Perché il ministro Martina non risponde alla scienziata Elena Cattaneo?

scritto da il 21 Maggio 2015

In una divertente vignetta un biologo molecolare dice: “Ho sequenziato il genoma umano ma non capisco le donne”. Questo per sintetizzare il fatto che i neuroscienziati ci dimostrano ogni giorno che intuizioni ed emozioni aiutano a fraintendere i messaggi scientifici.

Un caso da manuale riguarda gli Ogm, organismi geneticamente modificati. Solo aver attribuito quel nome che sa di Frankenstein ha significato mistificare i progressi scientifici compiuti per migliorare la resistenza delle sementi agli attacchi dei parassiti. Ha perfettamente ragione il Nobel per l’economia Amartya Sen, che attribuisce una carica esoterica eccessiva a quelle che dovremmo definire – suggerisce Sen – “nuove varietà” di prodotti agricoli.

Figuriamoci nel Paese di Benedetto Croce, dove solo la cultura umanistica ha diritto di esistere. Sappiamo quanto la cultura scientifica sia negletta. L’ultimo esempio è il violento attacco di Beppe Grillo all’oncologo di fama mondiale Umberto Veronesi, accusato #nientepopodimeno che di fare propaganda interessata sulla mammografia, ignorando il semplice fatto che grazie ai controlli preventivi i tumori femminili sono in forte diminuzione, e grazie alla diagnosi precoce, si salvano nove donne su dieci.

Nel Paese che ospita l’Expo dal tema “Nutrire il pianeta” ogni discorso sugli Ogm è bandito. Non se ne può parlare. Siamo tornati ai tempi del Ministero della cultura popolare fascista, il Minculpop, che controllava, passava al vaglio ogni articolo per poi procedere alla censura. Si ignorano bellamente gli incredibili aumenti di produttività in agricoltura realizzati negli ultimi vent’anni grazie a sementi e fertilizzanti, alla selezione genetica delle piante.

Ha perfettamente ragione Veronesi: “Con la diffusione della genetica e la sua diffusione all’agricoltura inspiegabilmente è nato un movimento antiscientifico che ha preso velocemente piede nella popolazione, sostenendo che modificare geneticamente le piante è un processo pericoloso e contro natura. Niente di più falso: tutti gli interventi finora realizzati di modificazione genetica delle piante hanno risolto problemi di fame e malattia, rispettando la sostenibilità ambientale”.

Non è un caso che il ministro delle Politiche Agricole (con delega all’Expo 2015) Maurizio Martina abbia evitato di rispondere a un appello pubblico della genetista e senatrice Elena Cattaneo uscito sul Sole 24 Ore il 19 luglio 2014.

Bastano i primi due quesiti della Cattaneo per far capire perché Martina esita a rispondere: “1. È vero che l’intera mangimistica italiana si basa sull’uso di derivati di Ogm (soia, mais ed anche semi di cotone)?

2. È vero che ogni anno importiamo 8 milioni di tonnellate di soia e mais in buona parte Ogm per un costo di 2,2 miliardi di euro, per nutrire le nostre filiere?”

Genetic Tomato

Il ministro ha pensato che l’opinione pubblica non avrebbe stigmatizzato il suo silenzio. Allora chiedo a distanza di quasi un anno al ministro Martina: perché non risponde ai quesiti posti da Elena Cattaneo, scienziata che il mondo ci invidia? Vogliamo basare i nostri ragionamenti esclusivamente sulle mistificazioni dell’ambientalista Vandana Shiva, che in passato ha vantato titoli universitari fasulli? (come ha documentato il New Yorker).

E ha mai sentito parlare il ministro Martina delle ricerche di Chiara Tonelli, genetista del Dipartimento di scienza biomolecolari e biotecnologie dell’Università di Milano – sulle piante geneticamente modificate che possono crescere con il 30% di acqua in meno, consentendo la coltivazione in zone aride e povere d’acqua?

P.S. Vandana Shiva vanta un dottorato di ricerca in filosofia della scienza. Assomiglia come curriculum accademico a quello del Davide Vannoni, inventore della cura farlocca Stamina, laureato in lettere e filosofia, recentemente condannato – dopo il patteggiamento – dal Tribunale di Torino a 1 anno e 10 per associazione a delinquere e truffa.

Twitter @beniapiccone