Moneta digitale e intermediazione: per le banche un futuro in bilico

scritto da il 19 Novembre 2020

L’autore di questo articolo è Ugo Panizza, professore di economia internazionale e direttore del centro internazionale per gli studi monetari e bancari del Graduate Institute of International and Development Studies di Ginevra nonché vice presidente del CEPR e fellow della Fondazione Einaudi –

Nelle economie avanzate, le banconote sono una piccola parte della massa monetaria. Prendendo in considerazione uno degli aggregati monetari più ristretti, quello che normalmente viene chiamato M1, lo stock di moneta in circolazione nell’area euro si avvicina ai diecimila miliardi: 1.300 miliardi di banconote e monete, 1.900 miliardi di depositi delle banche presso la Banca Centrale Europea e 6.800 miliardi (quasi il 70% del totale) di depositi in conto corrente presso le banche commerciali della zona euro.

La maggior parte della moneta è creata dalle banche commerciali.

Come viene creata questa moneta privata? Nel classico esempio dei manuali di economia, Tizio deposita 1000 euro nella sua banca, la banca presta 800 euro a Caio che li usa per acquistare qualcosa da Sempronio. Quando Sempronio deposita gli 800 euro nella sua banca (che può essere quella di Caio, oppure un’altra), M1 aumenta di 800 euro. A questo punto, la banca di Sempronio può prestare 640 euro a Pinco. Se Pinco usa questi soldi per pagare Pallino, Pallino deposita i soldi nella sua banca, e la banca li presta ad un altro cliente, la creazione di moneta continua. Se tutte le banche prestano il 20% dei depositi, un deposito iniziale di 1000 euro porterà ad un incremento totale dei depositi pari a 5,000 euro. In questo esempio, le banche commerciali creano 4000 euro di moneta.

Come ben spiegato da Pierpaolo Benigno, l’introduzione della moneta digitale della banca centrale permetterebbe a tutti i cittadini di avere depositi presso la banca centrale (cosa che le banche commerciale già possono fare) in concorrenza con i depositi bancari. Dato che la concorrenza è normalmente una buona idea per i consumatori (consiglio a tutti di leggere “The Great Reversal” di Thomas Philippon), la moneta digitale emessa della banca centrale potrebbe portare benefici a famiglie e imprese. Esistono anche altri possibili effetti positivi legati all’efficacia della politica monetaria discussi nell’articolo di Benigno.

Un problema da studiare con attenzione è l’effetto dell’introduzione di una tale moneta sull’intermediazione finanziaria.

Grazie alla loro abilità di trasformare depositi a vista in prestiti illiquidi, le banche hanno un ruolo fondamentale nelle economie di mercato. Questa trasformazione di liquidità può essere fonte di instabilità finanziaria (infatti le banche sono sottoposte a supervisione e i depositi sono garantiti dallo stato, almeno fino a un certo ammontare), ma è anche un’attività importante che permette di riconciliare le esigenze dei risparmiatori con quelle degli imprenditori e delle famiglie che vogliono finanziare l’acquisto di un bene durevole o di una casa. È per questo ruolo di allocazione delle risorse finanziarie che Joseph Schumpeter ha definito il banchiere come l’eforo dell’economia di mercato.

Studi teorici sulle asimmetrie informative evidenziano come ragione di esistenza delle banche il loro vantaggio comparato nella produzione e raccolta di informazioni sui clienti con cui hanno un rapporto di lungo periodo. Gestendo i depositi e i pagamenti delle imprese e delle famiglie, le banche possono raccogliere informazioni riservate sui loro clienti ed è anche grazie a queste informazioni che le banche possono di valutare il rischio creditizio dei loro clienti e, quindi, fare prestiti. Parte di questo vantaggio informativo verrebbe meno se molti clienti spostassero i propri depositi in un conto presso la banca centrale.

In questo caso, occorrerebbe allora pensare a nuove forme di intermediazione finanziaria e nuovi metodi alternativi per risolvere il problema delle asimmetrie informative. L’avvento di big data e fin-tech potrebbe sostituire il tradizionale ruolo delle banche.

Un altro problema, anche questo già messo in evidenza da Pierpaolo Benigno, riguarda il ruolo della banca centrale nell’intermediazione finanziaria. Negli anni novanta, molti paesi (tra i quali l’Italia) hanno privatizzato le proprie banche. Una forte espansione del bilancio della banca centrale potrebbe andare nella direzione opposta e dare allo stato un ruolo chiave nell’allocazione dei risparmi. Questa non è necessariamente una cosa negativa (le banche private non hanno sempre fatto un buon lavoro), ma è un elemento da tenere in considerazione. A livello europeo le cose sono ancora più complicate. Chi deciderà come allocare le risorse? La banca centrale europea? Le banche centrali nazionali?

Twitter: @upanizza