Milan, e se fosse il momento di un crowdfunding?

scritto da il 25 Giugno 2018

In un post del dicembre scorso, ipotizzavo che il “caso Milan” potesse essere un modello, e  diventare famoso, ma “per fare il contrario”; ne sono seguite molte polemiche, siamo stati attaccati da molti tifosi milanisti, mentre molti altri erano sostanzialmente d’accordo nel riconoscere i tanti errori commessi nel costruire questa operazione di acquisizione e rilancio del glorioso Club rossonero, in crisi di risultati negli ultimi anni di gestione berlusconiana.

Dopo solo sei mesi, la situazione sembra esserci complicata ancora di più: un groviglio di problematiche che pare inestricabile e che sembra pervadere ogni livello della catena societaria che controlla il Milan.

In questi giorni si susseguono i rumors su un riassetto dell’azionariato dei Rossoneri: fatto ormai certo, anche se incerta è la modalità di realizzazione di questo riassetto; sembra che vi siano ben due imprenditori USA interessati a subentrare a Li; o, meglio, a Elliott, che escutendo le garanzie ottenute per aver erogato il famoso prestito a Li, si troverebbe di fatto a controllare il Club e quindi a dover trovare un nuovo compratore.

Certamente, non si tratta di una storia edificante, per il glorioso Club Rossonero, che fra l’altro rischia in queste ore di essere escluso dalle competizioni UEFA per problemi di Fair Play Finanziario. Il Milan è certamente fra i marchi sportivi più validi, date le importanti affermazioni internazionali e la diffusione della propria tifoseria; ma, dicevamo, la sua recente gestione non è un esempio da seguire e non tanto e non solo (ma basterebbe) per aver certamente distrutto valore, in questi 12 mesi di nuova gestione.

Entrambe le milanesi vengono infatti da un periodo di risultati negativi: la gestione rinunciataria delle ultime fasi della gestione sportiva delle famiglie Berlusconi e Moratti, e la conseguente perturbata fase di cambio di azionariato, non sono state un modello edificante per i due Club, con ovvie conseguenze sulla Serie A: la debolezza delle due milanesi ha concesso alla Juventus di poter affermare con molti meno grattacapi la sua supremazia e per ciò probabilmente a ridurre, coeteris paribus, l’appeal del “prodotto Serie A” (anche se lo stesso può dirsi di altri due campionati, quello francese e quello tedesco).

Ed infine, la storia del Milan (e, anche se in diversa misura, dell’Inter) non son edificanti per Milano, che, in un momento di grande fermento, vede mancare all’appello le sue due squadre cittadine; e anche se le presenze a San Siro non sono calate (anzi), di certo l’assenza nelle grandi competizioni e dai grandi eventi ha impattato anche sulla città, rappresentando una cocente sconfitta di Milano, da questo lato.

Nell’augurarci quindi una pronta sistemazione degli aspetti proprietari del Milan, ci chiediamo se il movimento dei tifosi che ruotano intorno al Club Rossonero non possa fare la sua parte; e qui la mente va all’azionariato popolare del Barcellona che (dato www.calcioefinanza.it) all’ultima rilevazione vedeva 143 mila persone socie; l’apporto finanziario è di tutto rispetto, aggirandosi intorno tra i 10 e i 18 milioni; la struttura del Barcellona prevede sostanzialmente una sorta di “evoluzione” della tessera di abbonato che, se confermata 3 anni, dà diritto a diventare socio e quindi ad aver i diritti patrimoniali ed amministrativi connessi (incluso il voto sul Presidente).

Unico caso interessante in Italia, ma agli antipodi, essendo una società dilettantistica, è quella dell’Enna Calcio, che ha sollecitato ed ottenuto contributi dai tifosi per il tramite di una società cooperativa.

Non sarebbe il caso che il movimento dei tifosi del Milan, per il tramite di una piattaforma di crowd funding e di altri strumenti, potesse dare vita ad un intervento nel capitale del Club? Poiché vi è da rilevare la quota di Elliott (ex Li), sarebbe tecnicamente possibile che una parte potesse essere destinata ai tifosi, con un collocamento riservato. Probabilmente anche il nuovo imprenditore americano, sia esso Commisso o Ricketts, potrebbe essere interessato a coltivare questa opportunità, associandosi con una fetta della propria tifoseria. Ed anche, e a maggior ragione, se dovesse rimanere il fondo attivista di Paul Singer come azionista principale, anche se per una fase di transizione, l’intervento dei tifosi per una quota potrebbe ridurre quella che si chiama “equity exposure” del Fondo, fatto certamente apprezzato.

Da alcune notizie (del Corriere dello Sport) parrebbe che l’attuale proprietario Li abbia stoppato iniziative, che già sembravano avviarsi, nella direzione qui descritta: ci auguriamo che vi siano le basi per invece provare a seguire questa strada innovativa per il Calcio italiano.

Twitter @dorinileonardo

Contributi:

Sull’azionariato diffuso al Barcellona

Caso Enna Calcio