Come si prendono le decisioni al tempo del coronavirus

scritto da il 16 Aprile 2020

La crisi che stiamo vivendo ha come caratteristica fondamentale l’incertezza. La situazione cambia ogni giorno. Le informazioni scientifiche sull’epidemia si susseguono continuamente, a vari livelli di credibilità. Improvvisamente cittadini che fino a ieri non si occupavano più di tanto di dati, articoli scientifici, scenario planning, si ritrovano a digerire ogni giorno queste informazioni, spesso senza avere le competenze necessarie.

Le istituzioni, le aziende, il mondo scientifico, devono prendere decisioni in scarsità di tempo e di informazioni. Ma bisogna decidere, perché non decidere è una decisione, spesso la peggiore possibile.

Gli scienziati sono abituati a una modalità di creazione della conoscenza molto precisa, fatta di idee, preparazione degli esperimenti o degli studi teorici con il team che ci lavorerà, finanziamento degli stessi, raccolta dati, analisi e pubblicazione. Le pubblicazioni vengono peer-reviewed prima della pubblicazione e quindi controllate e migliorate in ogni loro dettaglio. Tutto questo processo richiede molti mesi. Questo processo è quello che gli scienziati capiscono, condividono e rispettano.

Imprenditori e manager hanno aziende, posti di lavoro, settori produttivi sotto la loro responsabilità. Hanno davanti la più grande crisi economica mai vista dal dopoguerra. La struttura stessa del campo di gioco rischia di cambiare, a cominciare dal rapporto tra stato e privati, in modo imprevedibile. I cittadini e le aziende cambieranno le proprie abitudini di vendita e acquisto, assisteremo al più grande cambiamento di portafoglio di spesa mai visto.

Le famiglie e i lavoratori si trovano di fronte ad una situazione dove la garanzia dei posti di lavoro non esisterà praticamente più, il tenore di vita a cui si erano abituati verrà improvvisamente messo sotto scacco.

Tutti guardano allo Stato come il grande padre che ci salverà tutti

Lo Stato, nelle sue persone, al momento fa dichiarazioni e promesse. Ma la verità è che anche i politici e i tecnici si stanno muovendo in un terreno completamente nuovo, in cui molte ricette ancore valide nel mondo precedente possono saltare e andare in direzioni imprevedibili.

A un livello ancora superiore le istituzioni in cui gli Stati discutono tra di loro (Unione Europea, Organizzazione mondiale della Sanità) devono trovare soluzioni che tengano conto della globalità della crisi. È chiaro a tutti che nessun Paese riuscirà a uscirne da solo, ma dovrà in un qualche modo sopravvivere e legarsi a “cordate” di Stati per rendersi più forte. Anche perché Cina e Stati Uniti si muoveranno in modo da proteggere sé stessi con il loro peso economico e politico.

Quindi, tutte le componenti della società sono di fronte a nuovi paradigmi di decision-making. Il primo istinto, naturale, è di usare i meccanismi noti, le regole acquisite nel mondo precedente. Il problema fondamentale di questo approccio è per quasi tutti lo stesso: sottostimano pesantemente il valore del tempo nelle situazioni di crisi. Qualsiasi valutazione complessa e che ha molti stake-holders in tempi normali richiede un tempo lungo per essere presa. In questo momento però quel tempo ha un valore enorme e chi arriva prima con una soluzione sub-ottimale pur se sensata tende a ottenere risultati migliori rispetto a chi arriva tardi con decisioni molto ponderate e preparate con gli stake-holders.

Ogni decisione deve vivere dentro a possibili scenari futuri, dal migliore al peggiore. Ecco, oggi funziona meglio chi decide e costruisce le sue azioni come se le cose andassero nel peggiore dei modi e costruisce le condizioni per sopravvivere in quella situazione. La ragione è abbastanza semplice: è molto più facile, di fronte al realizzarsi di condizioni migliori di quelle attese, cambiare le azioni e fare meno sacrifici. Chi invece prefigura ai propri interlocutori uno scenario migliore e prende decisioni conseguenti, di fronte al verificarsi di quello peggiore perderà credibilità. La critica fondamentale al primo approccio è di tipo psicologico: “In questo modo deprimi le persone e noi abbiamo bisogno di tirarli su in questo momento difficile”. Questa critica è comprensibile dal punto di vista umano ma risulta uno dei limiti principali alla leadership al tempo della crisi.

Una delle grandi novità di questa situazione sono grandi dilemmi decisionali su temi fondamentali. Il più importante è quello tra salute ed economia: chiudere per salvare vite o aprire per salvare l’economia? Un altro è tra privacy e salute. O ancora il dilemma tra interventi statali e libertà di impresa.

In questa situazione tendono a funzionare meglio alcune caratteristiche dei decision-makers:

  1. Ascolto attivo dei competenti (cioè li si cerca attivamente e li si tempesta di domande per capire)
  2. Ascolto soprattutto delle critiche e ricerca attiva delle argomentazioni per “impallinare” le proprie idee
  3. Raffreddamento psicologico e analisi lucida degli effetti reali delle proprie scelte, in contrasto con un approccio in cui ci si focalizza sugli effetti ideali e desiderati. Chi ha più gli occhi aperti verso la realtà per quella che è e non quella che vorremmo fosse tende a prendere migliori decisioni
  4. Immensa energia nel creare ipotesi di lavoro senza avere informazioni di dettaglio sull’ambiente nel quale devono vivere. Bisogna fare continui esercizi di scenario planning, quantitativi, per razionalizzare “cosa accadrebbe se…”
  5. Mai come in questo momento bisogna dire la verità a tutti, spiegare bene le motivazioni, e ascoltare il punto di vista dell’altro.
  6. In questa fase i nodi delle relazioni e della reputazione costruita precedentemente vengono al pettine. Chi ha un network potente ed è credibile ha grandi vantaggi.
  7. Poiché in questo momento la liquidità è l’ossigeno fondamentale, chi sa gestirla bene, per tempo e appunto pensando alla peggiore delle situazioni possibili sopravviverà, gli altri potrebbero avere fortuna, ma mettono a rischio la propria esistenza, la mettono nelle mani altrui.
  8. Visto che lo stress dettato dalla situazione ha fatto un salto in alto notevole, chi riesce a mantenere una vita di buona qualità, dando il dovuto tempo e attenzione agli altri aspetti della propria esistenza sarà più lucido quando dovrà prendere le decisioni.
  9. Mai come in questo momento una risata, una telefonata di un amico, la leggerezza di momenti semplici vissuti con persone a cui vogliamo bene, rappresenta una sorgente di energia fondamentale a cui abbeverarsi.
  10. È molto importante anche la partecipazione al bene comune, al discorso pubblico. Ritirarsi a vita privata di fronte alla crisi ci fa perdere una occasione per “esistere” nel mondo proprio quando ce n’è più bisogno

Tutto il nostro processo decisionale è stato ribaltato. Spetta a ciascuno saper essere decision-maker competenti, adeguati alla più rapida fase di cambiamento mai vista nella storia recente.

Twitter @lforesti