Coronavirus e decreto Cura Italia: per i lavoratori autonomi può bastare?

scritto da il 17 Marzo 2020

Post di Mari Miceli, analista giuridico, in collaborazione con l’avvocata Barbara Sciacca, esperta in diritto del lavoro e della previdenza sociale, responsabile del Dipartimento dei lavoratori di MGA (Sindacato Nazionale Forense) –

Coronavirus e decretazione d’urgenza: quali benefici a sostegno dei lavoratori autonomi?
Il nostro ordinamento dinnanzi a fenomeni emergenziali permette l’utilizzo della decretazione d’urgenza e questo è stato, ad oggi, messo in pratica dal Governo nel corso dell’emergenza Covit19.

Dinanzi, infatti, a fenomeni persistenti – come, appunto, una pandemia – resta ferma la facoltà per legge di disciplinare diversamente o dare attuazione a norme che regolino situazioni emergenziali.

Le misure c.d. ‘straordinarie’ e impreviste o comunque imprevedibili esigono spesso urgenti interventi legislativi e sono ricomprese situazioni oggettivamente eccezionali che si pongono al di fuori della consueta disponibilità del legislatore ordinario, permettendo così la decretazione d’urgenza.

Tale è la attuale emergenza sanitaria che ha colpito sia l’aspetto sanitario, umanitario ed economico del nostro Paese.

Uno sguardo – a parere di chi scrive – oggi deve essere in particolar modo volto ai lavoratori autonomi: non tutti ,infatti, possono fermare l’attività lavorativa, a fronte delle misure adottate dal Governo.

A tal proposito, il Consiglio dei Ministri, in data 16 marzo 2020 ha approvato un decreto da 25 miliardi di euro contenente le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria ed economica, a sostegno di ospedali, famiglie e imprese che contiene anche talune misure a favore degli autonomi.

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La sala del Consiglio dei ministri, a palazzo Chigi

In particolare, i lavoratori autonomi possessori di partita iva, potranno usufruire della moratoria fiscale provvedendo ai versamenti tributari, per ora sospesi, entro il 31 maggio in un’unica soluzione, oppure rateizzati fino a un massimo di 5 rate mensili, senza sanzioni e interessi, e gli adempimenti sospesi andranno effettuati entro il 30 giugno.

Verranno sospesi anche i mutui per la casa, anche per gli autonomi senza necessità di presentare l’Isee. La misura amplia le maglie del Fondo Gasparrini, anche ai lavoratori autonomi o liberi professionisti che presentino autocertificazione di un calo di oltre un terzo del fatturato per l’emergenza. Previsto un fondo a garanzia di 500 milioni.Sono previsti anche congedi per i genitori al cinquanta per cento della retribuzione, mentre è stata riconosciuta un’ indennità pari a 600 euro, su base mensile, non tassabile, per i lavoratori autonomi e le partite Iva.

Il mondo inesplorato dei lavoratori autonomi: la professione intellettuale ai tempi del Covid19
Le prime misure contenute nel Decreto legge Covid ter del 16 marzo 2020 (decreto Cura Italia), come anticipate nella conferenza stampa del 16 marzo 2020 sono destinate a circa 5 milioni di persone: professionisti non iscritti ad ordini, co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore dello spettacolo.

Tali misure consistono nella la corresponsione di una indennità di 600 euro ai liberi professionisti titolari di P. Iva attiva dal 23 febbraio 2020, iscritti alla gestione separata INPS ed ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivi alla medesima data; tale misura troverebbe applicazione nei confronti dei soggetti non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.

Successivamente, il Consiglio dei ministri, con comunicato n. 37, ha annunciato l’istituzione di un Fondo per il reddito di ultima istanza con una dotazione di 300 milioni di euro come fondo residuale per coprire tutti gli esclusi dall’indennizzo di 600 euro, ivi compresi i liberi professionisti iscritti ad enti previdenziali privati.

L’evidente difficoltà di trovare soluzioni idonee per fronteggiare situazioni emergenziali come quella attuale denota la mancanza di una disciplina unitaria del lavoro autonomo (fatto salvo un timido tentativo avviato a seguito della legge n. 81 del 2017).

Solo di recente sono stati avviati i primi studi analitici che ci offrono una fotografia di tali figure nel nostro territorio al fine di individuarne la correlata incidenza.

In particolare, per quanto concerne le professioni intellettuali, le recenti rilevazioni del centro studi Adepp mostrano come i lavoratori autonomi delle professioni intellettuali iscritti alla gestione separata INPS risultano essere circa 220.000, ed i professionisti ordinistici iscritti alle casse di previdenza private sfiorano quota di 1,5 milioni.

Si ricorda che per quanto concerne i professionisti ordinistici iscritti ad un Albo hanno l’obbligo di iscrizione anche alla propria Cassa Pensionistica di categoria, che si occupa della sfera previdenziale e assistenziale dei propri iscritti. Tali casse, seppure privatizzate, perseguono una finalità di interesse pubblico e rappresentano, come si evince dal recente report di itinerari previdenziali, un patrimonio di 82,9 miliardi di euro, di cui 66,8 investiti direttamente e 16,1 affidati in gestione tramite mandato.

Orbene, tali dati sono fondamentali per comprendere l’incidenza e la rilevanza di tali professioni nel nostro territorio e la necessità di un intervento da parte del governo che sia più completo e capillare possibile. I lavoratori autonomi necessitano di tutele effettive finalizzate, soprattutto, alla garanzia di misure di welfare e di ammortizzatori sociali capaci di sostenere un calo di reddito non imputabile al lavoratore. Al fine di fronteggiare l’emergenza in corso e scongiurare le possibili ricadute sul piano economico e sociale, è necessario intervenire su tali peculiari ed eterogenee figure di lavoratori presenti ed operanti nel nostro territorio che, invece,risultano,ad oggi, sprovvisti di tutele.

In tal senso, uno spiraglio è dato dall’art 17 della legge n. 81 del 2017 che favorirebbe la creazione di un tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo conducendo all’individuazione delle correlate tutele legislative.

Predisporre un ventaglio di tutele adeguate permetterebbe al nostro Paese di immunizzarsi definitivamente dai tanti virus che da troppo tempo non ne garantiscono la piena fioritura.