Il bail-in di cui tutti parlano ma che nessuno ha ancora visto

scritto da il 14 Dicembre 2015

“Ma non c’è qualcosa che rende meglio dei BoT, che non danno più niente?” chiese con aria rassegnata la vecchia signora al bancario che le sedeva davanti.

“Guardi signora, c’è una nostra obbligazione che rende il 5% per 10 anni.”

“Ma è sicura?”

“Certo, siamo sempre noi, ci conosce da anni, pensa che falliremo? Guardi bastano tre firme dove ho messo le crocette.”

Questo dialogo immaginario è una ricostruzione molto verosimile di come sono state collocate alla clientela privata le obbligazioni subordinate da parte delle banche italiane, comprese le oramai famose quattro poste in liquidazione da Banca d’Italia.

Ma cosa è una obbligazione subordinata? A cosa serve alla banca? Perché sono state annullate quelle delle banche sottoposte a liquidazione?

Leggiamo, per iniziare, questa scheda del Sole 24 Ore: in pratica le obbligazioni subordinate sono degli strumenti finanziari che partecipano al rischio aziendale della banca in vari gradi, a seconda appunto del grado di subordinazione, e sono conteggiate nel capitale primario della banca (Lower Tier 1), nel capitale supplementare (Upper Tier 2 e Lower Tier 2) ed alla fine nel capitale di terzo livello (Tier 3).

Come si vede da questa ottima spiegazione dal sito di Borsa Italiana, il capitale supplementare (Tier2) e quello di terzo livello (Tier3) sono dei “cuscinetti” (buffer) pensati proprio per assorbire le perdite derivanti dall’impresa bancaria nel caso le cose si mettano male, a garanzia degli altri depositanti e degli obbligazionisti “normali”. Purtroppo esattamente la fattispecie accaduta nelle quattro banche in liquidazione, le cui perdite superavano il capitale primario e quindi dovevano essere “assorbite” proprio da questi strumenti emessi ad uopo.

Capite quindi quanta confusione si è sentita e letta in giro in questi giorni, soprattutto relativamente al bail-in di queste banche. Il vero bail-in sarebbe stato non rimborsare i depositi e le obbligazioni normali, come successe a Cipro nel 2013. Fin dal primo accordo di Basilea e pure negli USA con la legge Frank-Dodd è previsto invece l’annullamento in caso di insufficienza del patrimonio di questi strumenti, via via secondo il loro grado di subordinazione, e la normativa UE non fa altro che confermarlo.

Peggio sarebbe stato utilizzare il Fondo Interbancario di Tutela Depositi (FITD), che serve per garantire i depositanti sotto i 100.000 euro, per ripianare i buchi delle banche. Perché poi il fondo rischiava di diventare incapiente proprio per la tutela del vero risparmio, cioè i piccoli depositi. Una vera schifezza che sembra per fortuna essere stata evitata almeno in parte, perché pare che comunque i versamenti previsti nei prossimi tre anni al fondo saranno utilizzati per finanziare l’attività iniziale delle nuove banche rivenienti dalla procedura di liquidazione.

Rimane il problema di base, quello con cui ho aperto questo post: perché sono state vendute queste obbligazioni alla clientela ordinaria? È stata correttamente informata? Chi doveva vigilare sull’osservanza delle norme lo ha fatto?

Ecco, su questo penso si dovrebbe concentrare l’attenzione, sulla vendita, non sull’uso corretto di strumenti finanziari nati proprio per sostenere queste evenienze.

Twitter @AleGuerani