Sì, le ultime pandemie sono state innescate più velocemente proprio dall’uomo

scritto da il 30 Marzo 2020

L’autore del post è Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico e saggista – 

In un suo post qui su Econopoly Enrico Mariutti chiama in causa il sottoscritto (e il WWF) sostenendo che non ci sono legami fra le attività produttive dei sapiens e le pandemie degli ultimi decenni e che, anzi, il paradigma della “crescita economica infinita” è la soluzione ai problemi di salute dell’umanità. Ognuno può avere le sue opinioni, ma nessuno si può permettere, come fa Mariutti, di usare il termine “disonesto”, se non comprovato, riferendosi a quelle altrui.

Mi è sconosciuta l’attività scientifica di Mariutti, mentre la mia è pubblica e da sempre dedicata allo studio delle scienze della Terra, le uniche che possono dare una risposta alla domanda che ponevo nel mio articolo su La Stampa cui egli fa riferimento: le ultime pandemie sono state innescate e diffuse più velocemente dall’espansione umana? Ricercatori comprovati di tutto il mondo affermano di sì, mettendo in luce che i principali serbatoi virali selvatici sono stati ultimamente i pipistrelli che, scacciati dalla foreste a causa dell’espansione di città e allevamenti intensivi, si riversano sulle aree occupate dagli uomini infettando ospiti-serbatoio (maiali e pangolini) e causando lo spillover. Questo era il punto focale del mio articolo, ma Mariutti, incapace di smentirlo, si concentra sul fatto che oggi la vita si è allungata, stiamo tutti meglio e la crescita senza limiti ci salverà.

Fonte: JHU CSSE

Fonte: JHU CSSE

Secondo l’autore, poi, non è vero che le società tradizionali stavano meglio in salute. Studiosi più autorevoli di me (e di lui), come Jared Diamond, hanno invece già messo in luce che i cacciatori-raccoglitori stanno meglio degli agricoltori: “I cacciatori sono sani, soggetti a poche malattie, hanno dieta molto variata e non subiscono carestie” e che quello di cui bisogna tenere conto non è tanto l’aumento dell’aspettativa di vita media (su cui si concentra inspiegabilmente Mariutti), ma lo stato di salute, cosa che si può rilevare attraverso parametri come la statura e le malattie. La statura media dei cacciatori era di 178 cm, mentre quella degli agricoltori 160 (per gli uomini). I dati paleoantropologici ci dicono che malattie dei denti, anemie, framboesia, sifilide e osteoartrite erano più diffusi tra questi ultimi. Gli agricoltori si procuravano calorie a buon mercato, pagando però il prezzo di una nutrizione più povera, e rischiavano paradossalmente di morire di fame più dei cacciatori raccoglitori. Diamond aggiunge (Il Terzo Scimpanzé, Boringhieri 1994) che “la gran parte delle malattie infettive che affliggono oggi l’umanità si sono diffuse solo dopo il passaggio all’agricoltura, in società affollate formate da individui malnutriti i cui membri continuano a contagiarsi reciprocamente. Le epidemie di massa semplicemente non persistevano fra i cacciatori. Tubercolosi, lebbra e colera si diffusero solo con l’avvento dell’agricoltura”.

Finisco ricordando che già fin dall’epidemia Nipah del 1998 in Malesia, proseguendo con Ebola, Sars e Mers per finire con Covid19, i ricercatori hanno evidenziato lo stretto legame con la deforestazione, gli allevamenti intensivi e l’espansione delle città in territori prima vergini. Secondo Mariutti, invece, più l’uomo si espande meglio sta in salute: una follia priva di fondamento scientifico e pericolosa per l’umanità più che per la Terra. Non si nega, ovviamente, il progresso, ma il pianeta è sempre quello, i sapiens sono sempre di più, ed è chiaro che la prima risorsa, il territorio, mostra i suoi limiti. Stiamo distruggendo il nostro naturale antivirus, la foresta, senza aver alcun vaccino e rompendo un equilibrio millenario. Non conviene neppure all’economia.

Twitter @OfficialTozzi