Di Pessina, Barra e Walgreens. Ovvero, formidabili gli imprenditori italiani, in esilio

scritto da il 31 Ottobre 2015

Gli italiani hanno formidabili doti imprenditoriali. Spesso però, osteggiati dalle regole corporative feudali italiane, sono costretti ad andare all’estero, dove mietono successi celebrati dalla stampa mondiale. L’ultimo caso vede protagonisti due persone, sconosciute ai più, ma a capo di un gruppo gigantesco. Stiamo parlando di Stefano Pessina e Ornella Barra, a capo di Walgreens Boots Alliance, colosso americano delle farmacie. Non paghi di controllare un gruppo che capitalizza più di 100 miliardi di dollari, Pessina e Barra, hanno deciso di acquisire la rivale statunitense Rite Aid, con un’operazione valutata 17,2 miliardi di dollari (tra equity e debito).

Pessina e Barra, dopo aver fondato Alliance Santè nel 1977, hanno capito che in Italia non avrebbe potuto crescere e allora hanno scelto saggiamente la via dell’espansione internazionale, prima con la fusione Alliance-Unichem, e successivamente con l’acquisizione di Boots nel Regno Unito (2012). Poi la fusione con Walgreens a fine 2014.

Il nuovo gruppo, frutto di acquisizioni continue, avrà a disposizione 13.000 farmacie in undici nazioni, con una posizione fortissima in California, Florida, NY e Texas. Per avere un’idea dei valori in gioco, Walgreens fattura 76 miliardi di dollari e Rite Aid poco meno di 25 miliardi.

Perché Pessina non è rimasto in Italia a fare impresa? Semplice, perchè in Italia per gestire una farmacia devi essere figlio di farmacisti, altrimenti sei fregato. I consumi di farmaci crescono ogni anno, ma il numero di farmacie rimane lo stesso. Bello fare il farmacista in Italia, con grassi margini e poca concorrenza! Ci aveva provato Pierluigi Bersani – allora ministro dell’Industria – a liberalizzare il settore, aprendolo alle parafarmacie, ma la lobby dei farmacisti in Parlamento ha limitato l’operatività e la possibilità di vendere i farmaci, cosicché il parafarmacista deve arrampicarsi sugli specchi per sopravvivere. Per esempio, la parafarmacia non può vendere i farmaci di fascia C, ossia farmaci utilizzati per patologie di lieve entità, non considerati essenziali o salvavita, come antidolorifici, antinfiammatori, ansiolitici, antidepressivi o anticoncezionali. Al momento si acquistano solo con la prescrizione del medico, ma il costo è a carico del cittadino. Da soli rappresentano l’11% della spesa farmaceutica nazionale.

Come scrisse Tito Boeri sulla voce.info nel 2012 è difficile aspettarsi che un parlamento pieno di membri iscritti agli albi (avvocati, medici, ingegneri, commercialisti, architetti, notai, giornalisti e farmacisti) sia a favore delle liberalizzazioni. Roger Abravanel, nel suo “Regole. Perchè tutti gli italiani devono sviluppare quelle giuste e rispettarle per rilanciare il Paese” (con Luca, D’Agnese, Rizzoli, 2010) scrive: “In Italia la distribuzione moderna è stata osteggiata per anni dalla difficoltà di ottenere licenze di apertura per formati moderni e innovativi, oltre a una spaventosa rigidità sul costo e sulla flessibilità del lavoro e sugli orari di apertura. La regolazione per le licenze è la più rigida d’Europa. […] I nemici di una maggiore liberalizzazione sono stati tanti e formidabili. In prima linea la Confcommercio, che per anni ha rappresentato le lobby dei piccoli negozi e si è sempre opposta alla liberalizzazione”.

Abravanel definisce le farmacie le “riserve indiane” della distribuzione italiana: “La distribuzione farmaceutica (grossisti più farmacie) è incredibilmente efficiente perché la regolazione protegge le singole farmacie e scoraggia le catene. […] E’ una situazione assurda, in una società che si dovrebbe preoccupare di chi sta male e non dei farmacisti”.

Cosa ha detto Pessina sull’Italia? “L’Italia non è la mia priorità, perché cambiare l’attuale costoso sistema di distribuzione è praticamente impossibile”.

Per Walgreens Boots Alliance siamo sicuri che non sia finita qui. Nonostante Stefano Pessina abbia 74 anni e (con la moglie Ornella Barra) una ricchezza personale stimata di 13 miliardi di dollari, la sua volontà è di espandersi ancora. Tempo fa ha dichiarato: “We will have so much money that we’ll have to buy something and expand rapidly”. La sua cultura prevede che sia meglio avere una quota di maggioranza relativa di una società in crescita, piuttosto che il 100% di una società piccola e fragile.

Meditate, gente, meditate (Renzo Arbore, cit.).

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