotipi: l’Africa come mercato strategico

L’Africa non è il continente del futuro né un argomento filantropico, ma un mercato già oggi.

Con i suoi 54 Paesi, 5 regioni, tre aree linguistiche principali (inglese, francese, portoghese) e oltre 2.000 lingue locali, la sfida è cogliere alcune tendenze unitarie per poi analizzare le opportunità dei singoli Stati.

Tra gli elementi costanti sicuramente una grande forza demografica. Questo continente conta 1,5 miliardi di abitanti, che diventeranno 2,5 miliardi entro il 2050: un dato senza paragoni a livello globale. Il 50% della popolazione ha meno di 20 anni, il 75% meno di 35.

Africa

L’Africa al centro delle strategie di sviluppo per le PMI (designed by Freepik)

Nonostante questo, l’Italia destina all’Africa appena il 3,4% del proprio export, circa 68 miliardi di euro, in gran parte macchinari e il 3,1% degli Investimenti Diretti Esteri, circa 1 miliardo di euro l’anno.

Cifre che potrebbero crescere significativamente rendendosi conto della reale scala di opportunità.

Un continente ricco di opportunità

Chi guarda l’Africa solo attraverso la lente del rischio si condanna a non cogliere le sue vere opportunità.

I numeri parlano chiaro: questo continente possiede, ad esempio, il 60% delle terre arabili non coltivate del pianeta (senza toccare le foreste), ma meno del 5% è irrigata a Sud del Sahara. Gode del 60% dell’irraggiamento solare globale ma detiene solo l’1% degli impianti fotovoltaici.

Paradossi che possono cambiare grazie a innovazione, investimenti e nuove partnership.

Eppure, persiste l’idea che l’Africa sia una realtà da assistere. È un pregiudizio che oscura la forza di questo continente, che non cerca più “aiuti” ma piuttosto rispetto, dignità e sovranità.

Come può muoversi l’Italia

Il futuro delle aziende italiane passa anche da qui.

L’Italia ha infatti ciò che l’Africa chiede: know-how manifatturiero “personalizzabile”, competenze tecniche, modello cooperativo e artigiano, una tradizione nella formazione.

L’Africa, a sua volta, offre un capitale umano giovane, spazio, risorse e una domanda crescente.

Serve però un cambio di prospettiva: non approcci opportunistici o di breve termine, bensì sinergie di lungo periodo fondate sulle partnership win-win con aziende e istituzioni locali e sull’attenzione ai bisogni specifici di questi mercati.

I settori più richiesti

I settori più richiesti, di grande interesse per le PMI italiane, sono innanzitutto l’agroalimentare e la trasformazione dei generi alimentari, dove c’è spazio per una prima meccanizzazione, catena del freddo e agevolazione di filiere corte nei generi coloniali (es. caffè, cacao) finora in balia della finanza.

Poi costruzioni e mondo abitativo, spinti da un tasso di urbanizzazione del 5% annuo.

La produzione di energia è poi indispensabile per trasformare il potenziale solare e idrico in crescita economica.

A questo si aggiunge il ruolo del digitale. Dal Fintech (essenziale in un continente poco bancarizzato), all’AI focalizzata su specifiche esigenze linguistiche culturali fino alla formazione e alla telemedicina.

Oggi solo meno dell’1% del Venture Capitale e 0,5% dei fondi di Private Equity globali è diretto verso l’Africa.

L’opportunità è nascosta dietro una visione differente di questo continente, che rappresenta un orizzonte in cui investire e co-creare.