Sfruttamento o opportunità? I giovani e il paradosso del retail

scritto da il 15 Ottobre 2025

Post di Francesco Massara, Professore Associato di Marketing all’Università IULM

Il settore retail italiano sta attraversando una fase di profonda trasformazione, trainata da innovazioni tecnologiche, cambiamenti culturali e nuove modalità di consumo. L’evoluzione dei comportamenti dei clienti, la diffusione di strumenti digitali e l’incremento della competizione tra brand rendono il retail un settore dinamico e in costante mutamento. Tuttavia, nonostante le grandi opportunità che questo contesto offre, esiste un paradosso evidente: i giovani faticano ancora a considerare il retail come un percorso professionale interessante e stimolante.

I dati raccolti dall’Osservatorio Retail Brand Communication – IULM, condotto tra il 27 agosto e l’11 settembre 2025 su un campione di 1.677 giovani italiani tra i 14 e i 27 anni, confermano questa tendenza. L’analisi mostra che la Gen Z (20–27 anni) e la Gen Alpha+ (14–19 anni) nutrono un interesse potenziale verso il settore, ma la percezione negativa del retail rappresenta un freno significativo. In particolare, il retail rimane spesso la prima esperienza lavorativa: circa un giovane su tre della Gen Z e uno su quattro della Gen Alpha+ (tra quelli in età lavorativa)  hanno lavorato o lavorano in negozio. Tuttavia, più della metà dei giovani intervistati è “convertibile”, cioè potenzialmente interessata a entrare nel settore, a condizione che le condizioni di lavoro migliorino. La sfida, dunque, non è solo attrarre i giovani, ma creare le condizioni affinché questo interesse possa trasformarsi in una scelta concreta.

Le parole che i giovani associano al retail sono fortemente ambivalenti. Da un lato emergono, frequenti, termini negativi come “sfruttamento”, “stressante” e “sottopagato”, che comunicano precarietà e fatica. Dall’altro, compaiono concetti positivi come “formativo”, “stimolante” e “appagante”, che suggeriscono come il retail possa trasformarsi in una vera palestra di competenze e crescita professionale. In altre parole, il settore continua a essere percepito come impegnativo e faticoso, ma offre al contempo opportunità concrete per sviluppare competenze trasversali, senso di appartenenza e strumenti utili per il futuro professionale di qualsiasi giovane.

Un dato interessante riguarda il rapporto dei giovani con i punti vendita. Nonostante siano nativi digitali, molti continuano a privilegiare il contatto diretto con il negozio e con il personale, che rimane l’elemento più memorabile dell’esperienza di shopping. Ciò significa che l’interazione umana è ancora centrale, e può diventare anche un importante strumento di engagement per attrarre e trattenere talenti. Il retail, quindi, non è solo un luogo di vendita, ma anche uno spazio di formazione e di relazione, capace di offrire esperienze significative sia ai clienti sia ai giovani che vi lavorano.

Le aspettative dei giovani rispetto al lavoro mostrano alcune differenze di genere. Gli uomini tendono a valorizzare la crescita professionale e la retribuzione, mentre le donne attribuiscono maggiore importanza a equilibrio vita-lavoro, flessibilità, clima positivo e sicurezza. Entrambe le prospettive riflettono la richiesta di concretezza che i giovani pongono al mondo del lavoro. Comprendere queste differenze è importante per costruire strategie di recruiting efficaci e per lanciare i giusti messaggi in grado di attrarre e motivare i giovani.

retail

Cosa cercano i nuovi talenti della GenZ? Gli uomini danno maggiore importanza a crescita professionale e retribuzione; le donne valorizzano di più equilibrio vita-lavoro, flessibilità, clima/valori, mentorship e sicurezza (dati Osservatorio Retail Brand Communication – IULM*)

Anche il ruolo dei brand è determinante. Marchi del lusso e della tecnologia, come Gucci, Dior, Prada, Chanel, Apple, Samsung e Amazon, non solo attraggono i giovani come consumatori, ma esercitano anche un forte appeal aspirazionale, che si riflette nella loro capacità di attrarre talenti. Questo collegamento tra esperienza di consumo e opportunità professionali rappresenta un vantaggio competitivo naturale per le aziende del settore, anche perché i giovani proiettano i propri desideri in termini di employer partendo dal mondo dei consumi, che è quello che conoscono meglio.

La sfida principale per il retail italiano è quindi chiara: cambiare la narrativa. Non più un lavoro “di passaggio”, ma un ecosistema in cui crescita e formazione diventano centrali. Il retail può trasformarsi in “scuola di futuro”, dove i giovani acquisiscono competenze concrete, sviluppano soft skills e costruiscono percorsi professionali significativi, e dove la didattica può trasferirsi in modalità residenziale. Oltre la metà dei giovani intervistati è pronta a dire sì al settore, a patto che le condizioni siano adeguate. Sta alle aziende, ai formatori e ai selezionatori creare queste condizioni, promuovendo un retail people-positive e comunicando in modo chiaro che lavorare in negozio non significa solo fare esperienza, ma partecipare a un vero laboratorio di competenze, relazioni e opportunità.

In conclusione, il futuro del retail passa dai giovani. Il settore deve imparare a raccontarsi in maniera nuova, valorizzando le opportunità di crescita professionale, il contatto umano e le possibilità di sviluppo personale. Solo così sarà possibile trasformare il retail da esperienza temporanea in una carriera desiderabile e stimolante, capace di attrarre e trattenere talenti, costruendo al contempo le migliiori condizioni per un mercato del lavoro motivante e sostenibile.

*Analisi di 1.677 rispondenti Italiani (età 14–27) – comprendenti Gen Alpha+ (14–19, n=338) and Gen Z (20–27, n=1,339), Online survey, Piattaforma: Qualtrics,  Panel: Norstat, Raccolta dati: 27 Agosto – 11 Settembre 2025.