Sistemi locali del lavoro per frenare i nuovi focolai di Covid19: ecco come

scritto da il 01 Maggio 2020

In un’intervista al Corriere della Sera, Vittorio Colao – a capo della task force nominata dal premier Conte – ha affermato che qualora l’epidemia ripartisse, occorrerà intervenire “il più in fretta possibile, nella zona più piccola possibile”. In un precedente articolo avevamo rimarcato la necessità, secondo noi, di procedere a una riapertura graduale e prudenziale basata sui Sistemi Locali del Lavoro (SLL). Il governo ha optato per una Fase2 senza distinzioni territoriali; dalle parole di Colao sembra esserci un’apertura in questa direzione nel caso di future richiusure. Un’idea che condividiamo e che abbiamo sviluppato attorno al criterio basato sui SLL nel nostro report. Visto che la velocità di contagio del virus dipende molto dagli spostamenti e dai rapporti con altre persone, occorre identificare delle aree che possano ragionevolmente contenere la maggior parte della popolazione possibile. L’obiettivo è quello di divedere la popolazione in aree geografiche disconnesse, un network di tante piccole isole con limitate vie di comunicazione tra loro per prevenire la diffusione del virus, come proposto da alcuni ricercatori. Proprio per questo motivo i confini regionali (o provinciali), frutto di ripartizioni storiche e amministrative, non rispondo a tale necessità. I Sistemi Locali del Lavoro invece, sono costruiti partendo proprio da questo presupposto.

Dopo quasi due mesi di lockdown, la gestione del processo di riapertura rende urgente trovare soluzioni di equilibrio fra la necessità di tutelare la salute pubblica e quella di minimizzare le conseguenze economiche della pandemia. La nostra proposta si può inserire in un piano organico per la riapertura che preveda altre disposizioni complementari tramite un semplice messaggio: qualsiasi decisione presa in merito alla riapertura è compatibile con la  suddivisione geografica del territorio nazionale in Sistemi Locali del Lavoro (SLL), gruppi di comuni all’interno delle regioni identificati da Istat in base a informazioni statistiche sulla mobilità dei lavoratori nel tragitto casa-lavoro. La proposta è la seguente: autorizzare il ritorno al lavoro solo ai soggetti che lavorano nello stesso SLL in cui risiedono (per costruzione circa il 75%), così da permettere a buona parte di coloro che sono attualmente fermi di tornare operativi, pur mantenendo una stretta compartimentazione geografica degli spostamenti sul territorio nazionale.

Suddivisione in SLL con evidenziati i SLL inter-regionali

I vantaggi dei SLL

I vantaggi dei SLL rispetto a una gestione basata su criteri ad-hoc (pensiamo a come sono stati individuate le prime zone rosse in Lombardia e Veneto) o criteri amministrativi (come le province) sono molteplici:

1) I SLL funzionano meglio delle regioni perché offrono la possibilità di procedere con gradualità nel percorso di riapertura (si può circolare solo dentro i rispettivi SLL di residenza, ma non fuori), mantenendo al contempo un tasso di ripresa molto alto delle attività produttive.

2) Nessuno vuole un secondo lockdown, ma se dovesse essercene il bisogno gli SLL sono uno strumento naturale per individuare tempestivamente nuove “zone rosse” essendo una buona approssimazione della più probabile area di contagio, evitando ritardi o confusione. Come sottolineato da Colao, la tempestività dell’intervento sarà la variabile chiave per contenere un nuovo contagio.

3) Il criterio offre facilità e velocità di implementazione: la ripartizione geografica è già disponibile grazie ai dati Istat e sarebbe sufficiente comunicare a ogni cittadino la lista di comuni raggiungibili da quello di residenza. In più, questa proposta è facilmente combinabile con altri criteri, come quello demografico o dei codici ATECO

Cosa ci dicono i dati sulla mortalità

Ci sono interazioni tra la ripartizione geografica in SLL e la diffusione del virus? Sulla base dei più recenti dati Istat sulla mortalità, in alcuni SLL emergono forti deviazioni del tasso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti, che possono essere ricondotte con ragionevole certezza all’impatto del coronavirus. Nel caso del SLL di Bergamo ad esempio, la deviazione rispetto ai 5 anni precedenti è tale che il numero dei morti registrati al 1 aprile è quasi triplicato.

Figura 2

Mortalità cumulativa, andamento annuale

Sovrapponendo i SLL alla mappa della mortalità relativa a livello comunale, dunque, possiamo avere un’idea di come la mobilità lavorativa interagisca con il contagio. A prima vista, la mappa pare indicare che i dati sulla mortalità seguano la logica dei sistemi locali del lavoro, con valori comunali molto simili all’interno dei vari SLL. In realtà, da una successiva analisi che aggrega gruppi di comuni sulla base della sola distanza geografica, possiamo concludere che ciò sia dovuto per lo più a un mero effetto di prossimità geografica. Utilizzare i SLL come criterio per la riapertura non aumenta quindi il rischio di contagio per motivi legati alla mobilità lavorativa e riduce la diffusione del virus rispetto ad aree più ampie.

Suddivisioni territoriali a confronto: SLL vs. prossimità geografica

Suddivisioni territoriali a confronto: SLL vs. prossimità geografica

Criticità del criterio SLL e possibili risposte

Rimangono dei punti che occorre chiarire. Innanzitutto, una riapertura a macchia di leopardo di SLL selezionati potrebbe compromettere alcune filiere produttive. I danni non deriverebbero tuttavia dal criterio SLL in sé, quanto da una implementazione asincrona del processo di riapertura, problema che sussiste anche in caso di riapertura per regioni e che va affrontato individuando il grado di centralità delle diverse catene del valore e garantendo a quelle indispensabili di operare senza restrizioni (come fatto abbastanza grossolanamente con i settori ATECO). Per quanto riguarda invece le grandi città, se, da un lato, i SLL costruiti attorno ai centri urbani più grandi presentano una densità abitativa elevata e potrebbero quindi costituire zone di rischio maggiore nel processo di riapertura, dall’altro lato i dati mostrano che essi tendono ad avere anche un’alta frazione della popolazione occupata nelle fasce del settore terziario che meglio si adattano a soluzioni come lo smart-working. Settori come i servizi finanziari e altre attività professionali spesso non necessitano né una presenza fisica del lavoratore, né contatto diretto (i.e. di prossimità fisica) con il cliente. Proprio questo tipo di servizi tende a essere maggiormente presente nelle zone a più alta densità abitativa.

Percentuale occupati in attività svolgibili da remoto e densità abitativa nei SLL

Percentuale occupati in attività svolgibili da remoto e densità abitativa nei SLL

Riaprire pensando al futuro

La riapertura delle attività produttive rappresenta un momento delicato che porta con sé molti rischi. Per gestire in modo ottimale la riaccensione della macchina produttiva nazionale in una situazione tanto straordinaria, servono strumenti nuovi, che si spingano al di là della burocrazia dei codici, che seguano strade diverse e che siano basati su misure alternative, come ad esempio, nel caso dei SLL, sulla mobilità. Un criterio prudenziale, implementabile e che può interfacciarsi con ulteriori misure decise dal Governo (come i codici Ateco o limiti anagrafici). Per una discussione più approfondita dell’utilizzo dei SLL nella Fase 2, rimandiamo al nostro report.

Twitter @Tortugaecon