C2C, il mercato tra privati che ridisegna i consumi in Italia

scritto da il 01 Ottobre 2025

Post di Margot Olifson, Country Manager di eBay* in Italia –

Negli ultimi anni il mercato del “second hand” è passato da nicchia a tendenza di massa, diventando un vero motore per l’economia circolare. Allo stesso tempo, il C2C, ossia la compravendita diretta tra privati, si sta affermando come modello sempre più rilevante per i consumi in Italia. Due fenomeni distinti ma complementari, che rispondono a nuove esigenze di consapevolezza, sostenibilità e accesso a beni in modi più flessibili rispetto al passato. In un’epoca di profondi cambiamenti, questi trend stanno ridisegnando i comportamenti di acquisto, aprendo la strada a un’economia più attenta alle risorse e alle persone.

Stili di vita e consumi nell’era della consapevolezza

In questo contesto di profonda trasformazione e in uno scenario dominato da un clima di incertezza, le sfide sociali ed economiche stanno ridefinendo il sistema valoriale, con un impatto diretto sugli stili di vita. Tra questi, emergono tendenze che privilegiano l’aspetto della consapevolezza in ogni nostro comportamento e scelta, come il “deconsumismo”, evidenziato ad esempio dal Rapporto COOP 2025¹. Questo approccio privilegia il “meno ma meglio”, l’esperienza al possesso, il riuso al nuovo, l’utilità alla gratificazione.

Non si tratta di una moda, ma di una risposta concreta ai bisogni delle persone, che cercano un equilibrio tra esigenze economiche e responsabilità verso la società e l’ambiente. A questo, si aggiunge una crescente riscoperta del vintage e di tutto ciò che è passato, dai vinili ai giochi da tavolo, fino al “retrogame”. In questo scenario, il C2C si inserisce perfettamente, offrendo una via per un consumo più consapevole e circolare.

Ma quanti oggetti inutilizzati abbiamo nelle nostre case? Molti più di quanti pensiamo. Una recente ricerca condotta da Ipsos² per eBay restituisce una fotografia accurata, rivelando che nelle case degli italiani si nascondono in media 36 oggetti inutilizzati: l’87% degli intervistati dichiara di possederne almeno uno, c’è chi ne conta fino a 25 (31%), chi fino a 50 (33%) e chi addirittura supera il centinaio (8%).

Questi oggetti, che spaziano da scarpe a giocattoli, decorazioni per la casa, borse, smartphone, videogiochi e oggetti da collezione, come fumetti e carte Pokémon, rappresentano un patrimonio latente.

La dispersione di valore economico che tutti sottovalutiamo

Nonostante la consapevolezza del valore potenziale, alla domanda su cosa si è soliti fare con gli oggetti che non servono più, il 10% dei rispondenti dichiara di buttarli, il 28% di regalarli e il 35% di conservarli. Solo il 27% li vende abitualmente, sebbene un significativo 68% degli intervistati esprime il desiderio di farlo. Secondo la ricerca Ipsos per eBay, emergono barriere legate alla percezione che sia un’attività che richiede troppo tempo (23%) o difficile da gestire (21%).

Le resistenze hanno in realtà radici molto più profonde, come evidenzia l’economista e divulgatore scientifico Luciano Canova. Secondo Canova, l’accumulo di oggetti inutilizzati nelle nostre case non rappresenta solo un problema di spazio, ma una dispersione di valore economico che tutti sottovalutiamo. È il motivo per cui teniamo vecchi telefoni nei cassetti o vestiti mai usati negli armadi.

consumi

Nelle case degli italiani si nascondono in media 36 oggetti inutilizzati, rivela una ricerca Ipsos per eBay. Vestiti, accessori, tecnologia: ciò che resta fermo in casa può rimettersi in circolo grazie al C2C, la compravendita diretta tra privati (designed by Freepik)

Un esempio emblematico di questa dispersione è quello dei regali indesiderati: l’economista Joel Waldfogel, con il suo studio sulla cosiddetta “perdita secca del Natale”, ha stimato che fino al 30% del valore dei doni si disperde, quando questi non corrispondono alle preferenze di chi li riceve. Questa perdita di valore non si limita al periodo natalizio, ma è un fenomeno ricorrente che alimenta l’accumulo di beni inutilizzati.

Perché è difficile liberarsi degli oggetti che non utilizziamo

Canova individua tre principali trappole comportamentali che spiegano perché tendiamo a conservare gli oggetti invece di rimetterli in circolo. La prima è l’endowment effect: attribuiamo più valore a ciò che possediamo solo perché è nostro, e facciamo fatica a separarcene anche quando non ci serve più. La seconda è l’avversione alla perdita, per cui rinunciare a un bene genera un disagio psicologico maggiore rispetto al piacere che proveremmo ottenendo un guadagno equivalente. Infine, la sunk cost fallacy: la tendenza a trattenere oggetti sui quali abbiamo già investito denaro, tempo o emozioni, anche se non hanno più alcuna utilità. Questi meccanismi, spesso inconsci, contribuiscono a trasformare le nostre case in veri e propri depositi di valore inutilizzato.

Rimettere in circolo gli oggetti: il potenziale dell’economia circolare online

Comprendere questi meccanismi è il primo passo per trasformare qualcosa che non ci serve più in un’opportunità. Rimettere in circolo gli oggetti inutilizzati porta benefici concreti alle persone e all’ambiente. Come sottolinea ancora Canova, imparare a progettare le scelte di decluttering permette di trasformare la “dispersione di valore” in valore recuperato, contribuendo attivamente al miglioramento della qualità della vita e all’economia circolare.

Questa pratica si traduce anche in un tangibile guadagno economico. La ricerca Ipsos per eBay conferma che il 61% degli italiani ha venduto online almeno un oggetto nell’ultimo anno, con guadagni che si aggirano in media attorno ai 200 euro. Una forma di guadagno extra da destinare a diverse finalità: conservarlo per necessità future (la scelta del 35% degli intervistati), reinvestirlo in attività utili per la propria famiglia o per le proprie passioni (27%) o utilizzarlo per far fronte a spese domestiche (26%).

In altre parole, significa trasformare quello che per noi è un ingombro in un valore per qualcun altro. Non si tratta quindi solo di liberare spazio in casa ma di dare valore a ciò che già possediamo e contribuire a un consumo più consapevole.

Il C2C come ponte verso i consumi consapevoli del futuro

Il C2C è oggi un fenomeno economico e sociale in forte crescita: un motore di economia circolare e, allo stesso tempo, un’opportunità concreta per gli italiani. Promuovere la consapevolezza sull’importanza di rimettere in circolo gli oggetti inutilizzati significa non solo ridurre gli sprechi, ma anche generare benefici tangibili per le persone e per l’ambiente.

In un futuro fatto di consumi più consapevoli e inclusivi, il C2C rappresenta non soltanto un motore di economia circolare, ma anche una leva di valore per le famiglie e per il Paese. Trasformare oggetti inutilizzati in opportunità inaspettate non è solo un gesto individuale, ma un passo collettivo verso un modello di consumo più equilibrato e sostenibile, a beneficio della società e delle nuove generazioni.

 

NOTE

1. “Rapporto Coop 2025-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” (il Rapporto è parte integrante di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop e consultabile all’indirizzo italiani.coop ).

2. Indagine Ipsos per eBay realizzata online su un campione rappresentativo per quote della popolazione italiana di 1000 persone di età compresa tra i 18-65 anni, nel periodo 28 marzo – 1 aprile 2025.

* eBay ospita oggi circa 2,4 miliardi di inserzioni attive a livello globale e una comunità di oltre 134 milioni di acquirenti in più di 190 mercati.