Buon compleanno, Econopoly, agorà in cui si scrive da persone libere

scritto da il 01 Maggio 2020

Econopoly, questo blog di “sovversivi” che state leggendo – ideato e curato da Alberto Annicchiarico – il cui understatement è pari alla sua tenacia – compie cinque anni. L’esordio avvenne in questi stessi giorni nel 2015, proprio quando Milano, con orgoglio e dedizione, riuscì ad aprire in tempo l’EXPO. Vi ricordate cosa diceva Beppe Grillo? Che EXPO non sarebbe mai nata: il comico si sbracciava dicendo “Ma chi è che viene a Rho? Ditemi!”. E invece ebbe un grande successo. Così come Econopoly, nato in sordina e all’ombra della corazzata “Sole 24Ore”, è oggi un’agorà di confronto di livello tra economisti e liberi pensatori. Partito con un nocciolo duro di contributori – Andrea Panato alias @commercialista, il superprofessore con l’Harley Carlo Alberto Carnevale Maffè, l’eclettico Maurizio Sgroi e il sottoscritto – oggi fa più di un milione di pagine viste al mese. Praticamente una “nave corsara”, come il banchiere Raffaele Mattioli definiva la sua Banca Commerciale. Cresciuta nel tempo, sia come pubblico che come firme. E, cosa non da poco, dà spazio a schiere di giovani che vogliono far sentire la loro voce. Un esempio su tutti: Tortuga, think tank in prevalenza di studenti capaci e volenterosi. Diciamo spesso che i giovani sono sdraiati, ma solo perché siamo intellettualmente pigri.

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Econopoly, come tutte le testate serie, è cocciuta, pesta duro. Scrive quello che pensa. E spesso dà fastidio a chi non vuole sentire un’opinione scomoda, perché basata sull’analisi seria e sui dati. Sulla forza delle idee costruttive. Non è un caso che il payoff di Econopoly sia “Numeri, idee, progetti per il futuro”. Noi contributori crediamo nelle parole di Adriano Olivetti che nel 1959 scriveva: “Ognuno di noi può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato, essa suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro l’acquiescenza, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza” (Il cammino della Comunità, in Città dell’Uomo, 1959, Edizioni di Comunità).

Come scrive nel suo sito in alto il Washington Post, “Democracy dies in darkness”. L’Italia ha bisogno come il pane di una stampa coraggiosa e documentata, prodromica al corretto funzionamento dei mercati e del sistema capitalistico. Ricordiamoci che senza gli anticorpi della stampa indipendente le imprese hanno solo da perdere. In alto i calici per Econopoly. Zum Wohl!

Twitter @beniapiccone