Le PMI buttano via il 40% del tempo. Ma può diventare crescita

scritto da il 21 Ottobre 2025

Post di Giovanni Farese, Co-Founder e CEO di Webidoo – 

Nella maggior parte delle PMI italiane, la parola “produttività” è ancora legata a modelli tradizionali, spesso costruiti sull’idea che la presenza operativa e il controllo diretto garantiscano efficienza. Una cultura del fare che ha rappresentato una forza in passato, ma che oggi rischia di trasformarsi in un limite.

La giornata lavorativa, in molte realtà, è occupata da una sequenza costante di micro-attività che singolarmente prese possono avere basso valore: gestione di email, creazione di documenti, aggiornamenti di sistema, ricerca di informazioni. Task che assorbono attenzione e risorse e sono parte dominante del quotidiano.

Secondo i dati più recenti raccolti da Webidoo Insight Lab, centro di ricerca che analizza la digitalizzazione delle PMI italiane, il 40% del tempo lavorativo in queste realtà è oggi dedicato ad attività completamente manuali, che nella maggior parte dei casi potrebbero essere delegate a soluzioni automatizzate. Si tratta di un dato significativo, che apre una riflessione concreta: quanto potenziale resta oggi inespresso, solo perché impiegato in attività che potrebbero essere gestite diversamente?

Le tecnologie di supporto esistono. L’intelligenza artificiale ha fatto negli ultimi mesi un salto importante non solo sul piano delle prestazioni, ma soprattutto su quello della concretezza applicativa. Parliamo in particolare di AI Agents, strumenti progettati per integrarsi nei processi aziendali ed eseguire compiti operativi in autonomia. A differenza dei chatbot generici, gli AI Agents non si limitano a rispondere, ma agiscono: leggono dati, prendono decisioni basate su regole, aggiornano documenti, generano contenuti, attivano flussi.

PMI

Spostare risorse da attività ripetitive verso ambiti a maggiore intensità cognitiva significa costruire aziende più reattive e adattabili a un contesto in continua evoluzione (immagine da Freepik)

Gli agenti possono essere specializzati, costruiti per aree funzionali, configurabili in base al contesto aziendale e capaci di operare in modo coerente con le informazioni esistenti. Il loro impatto non è teorico: se ben introdotti, possono alleggerire in modo significativo il carico operativo dei team, liberando tempo da reimpiegare su attività più strategiche.

L’introduzione di questi strumenti non comporta trasformazioni radicali né investimenti complessi. Al contrario, la loro efficacia risiede proprio nella scalabilità e nella possibilità di essere adottati in modo progressivo. È in questa modularità che molte PMI possono trovare la chiave per iniziare, testare e crescere con consapevolezza.

All’interno di questo scenario, la vera trasformazione è prima di tutto culturale. Si tratta di superare l’equivalenza tra tempo impiegato e valore generato, valutando che non tutte le ore lavorative producono lo stesso impatto, e di proteggere il tempo delle persone, riducendo l’assorbimento operativo e restituendo attenzione alle attività di analisi, progettazione e relazione. Tutto questo è oggi una scelta strategica.

Il tempo non è un costo da ridurre, è un asset da liberare. Se le imprese smettono di considerarlo un vincolo e iniziano a vederlo come una leva, allora l’adozione dell’AI diventa non solo possibile, ma inevitabile. Chi automatizza prima guadagna efficienza e si mette nella posizione di poter intercettare opportunità che altri non vedono nemmeno arrivare.

Spostare risorse da attività ripetitive verso ambiti a maggiore intensità cognitiva non significa ridurre l’organico, ma amplificarne il valore. Significa costruire aziende più reattive, più scalabili, più adattabili a un contesto in continua evoluzione. L’intelligenza artificiale, da questo punto di vista, rappresenta un alleato concreto per recuperare lucidità, focalizzazione e capacità decisionale.

Il tempo, una volta risorsa invisibile, diventa la variabile più concreta per misurare il valore di un’impresa. E continuare a sprecarlo in attività che una macchina può fare al nostro posto, oggi, non è solo un limite. È una scelta.