Sanzioni alla Russia, quanto può cambiare la linea dell’Italia?

scritto da il 04 Giugno 2018

L’autrice di questo post è Kateryna Fedorovaadvisor presso uno studio legale milanese e cultrice della materia informatica giuridica presso l’Università degli Studi di Milano –

Prima di fare la prognosi su come sarà il rapporto tra l’Italia e la Russia quando il governo appena formato entrerà in azione a pieno ritmo è ben ricordare che l’Italia, essendo nell’UE, deve adeguarsi, relativamente ad alcune materie, alla politica dell’Unione Europea. Gli stati membri hanno delegato una parte della propria sovranità al fine di consentire all’UE di prendere decisioni su questioni di interesse comune a livello comunitario, ma non sempre gli interessi di ciascun stato coincidono con quelli dell’UE.

Si ricorda che le sanzioni, di carattere politico ed economico (il divieto di importazione di alcuni beni, sospensione dei finanziamenti BEI, ecc.), nei confronti della Federazione Russa sono state imposte dall’Unione Europea sin dal mese di luglio 2014, come conseguenza del nuovo protagonismo geopolitico della Russia a partire dalla crisi della Crimea. Lo scopo delle sanzioni era, dunque, quello di colpire l’economia russa al fine di costringere Mosca a ritirarsi dal territorio ucraino. Scopo che non è stato raggiunto e che ha comportato l’introduzione delle contromisure da parte della Federazione Russa. Tali contromisure prevedono il divieto di importare talune categorie di prodotti – quali, ad esempio, prodotti alimentari, agricoli, abbigliamento, automobili – settori produttivi risultanti vitali per le esportazioni europee, in particolar modo per quelle italiane.

Senza entrare nel merito delle scelte politiche dei paesi coinvolti e senza criticare l’imposizione delle sanzioni come metodo preferito di alcuni stati per risolvere una crisi politica e senza spendere parole sulla necessità di tali sanzioni, nel presente articolo si cercherà di stabilire se sia possibile, in virtù dei recenti cambiamenti politici nel nostro paese, che le sanzioni vengano abolite.

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Non vi è dubbio che le sanzioni danneggino, oltre che i rapporti diplomatici, anche le rispettive economie nazionali. Per quanto riguarda l’Italia, le perdite che il Made in Italy ha subito da quando le sanzioni contro la Russia sono state introdotte (o meglio, da quando la Russia ha risposto con le contro-sanzioni) ammontano a miliardi di euro per ciascun anno che passa. [NOTA: si discute molto sull’esatto ammontare del danno; in effetti, c’è chi dice che le cifre siano molto gonfiate]. Conseguenze negative ce ne sono state anche per la Russia: si pensi, ad esempio, alla fuga dei capitali esteri e alla riduzione degli investimenti. Tuttavia, l’embargo ha prodotto anche alcuni effetti positivi per il paese: ha stimolato lo sviluppo dell’industria nazionale e la ricerca di mercati di sbocco alternativi.

Però, malgrado le sanzioni, le relazioni economiche e commerciali tra i due paesi rimangono forti e “l’Italia resta il secondo partner commerciale Ue della Russia preceduta dalla sola Germania”. Si osserva che nel 2017 l’export italiano verso la Russia è cresciuto di oltre il 19% rispetto all’anno precedente.

Non sarebbe perciò azzardato sostenere che tra la Russia e l’Italia esiste un forte legame, economico ma anche culturale, che dovrebbe essere salvaguardato.Tanto è vero che durante l’ultima campagna elettorale si parlava molto del fatto che le sanzioni contro la Russia dovrebbero essere cancellate in quanto penalizzanti per il business che esiste tra i due paesi.

Il sistema politico che si sta creando in Italia dopo le ultime elezioni è caratterizzato da una quasi completa opposizione alle sanzioni anti-russe. Tutte le forze politiche che, in questo momento, hanno un peso, si oppongono a queste misure restrittive. In effetti, tra gli obiettivi del nuovo governo, formato da pochi giorni, c’è proprio quello di migliorare il rapporto con la Russia, cancellando le sanzioni imposte dall’UE.  Anche se, per valutare l’effettivo impatto delle elezioni sui rapporti tra l’Italia e la Russia, occorre prima vedere quale che tipo di politica condurrà il nuovo governo.

Ma il nostro governo potrebbe davvero revocare le sanzioni decise dal Consiglio europeo?

Il neo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi

Il neo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi

In forza dell’art. 215 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, il Consiglio europeo può imporre sanzioni a un paese extra UE per provocare un cambiamento nella politica o nella condotta del soggetto cui sono dirette, al fine di promuovere gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune. Sulla base del sopra citato articolo è stato adottato il Regolamento (UE) n. 833/2014 con il quale sono state imposte le sanzioni contro la Russia. Le decisioni che prevedono “l’interruzione o la riduzione, totale o parziale, delle relazioni economiche e finanziarie con uno o più paesi terzi” vengono deliberate dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Quindi, l’Italia da sola non può revocare le sanzioni, dovendo ottenere, appunto, la maggioranza qualificata degli Stati membri.

Ciononostante, ad oggi, l’Italia è certamente tra i paese i che più spingono sull’abolizione delle sanzioni contro la Russia (basta ricordarsi, ad esempio, che è stata proprio l’Italia a chiedere che non ci sia rinnovo automatico delle sanzioni europee). Ma l’Italia non è l’unica che ha compreso che le sanzioni hanno un effetto negativo sull’economia nazionale. Ultimamente ne parla anche l’Austria, chiedendo all’UE di riconsiderare la propria posizione sulla Russia.

La procedura di rinnovo delle sanzioni ad oggi è la seguente: prima di ogni proroga viene effettuata una procedura di riesame a livello di Consiglio europeo, e, qualora non ci siano evoluzioni sul rispetto degli accordi di Minsk (ovvero, l’accordo del 5 settembre 2014, tra Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk, e Repubblica Popolare di Lugansk, avente come scopo quello di finire la guerra in Ucraina) da parte della Russia, le sanzioni si rinnovano. Purtroppo, anche gli stati contrari al rinnovo delle sanzioni (quali, ad esempio, Grecia, Bulgaria, Ungheria e Austria) non hanno, finora, protestato per evitare conflitti interni.

In ogni caso, le dichiarazioni politiche dell’Italia sono molto importanti, perché significa che queste idee vengono discusse, sia a livello nazionale che a livello europeo, e che le sanzioni vengono percepite come un’anomalia nelle relazioni tra la Russia e l’Italia. A proposito, l’Italia è già stata ammonita dell’inviato speciale USA per l’Ucraina, Kurt Volker, sul fatto che, nel caso dovesse intraprendere qualsiasi iniziativa verso la revoca delle sanzioni contro la Russia, “ci saranno conseguenze”. Si spera soltanto che tali minacce non influenzino veramente la politica estera dell’Italia.

Le sanzioni contro la Russia avrebbero dovuto portare, secondo chi ha preso la decisione di applicarle, al miglioramento della situazione in Ucraina. Sono passati quattro anni, ma in Ucraina è cambiato poco o nulla. E le sanzioni continuano ad essere prorogate. Siamo sicuri che non dobbiamo cambiare strategia?