Italia, Paese strano in cui gli assenteisti gridano contro la “casta”

scritto da il 23 Ottobre 2015

La notizia del giorno è il blitz della Guardia di Finanza negli uffici pubblici del Comune di Sanremo, dove bellamente era assenteista un impiegato su due. Il vizio di massa nel settore pubblico, spesso e non solo a Sanremo, è la fuga dalla scrivania.

I dipendenti pubblici timbravano e subito dopo se ne andavano in canoa o al bar. Siccome siamo nella civiltà delle immagini è chiaro che sulla rete spopola la foto dell’impiegato in mutande, che timbra – da “remoto”, casa sua – per poi tornare a letto a dormire o giocare alla Playstation.

Dai dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato, rielaborati dal Centro Studi di Confindustria (CSC), nel 2013 i dipendenti del settore pubblico hanno totalizzato in media 19 giorni di assenze retribuite, 6 in più rispetto a quanto rilevato nel mondo Confindustria per un gruppo di dipendenti comparabile.

Se si riuscisse a ridurre la “piaga biblica” (Sturzo, cit.) dell’assenteismo nel settore pubblico a livelli più bassi, il risparmio – stimato dal CSC – sarebbe di oltre 3,7 miliardi di euro annui.

Due questioni si pongono in tutta evidenza:
1) Dove erano i dirigenti preposti a gestire e coordinare il lavoro degli impiegati? Anche i muri a Sanremo erano a conoscenza di questo assurdo andazzo. Non a caso gli indagati sono ben 236. Il gip Alessia Ceccardi scrive che “si trattava di una pratica assai diffusa, condivisa sostanzialmente dalla maggioranza dei dipendenti comunali”.

Siamo certi che negli anni scorsi i dirigenti e i dipendenti assentesti hanno ricevuto il premio produttività in toto. Come ci ha raccontato Pietro Ichino, nella stragrande maggioranza dei casi, al dipendente pubblico viene erogato un premio di risultato del 100%. Tutti fenomeni.

2) Se gli uffici di Sanremo sono stati in grado di funzionare con una forza lavoro pari al 50% degli organici effettivi, è lapalissiano che sono sovradimensionati. Per cui il dirigente è tenuto a segnalarlo e a suggerire di trasferire le persone in esubero in altri uffici. Le Cancellerie dei Tribunali sono strapiene di lavoro e accoglierebbero a braccia aperte personale provenienti da altre aree del pubblico impiego.

Bisogna che anche nel settore pubblico possa diventare possibile – come è successo in questi anni di crisi nel settore privato – fare di più con meno (Luca Meldolesi, cit.).

Tra i possibili rimedi, Ichino in passato propose di escludere dai premi gli uffici o comparti di amministrazioni pubbliche dove vi fosse obiettivamente una situazione di grave overstaffing o di permanente difetto di efficienza ed efficacia. Ciò favorirebbe l’accettazione, da parte dei dipendenti di questi uffici, del trasferimento ad altre sedi dove il loro lavoro sia meglio valorizzato.

Abbiamo ragione di pensare che questi furfanti, presi con le mani nel sacco a Sanremo, alla sera si siedano davanti allo schermo televisivo e, di fronte alle notizie quotidiane di corruzione (“pervasive e deprimenti”, ha detto il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone), imprechino contro la “Casta” dei politici che rubano. E magari spiegano ai figli che l’Italia non funziona perchè la politica “brutta e cattiva” col ladrocinio sottrae risorse alla collettività. La colpa è sempre degli altri, la cultura dell’alibi impera.

Ha perfettamente ragione Michele Serra, quando dice che ci vorrebbe un Maestro Manzi del terzo millennio che faccia ripetere ad alta voce e scrivere alla lavagna che, addirittura, “nell’orario di lavoro si deve lavorare”.

Twitter @beniapiccone