Perché alla COP30 l’Italia può fare da ponte verde tra Europa e Sud America

scritto da il 12 Novembre 2025

Post di Graziano Messana, presidente Camera di Commercio di San Paolo

La COP30, ospitata nel cuore dell’Amazzonia, non è soltanto un vertice sul clima. È un segnale politico forte che il mondo sta spostando il centro della transizione energetica verso il Sud globale. Il Brasile, padrone di casa, ha scelto come parole chiave biodiversità, bioenergia e cooperazione, e con la sua iniziativa “Belem 4x” punta a quadruplicare l’uso dei combustibili sostenibili entro il 2035.

L’Italia partecipa alla conferenza con un messaggio chiaro: innovazione, pragmatismo e partenariato internazionale. Nel suo intervento del 6 novembre, il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, accompagnato a Belem dall’Ambasciatore Alessandro Cortese, ha sottolineato come la transizione energetica debba essere “inclusiva, basata sulla tecnologia e sulle alleanze industriali tra Paesi che condividono valori e obiettivi comuni”.

Un messaggio che conferma la volontà italiana di costruire ponti concreti, in particolare con il Brasile, nell’ambito dell’energia pulita e dei biocarburanti di nuova generazione. Tra le realtà più innovative discusse alla COP30 spicca BE8 Energy, azienda brasiliana molto apprezzata dalla Camera di Commercio Italiana di San Paolo, che rappresenta un esempio concreto di cooperazione industriale. Questa azienda, ad esempio, ha sviluppato e lanciato un nuovo biocarburante avanzato capace di ridurre fino al 99% le emissioni “tank-to-wheel” rispetto al diesel fossile. La nuova soluzione ha un elevato contenuto di esteri, alta lubrificità e minima presenza di contaminanti, consentendo una combustione più pulita e riducendo fino al 50% il monossido di carbonio e fino all’85% il particolato. È una tecnologia che incarna lo spirito della COP30: innovazione applicata alla sostenibilità, cooperazione tra settore pubblico e privato, e visione industriale di lungo periodo.

Bioeconomia (immagine da Freepik)

In un certo senso, Raul Gardini, visionario imprenditore italiano, aveva intuito tutto questo già decenni fa, quando parlava di “bioeconomia” e di un futuro in cui l’agricoltura e la chimica verde avrebbero potuto fondersi per creare energia pulita. Per l’Italia, queste soluzioni aprono nuove opportunità: le sue competenze nella raffinazione, nella progettazione di impianti e nella certificazione ambientale possono integrarsi con la capacità produttiva brasiliana.

Poli come Brindisi e Taranto, ha di recente ricordato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, devono diventare simboli della nuova manifattura verde italiana, luoghi dove l’energia pulita e la decarbonizzazione si traducano in sviluppo, occupazione e leadership industriale europea. Un obiettivo che si sposa perfettamente con il potenziale delle partnership energetiche tra Italia e Brasile. Il Brasile è da decenni un leader mondiale nella produzione di etanolo e biodiesel, mentre l’Italia vanta eccellenze nel campo della biochimica verde, dell’economia circolare e delle energie rinnovabili. L’unione di queste competenze crea una filiera virtuosa.

In questo quadro, la cooperazione tra Roma e Brasília non è solo auspicabile, ma strategica.
È la prova che la transizione verde può essere un terreno di collaborazione industriale e diplomatica, capace di generare valore economico e ambientale condiviso.