La UIF è un ottimo presidio per lo sviluppo della buona economia

scritto da il 03 Gennaio 2017

La vicenda dell’arresto di Raffaele Marra, stretto collaboratore del sindaco di Roma Virginia Raggi, rappresenta l’occasione per capire come si possano estirpare e mettere fuori gioco soggetti delinquenziali che usano le risorse pubbliche a fini personali. Solo un efficace enforcement – e non la giustizia “a babbo morto” – funge da antidoto al diffondersi a macchia d’olio delle consorterie. La luce e le tenebre, la trasparenza contro l’opacità, i poteri criminali contro quella che Giovanni Falcone definiva la “buona economia”. Questa è la sfida che in Italia si è sempre combattuta. Le cronache ci dicono che la battaglia non è per nulla vinta. Il ruolo della società civile è decisivo. Sebbene non ci si possa esclusivamente basare sull’operato della magistratura, sono i pubblici ministeri a cui la cittadinanza affida di compito di intervenire prontamente.

Non tutti sanno che nell’inchiesta che ha colpito i vertici dell’amministrazione capitolina, un ruolo decisivo è stato svolto dalla UIF, l’Unità di informazione finanziaria, istituita a fine 2007 presso la Banca d’Italia in posizione di indipendenza e autonomia funzionale, subentrando all’Ufficio italiano dei cambi (UIC) nel ruolo di autorità centrale antiriciclaggio. Il legislatore ha voluto distinguere l’analisi finanziaria dall’analisi investigativa, valorizzando l’autonomia dell’attività di prevenzione e la funzione di “filtro” assegnata alla UIF a tutela dell’integrità del sistema economico-finanziario.

In sostanza la UIF è un organo terzo, indipendente, al servizio della magistratura al fine di migliorare l’integrità, la funzionalità del sistema economico. Rappresenta un ottimo presidio per lo sviluppo della buona economia.

Nelle istituzioni contano le persone, la qualità delle quali cambia il corso degli eventi. Come il governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi diede un impulso decisivo nel 1976 alla Vigilanza – nominando responsabile del servizio di Vigilanza Mario Sarcinelli, primo della classe – così il direttore della UIF Claudio Clemente conferma di essere un civil servant di alto livello. Clemente si distinse anni fa opponendosi al peggior governatore della storia italiana, Antonio Fazio (nientemeno che “Legionario di Cristo”), la moglie del quale Maria Cristina Rosati ebbe l’ardore di definire i due dirigenti (Giovanni Castaldi e Claudio Clemente) – che si opponevano ai maldestri disegni di acquisizione di Antonveneta da parte della Banca Popolare di Lodi guidata da Gianpiero Fiorani – “mascalzoni della Vigilanza”. Come nel Pinocchio di Collodi, le persone serie sono penalizzate, il Gatto e la Volpe se la spassano.

A capo della procura di Roma non c’è più Achille Gallucci, insabbiatore ineguagliabile (da qui la definizione di “porto delle nebbie”), ma Giuseppe Pignatone, serissimo e instancabile. Tra i suoi collaboratori spicca Paolo Ielo, il più giovane pubblico ministero del pool Mani Pulite di Milano. Ielo ha stretto un rapporto diretto con la UIF, che gli ha consentito di dare contezza all’investigazione che ha inchiodato Marra.

I tempi delle indagini contano. Lo scorso 8 novembre Ielo fa una richiesta formale alla UIF, chiedendo le movimentazioni di tutti i conti in Europa riconducibili a Raffaele Marra e a sua moglie Chiara Perico (incluse società di capitali o di persone dove è socio). Con prontezza il 30 novembre la UIF risponde. Sui conti correnti di Enasarco (ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) sono stati versati due assegni circolari per 367mila euro emessi da una banca con liquidità proveniente da disponibilità di Sergio Scarpellini, immobiliarista romano (ora agli arresti), che usa affittare i suoi immobili (a prezzo da capogiro) a soggetti pubblici. Chi acquista un attico (dall’Enasarco) con i soldi di Scarpellini? Chiara Perico, moglie del capo del personale del Comune di Roma (all’epoca dell’operazione direttore del dipartimento Partecipate sotto l’amministrazione Alemanno). Il codice penale è chiaro, all’art. 318: “Il pubblico ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, riceve indebitamente, per sé o per un terzo, denaro o altre utilità, è punito con la reclusione da uno a sei anni”. Marra e Scarpellini vengono arrestati a due settimane dalla risposta della UIF.

Cosa dice Scarpellini agli inquirenti? “Marra era influente e pensavo che se avessi rifiutato ci sarebbero state conseguenze sulle mie pratiche”. Quando Ielo dimostra di credere fermamente nelle prove documentali di origine finanziaria, il pensiero va a Giovanni Falcone che invitava a “follow the money”. A Marcelle Padovani (Cose di Cosa Nostra, 1991) disse: “A partire dal processo Spatola del 1979, che ho istruito da solo, abbiamo proceduto in modo sistematico…tutti all’epoca parlavano di enormi quantità di droga che partivano dalla Sicilia per gli Stati Uniti. Allora mi sono detto: se hanno venduto droga in America del Nord, nelle banche siciliane saranno rimaste tracce delle operazioni realizzate. Così hanno avuto inizio le prime indagini bancarie (con la collaborazione dell’Ufficio italiano cambi, come emerge dalla sentenza del Tribunale di Palermo, firmata dal giudice istruttore Falcone, ndr). Fruttuose per il processo Spatola come per gli altri. Accumulare dati, informazioni, fatti fino a quando la testa scoppia, permette di valutare razionalmente e serenamente gli elementi necessari a sostenere un’accusa. Il resto sono chiacchiere, ipotesi di lavoro, supposizioni, semplici divagazioni. Non le trascuro, ma so che non hanno vera importanza. A queste fantasie preferisco il necessario atteggiamento di contabile dei militari americani che durante la guerra del Golfo valutavano ogni giorno l’entità dei danni inflitti e subiti”.

A pagina 53 della sentenza “Spatola” si legge: “Rilevato poi, che il traffico internazionale di stupefacenti comportasse necessariamente quello di valuta estera (soprattutto dollari), si disponeva il sequestro di tutte le distinte dei cambi effettuati, negli ultimi anni, nelle banche delle province di Palermo, Agrigento e Trapani”. Oggi, con la digitalizzazione è tutto molto più facile, le transazioni “parlano”.

Quando Paolo Ielo dice che “la corruzione porta con sé il rischio concreto di selezionare la classe dirigente pubblica in funzione della sua capacità di prendere mazzette e distribuire in modo distorto le risorse” è opportuno riflettere sui metodi di indagine, sulla forza dell’analisi finanziaria, sulla capacità della UIF di compiere ricerche sul riciclaggio, su tangenti e passaggi di denaro che lasciano sempre traccia.

La famiglia Marra, che ha trasferito la residenza a Malta, è così ingenua da pensare che i prelievi dal bancomat a La Valletta – per di più con carte intestate a società di compravendita di natanti riconducibili ai fratelli Marra – non siano rintracciabili. Probabilmente Marra & C. credono che Malta sia ancora un paradiso fiscale; non conoscono né MoneyvalSelect Committee of experts on the evaluation of anti-money laundering measures – né il GAFI, Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale, organismo globale intergovernativo creato in ambito OCSE con lo scopo di ideare e promuovere strategie di contrasto del riciclaggio, a livello nazionale e internazionale. I fratelli Marra evidentemente non hanno trovato il tempo per leggere l’articolo di Luigi Einaudi dal titolo “Conoscere per deliberare”.

I magistrati italiani, sono caldamente invitati a contattare la UIF, provvidenziale struttura indipendente, decisiva per provare in sede penale il passaggio di denari tangentizi.

Twitter @beniapiccone