I numeri falsi (e quelli veri) del turismo cinese in Italia

scritto da il 05 Dicembre 2017

L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente e marketer per il turismo, esperto delle relazioni tra Italia e Brasile, paese dove risiede da molti anni, ma “niente di quanto riguarda i mercati BRIC gli è indifferente”

Non solo fake news. Nel turismo dobbiamo iniziare a guardarci anche dai fake numbers. Certe imprecisioni dei giornalisti, se in buona fede, si possono criticare e forse anche anche perdonare, ma è molto grave quando gli spacciatori sono autorità pubbliche od eminenti istituzioni. Se poi si parla di turisti cinesi, tanto di moda, le cose si complicano. La differenza tra le due statistiche nazionali (Banca d’ Italia ed ISTAT) è abissale e merita un serio approfondimento.

Nel frattempo, in questa pacifica convivenza di fonti del tutto divergenti, e singolare caratteristica del nostro sistema statistico, Il numero che va per la maggiore non poteva che essere quello più importante: la bellezza di quasi 4 milioni di turisti dal Paese del Dragone! Per l’esattezza 3,785 milioni.

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Questo numero, basato su dati provvisori ISTAT, fu rivelato per la prima volta in uno studio presentato otto mesi fa a Cernobbio, proprio in data 1 aprile (sic!), al Forum di Confcommercio Turismo. Sin d’allora impazza e continua ad imperversare indisturbato.

Un numero poco credibile allora, ma soprattutto oggi, e che dovrebbe essere dimenticato in fretta, visto che il dato definitivo 2016 ISTAT pubblicato a fine ottobre è quasi del 30% inferiore: 2,7 milioni, con una flessione del 20% rispetto al 2015, registrata anche su altri importanti mercati intercontinentali, e che dovrebbe far suonare uno squillo di allarme … a chi invece suona altre campane.

Il sistema di rilevazione ISTAT per quanto riguarda gli arrivi è viziato dal calcolo multiplo degli stessi, fenomeno più marcato proprio per i turisti provenienti dai mercati intercontinentali. Difficile credere anche a questi 2,7 milioni se si considera la quantità dei visti rilasciati dal sistema consolare italiano, operativi delle compagnie aeree dalla Cina per l’Italia, ed il confronto con altre destinazioni. Gli USA ne hanno dichiarati 2,960 milioni nel 2016, e sono considerati all’unanimità, con eccezione dei nostri esperti, la prima destinazione extra Asia dei turisti cinesi.

Venezia ospiterà a gennaio il lancio ufficiale dell’ ETCCY 2018 (European Travel Commission Chinese Year). Ecco che puntuale appare il nostro numero nella presentazione del China Day 2017 di Orvieto, evento preparatorio organizzato dalla Direzione Generale del MIBACT in collaborazione con la Fondazione Cina Italia.

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Ancora? L’ Osservatorio del Turismo Italiano è da tempo agonizzante, ma possibile che né al MIBACT né al Centro Studi della prestigiosa Fondazione presieduta da Cesare Romiti, si siano preoccupati di fare qualche attualizzazione od ulteriore verifica? La stessa informazione è circolata anche ad un recente convegno sempre della Fondazione Cina Italia al Politecnico di Milano alla presenza di altre illustri istituzioni ed esperti.

A parte che non si capisce come sia stato calcolato l’ incremento del 5% (in caso sarebbe stato +13%) è bene far presente che questo numerone è anche uno dei capisaldi della convinzione, tanto celebrata quanto erronea, che l’Italia sarebbe la prima destinazione dei turisti extra comunitari in Europa.

Fin qui ce la suoniamo e ce la cantiamo da soli. La vera domanda è: come siamo messi in Europa? Che numeri darà il premier Gentiloni nel suo intervento di apertura dell’evento a Venezia? Secondo l’European Travel Commission (ETC) la fotografia è ben diversa: tra i documenti preparatori dell’Anno Europa Cina in un’analisi dei flussi turistici, pubblicata a giugno, l’Italia figura all’ottavo posto del ranking europeo (inclusi paesi non UE) sia per il 2014, che per la previsione fino al 2020.

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Il dato del 2014 è quello di Banca d’Italia (probabilmente depurato degli escursionisti cinesi che non pernottano in Italia). Non poteva essere diversamente, visto che è bene ricordare che la fonte statistica ufficiale per il Turismo Italia è l’Istituto di Via Nazionale, le cui rilevazioni sono recepite da organismi internazionali quali UNWTO, od appunto ETC.

Al contrario dei generosi numeri di ISTAT, sembra che Banca d’Italia nutra una certa idiosincrasia verso i turisti cinesi, dei quali sottostima fortemente non solo il numero degli arrivi, ma anche quello della spesa, che sarebbe stata nel 2016 pari a solo 430 milioni di euro. Un dato che colloca il mercato intorno alla ventesima posizione nel ranking spesa stranieri, e che non solo stride rispetto al fenomeno dei quasi 4 milioni di arrivi, ma che risulta del tutto sottodimensionato rispetto ai dati di aziende operanti nel tax free shopping o carte di credito (al recente Biz Travel Forum si è parlato di tre miliardi). Inoltre non si capisce perché quello cinese sarebbe l’unico mercato intercontinentale che continua a calare negli ultimi tre anni!

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Difficile capire tra numeri così diversi quale sia attuale posizionamento e market share dell’Italia in Europa, e di conseguenza disegnare opportune strategie e spazi di crescita. È risaputo che l’Europa conta ancora molto poco tra i circa 120/130 milioni di cinesi che viaggiano all’estero. Secondo la ETC nel 2016 gli arrivi nel Continente sarebbero stati intorno ai 10 milioni, mentre la China Tourism Academy (partner dell’iniziativa ETCCY 2018) ne conta circa la metà!

Per il 2016 Francia e Regno Unito hanno dichiarato rispettivamente 2 milioni e 260 mila arrivi, la Germania 1,4 milioni , mentre nelle statistiche della Spagna se ne leggono soltanto 374 mila (ben al di sotto del dato pubblicato da ETC). Oltre agli Stati Uniti, tra le top destinazioni extra Asia del 2016 troviamo Australia (1.4 milioni) e Canada (600 mila).

Se sui dati ufficiali o semiufficiali c’è confusione, da parte delle aziende private di marketing o professionisti specializzati nello sviluppo del mercato cinese è difficile avere un contributo risolutivo. D‘altra parte vivono un momento d’oro e per loro certi numeri e l’effetto che fanno sulla platea possono essere molto utili (facile prevedere un consistente aumento nel 2018 di dibattiti e workshop, nonché certificazioni di regioni, aeroporti e … borghi italiani!).

Alcune non si pronunciano, altre forniscono spunti o numeri parziali, ma se volete “tutta la verità” dovete comprare il loro report. L’unica che ha risposto alla nostra curiosità è una delle più quotate e rispettate: Welcome Chinese, azienda fondata dalla Holding Select Italy e partner operativo di ETCCY 2018, dopo aver vinto la relativa gara internazionale.

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“In medio stat virtus”! Tra gli estremi delle due fonti statistiche italiane, questo è il dato che ci sembra più plausibile. D’altra parte per il 2014 la China Tourism Academy aveva parlato di 1,4 milioni. Tra le aziende partner e coinvolte a vario titolo nell’ETCCY 2018 anche il prestigioso COTRI ( China Outbound Travel Research Institute ), che ha pubblicato un paio di mesi fa un articolo dal titolo poco edificante, “The case of Italy and common mistakes in calculating chinese outbound tourism statistics”.

Curioso notare che Il pezzo, che comunque fa un po’ di confusione sul dato, anche se non specificato, è firmato da una manager, e probabilmente membro della famiglia italiana che controlla Welcome Chinese.

Infine tutti questi numeri dovrebbero sempre essere letti nel dettaglio per scoprire certe strane dinamiche e far affiorare dubbi sulla loro piena attendibilità. Il dato 2015 di 3,3 milioni (a questo punto va riabilitato come record!), sarebbe stato frutto di una crescita (non riscontrata da nessun’altra primaria destinazione) pari al 54% di arrivi in tutta Italia, sostenuta però da uno straordinario boom a Roma  (+150%) e solo da un +3 % a Milano, proprio nell’anno di EXPO 2015. Molto strano.

Visti i tempi di pubblicazione dei dati statistici del Turismo Italia, purtroppo stiamo ancora parlando dell’anno scorso. E nel 2017 come sono andate le cose?

In Europa si parla di crescite a due cifre. Quindi un forte recupero su un 2016 che però ha mostrato una flessione generalizzata. Per conoscere i dati ISTAT dovremo aspettare ottobre 2018 (salvo nuovi scoop primaverili), mentre per Banca d’Italia, unica fonte disponibile al momento, come al solito in piena controtendenza, le cose per il mercato cinese non andrebbero bene: fino ad agosto zero crescita degli arrivi, mentre i pernottamenti sono dati in calo del 24% e la spesa del 9 per cento.

Il paradosso è che poi è proprio l’Italia che passa questi numeri alla ETC!

Nel suo 2017 Q3 Report di pochi giorni fa (erroneamente appare il 2016 ma in realtà è l’anno corrente) la ETC parlando di Cina pubblica un quadro desolante quanto poco credibile per il nostro Paese. Al contrario della retorica nazional-popolare ed autoreferenziale che continua a celebrare i quasi 4 milioni, l’Italia sarebbe l’unica destinazione con trend negativo dei pernottamenti e con una crescita degli arrivi di turisti cinesi tra le più basse di tutta Europa. Non è possibile!

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Insomma le premesse per un confronto serio e costruttivo , finalizzato ad una strategia europea ed efficace non possono essere queste. Francia e Regno Unito non fanno parte della ETC e quindi non partecipano all’iniziativa , ma come si comporterà la Commissione quando, in base a questi numeri, dovrà scegliere azioni, mercati prioritari o leader di progetti specifici? La Germania sembra in pole position, ma siamo davvero così indietro rispetto ad Austria o Svizzera?

Speriamo che la recente nomina a vicepresidente della ETC di uno dei due consiglieri ENIT possa giovare anche a fare la chiarezza sui dati che dovrebbe essere propedeutica a qualsiasi serio progetto di promozione e sviluppo, oltre che ad aiutare nel processo di credibilità e costruzione di un ruolo non secondario dell’Italia in Europa.

Al contrario, se non ci diamo da fare, e continuiamo a riempirci la bocca di big data, senza prima capire quali sono i vecchi basic data, rischiamo solenni figuracce. Poi non ci lamentiamo se il nostro Paese non riesce a vendersi al meglio e perde opportunità come quella per EMA a Milano.

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